CULTURA  
sabato 22 aprile 2000, S. Leonida  
   
IL LIBRO / Un best seller di Jeremy Rifkin

Nell'era della New Economy


di
Alessandro Dell'Aira
http://www.povo.it





«L'ERA DELL'ACCESSO» è il best seller di Jeremy Rifkin sulla rivoluzione della New Economy, uscito in Italia per Mondadori nella traduzione di Paolo Canton. Prefigura un futuro fatto di porte chiuse a chiave, di password contro carte di credito, di morte della coscienza storica, di una nuova coscienza terapeutica, di proprietà senza mercato, menti senza braccia, know-how al posto dei beni, reti di relazioni, accessi e connessioni a pagamento. Parla di tutto tranne che della scuola. La scuola però esiste, anzi c'è ed è pubblica e privata, non come la mamma che è sempre una e privata. La scuola è come la verità, nel senso che ce n'è almeno due tra le pubbliche, e di private qualche miliardo, per quanti uomini e quante donne ci siano al mondo, con esperienza, conoscenze, competenze e capacità.
Le due scuole pubbliche di base degli uomini e delle donne di oggi sono la scuola-scuola e la scuola-strada. La famiglia è una scuola privata. Poi c'è il mercato e c'è pure il lavoro, ma forse è tardi perché secondo Rifkin, che non ha tutti i torti, il mercato e il lavoro come noi li intendiamo sono in agonia. La rete invece è in ascesa ed è già una scuola. Pubblica. Con la spazzatura, i rischi e la trasparenza del pubblico. Con la coscienza civile a fare da argine alla stupidità e alla violenza. Con la scuola-scuola che si collega al web e diventa client, e nel web può restare client in eterno o fare da server ad altri con la sua pagina web, o diventare il provider della sua utenza.
Nella New Economy il provveditore agli studi, dove c'è, amministra la proprietà della scuola-scuola e la cede in uso, personale compreso, a chi vi accede mediante una tassa. Resta la dipendenza funzionale dall'ente pubblico fornitore di studi, mentre la scuola-scuola risponde direttamente all'utenza della qualità degli studi, organizzati per conto dell'ente pubblico il quale si impegna a riconoscere autonomia alla scuola-scuola. Si dice che l'utenza pretenda la qualità del risultato. A nostro avviso l'utenza esige la qualità degli studi allo stesso modo con cui esige qualità dalla centrale del latte. Quando sarà chiaro a tutti che la qualità degli studi è un sintomo di buona salute della scuola-scuola ma non determina il buon rendimento degli studenti, così come la buona qualità del latte aziendale non determina la buona salute dei consumatori, avremo risolto il problema della New School nella New Economy. L'accesso di per sé non dà sapere. La qualità del latte non ha mai garantito la salute, neppure in campagna. Tutela la salute ma non la garantisce. Anche la scuola-scuola di qualità non garantisce i saperi. Li promuove e li organizza, li segue e li valuta ma non li garantisce.
Ci siamo bevuti «L'era dell'accesso» di Jeremy Rifkin come un tazzone di latte di malga. Economia, mercati, monopoli, lavoro, relazioni, modi di vita, cultura vecchia e nuova. Di scuola niente, neppure il retrogusto dell'accesso. Due conclusioni se ne traggono: o che la scuola-scuola, anche hi-tech, è già morta, o che è talmente fuori degli interessi dell'autore da avere qualche speranza di sopravvivergli. Mentre è certo che esista, visto che Jeremy Rifkin, diversamente da Luther Blisset, ha carne e ossa e dunque di scuole-scuole ne ha avuta una o più d'una. Come i suoi figli, alle cui pagelle Jeremy Rifkin, ci scommettiamo, accede attraverso la rete quando i ragazzi sono a letto.



Jeremy Rifkin, L'era dell'accesso. Traduzione di Paolo Canton. Mondadori, Milano, 2000. 405 pagine, lire 35.000.