IL LIBRO / 2
Provare vergogna
atto di coraggio
di Alessandro Dell'Aira
José Luis de Juan, di Palma di Maiorca,
quarantaquattro anni, è una voce potente e
singolare della letteratura spagnola
contemporanea.
Ha iniziato da nipotino di Hemingway, con un
racconto marino scritto nell'adolescenza e una
canoa fatta in casa per esplorare il corpo
segreto della sua isola. Venti anni di silenzio e
poi "Il caffè di Verona", da cui parte
un'avventura italiana che trionfa nell'"Apicultor
de Bonaparte", elogio dell'arnia e di una
lucida, giacobina follia.
Negli ultimi tempi un romanzo ogni anno, con l'ansia
dello scrittore che ama la verità e la cerca
nella parola equilibrata e sonante, pieno di
vergogna per il suo lungo silenzio. Un sentimento
che rischia di essere la molla poderosa e sottile
dell'ispirazione, poiché tra l'uno e l'altro dei
suoi romanzi è uscito un saggio singolare:
"Incitamento alla vergogna".
"Provare vergogna", secondo José Luis
de Juan "è una manifestazione dello spirito,
è esercitare il libero arbitrio, un atto morale
che oscilla tra l'innocenza e la colpa. Non è il
pentimento cristiano, né l'autocritica comunista,
non è l'indignazione collettiva. E' la difesa
gelosa di un'intimità minacciata, la certezza di
aver commesso qualcosa di poco onorevole e la
testimonianza di un certo tipo di decenza".
Chi è stato educato al senso del ridicolo e del
pudore non può che provare imbarazzo di fronte
al franare di alcune piccole certezze quotidiane:
la discrezione, l'eleganza, la riservatezza.
Negli abissi della memoria, la vergogna brucia
come la carezza di una medusa.
Per Pascal era l'ombra delle anime belle. Per San
Bernardo, una torcia dell'anima. Per Confucio, lo
zenit dell'animale politico. Per José Luis de
Juan, un'emozione sociale tra le più importanti,
ma l'autore lo dice con un certo pudore e
attribuisce la sua intuizione a Durkheim. Poi
cerca la vergogna nel libro del Genesi e ve la
trova dopo la Caduta, in una vertigine di
libertà che genera il libero arbitrio. Sulle
orme di Chomsky, chiarisce le accezioni e le
sfumature del termine nelle lingue moderne, ne
indaga la relazione con l'etica e con la politica
nell'esercizio della menzogna, della gestualità,
della disinvoltura, della fuga dal mondo. Il
massimo della provocazione sta nell'analisi di un
capitolo del "De l'amour" di Stendhal,
dove si afferma come il primo ingrediente che
rende appetibile il sesso sia il pudore, vale a
dire la vergogna del corpo segreto.
José Luis de Juan analizza abilmente il
masochismo epistolare di Stendhal, che implora l'affetto
di una bolognese impossibile, riceve un pugno
figurato nello stomaco, si erotizza e torna alla
carica per soffrire ed amare di più. La sua
bella però non intendeva irretirlo: voleva solo
capitalizzare il pudore e accumulare vergogna per
un amante futuro. Un paradosso degno di un antico
sofista.
La vergogna, come il riso di Bergson, sferza i
costumi e ci forza ad apparire come dovremmo
essere. Si manifesta con il rossore e talvolta
con gli sbalzi di pressione, che denunciano un'emozione
dell'intelligenza. Una breve comparsa del cuore,
conclude José Luis de Juan, sulla scena consunta
della farsa.
José Luis de Juan, Incitación
a la vergüenza. Seix
Barral, Barcellona, 1999.
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