CULTURA  
domenica 19 marzo 2000, S. Giuseppe  
   
MOSTRE. Prima a Vienna e poi a Zurigo

Cézanne, arte in-finita.

Alessandro Dell'Aira

     
     



UNO DEI PROSSIMI FINE SETTIMANA vale la pena di fare un salto a Vienna per andare a vedere Cézanne. Viaggio a parte, cinquanta minuti e centoquarantasette pezzi per scivolare nella sua arte come in autostrada, finché non si perde il senso del tempo e non si cade nell'ossessione del motivo posseduto nella mente ma non sulla tela. E qui sta il punto, anzi lo spunto della mostra di Vienna, che chiude il 25 aprile, poi va al Kunsthaus di Zurigo e ci resta fino al 30 luglio.






Cézanne rinunciava all'abbozzo anche avanzato quando capiva che non avrebbe mai "realizzato" il motivo. Così diceva: devo realizzare il motivo, altrimenti non vale la pena. C'è chi lo ha visto accanirsi per un mese su un'opera che ogni volta sembrava finita e non finiva mai. Una come le altre lasciate al loro destino, poi acquisite in tutto il mondo con entusiasmo e tanti vagoni di dollari da gallerie e collezionisti. Sicché tra oli, acquerelli e disegni, grazie a un'idea di Klaus Albrecht Schröder e al sostegno del chairman di Bank Austria Gerhard Randa, l'uno direttore, l'altro presidente del Kunstforum di Vienna, si è messo insieme un percorso eccezionale.
Paul Cézanne, classe 1839, di una famiglia agiata di Aix-en-Provence, andò a studiare pittura a Parigi. Rientrato a casa si impiegò nella banca del padre e ne uscì quasi subito per rifugiarsi nella capitale, dove restò per un po' e alla fine tornò sui suoi passi. Rinunciò agli affari e si immerse nel suo mondo, in trincea tra il vecchio e il nuovo, alla ricerca di equilibri impossibili fra tratto e colore. Gli ambienti ufficiali lo rifiutavano, si sentiva in guerra con tutti e non gli riuscì di sfondare neppure alle tre mostre storiche degli impressionisti.
Nel 1886 sposò Hortense Fiquet, sua modella e compagna. Si erano conosciuti a Parigi quando lei aveva diciannove anni. Un amore intuito con la mente e inseguito da Cézanne nella forma di un angelo muto, prima lucente e contemplativo, poi negli anni pensoso e tranquillo, infine posato, le rughe incipienti e i capelli ora raccolti ora sciolti. Paul non amava più Hortense come una volta e la trasformò in madame Cézanne per il bene del loro figlio Paul. Un altro modo, banale ma eroico, di conciliare l'impossibile. Così, in un trittico familiare, l'artista ritrasse il motivo del momento: Hortense, Paul junior e Paul senior, ognuno per conto suo. Giunto a se stesso, però, più si ritraeva e meno gli piaceva il risultato. Lo disturbava qualcosa, ed era la sua aria grave sotto un accessorio d'obbligo, il motivo nel motivo: il chapeau melon, la bombetta di rito acquistata prima di coronare (ironia degli oggetti) il sogno d'amore. Fresco di nozze, attempato, stempiato sotto l'elmetto da cerimonia, si contemplava nello specchio da parete e poi nella tela che aveva davanti. Posava gli occhi ora sull'uno ora sull'altra e faticava a riconoscersi. Si interrogava con lo sguardo vivo, fissava il suo doppio sguardo riflesso e si accettava sempre di meno. E allora via, giù la tela dal cavalletto: la poggiò a terra contro la parete davanti a sé, a portata di vista, e andò a sceglierne una delle nuove, già pronte. Il tempo passava, la luce cambiava, sfilarono giorni su giorni e un'intera tavolozza di luci nell'atelier, finché monsieur Paul non si sentì libero e rigirò contro le pareti lo specchio e il ritratto abbandonato. Ogni tanto, per scuotersi, a mano aperta, mollava una botta mielosa sul chapeau melon, inarcava un sopracciglio, serrava le labbra in una smorfia amara e torceva gli occhi su qualcosa che non era un motivo ma poteva diventarlo: una bottiglia, un portacandele, un libro con frasi e figure sempre uguali, e dentro la testa, sotto la bombetta, precarie armonie di colori, e a mezz'aria una mano alle prese con la barba sale e pepe che gli copriva il mento da banchiere, che resisteva al passare degli anni e del pennello.






passa col mouse da un autoritratto all'altro


L'autoritratto non finito, della Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, riempie le locandine della mostra e la copertina del catalogo di Vienna. L'autoritratto finito appartiene a un privato che il testo non nomina. Vi si legge la vita di un artista, la storia di un'arte che cambia pelle, la ragione di un percorso. Al confronto, una famosa foto del 1904 di Emile Bernard, che ritrae Cézanne seduto nella stessa posa del Giardiniere Vallier davanti alla tela finita dei Grandi Bagnanti, è un identikit.







Cézanne. Vollendet - Unvollendet.
Vienna, Kunstforum, 20 gennaio- 25 aprile 2000.
Zurigo, Kunsthaus, 5 maggio - 30 luglio 2000.