CULTURA
giovedì 4 maggio 2000, S. Silvano
   
ARTE, LEGGE E COMMERCIO

L'odissea
della phiale d'oro



Alessandro Dell'Aira



 



VENERDÌ 5 MAGGIO, A PALERMO, grazie a un'idea della rivista d'arte «Kalós», un tesoro di eccezionale valore tornerà per un giorno a far discutere e a farsi ammirare. Si tratta di un piatto d'oro ellenistico a forma di coppa bassa, una phiale tornata alla luce per caso anni fa a Caltavuturo in un cantiere aperto dall'Enel per la posa di alcuni piloni. Sarà esposta solo per un giorno perché è ancora affidata ai carabinieri che l'hanno riportata in Italia dagli Usa, dove era detenuta illegalmente da alcuni privati. La storia, conclusasi bene per noi dopo una sentenza a favore del rimpatrio emessa a New York nel luglio scorso, merita di essere raccontata.
Un collezionista siciliano di monete antiche, Enzo Cammarata, entra in possesso della phiale a un prezzo «di favore», trenta milioni di lire. La rivende a Robert Haber, uomo d'affari di New York, attraverso alcuni intermediari svizzeri. Nel 1992 un ex assicuratore e mercante d'arte di New York, Michael Steinhardt, si dice interessato al pezzo. Gli esperti del Metropolitan Museum, su richiesta del futuro acquirente, lo dichiarano autentico: il museo possiede un coppa molto simile.




Steinhardt acquista la phiale da Haber pagandola un milione e duecentomila dollari. Nel 1995, per richiesta del magistrato italiano Aldo De Negri, sostituto procuratore di Termini Imerese in provincia di Palermo, le autorità Usa aprono le indagini sulle bolle doganali e due anni dopo sequestrano il pezzo a Michael Steinhardt perché le bolle risultano contraffatte. Il reperto, in altre parole, è di provenienza svizzera ma è stato trovato in Sicilia e dunque è tutelato come tesoro archeologico inalienabile dalla legge italiana e da alcune convenzioni internazionali ratificate dall'Italia. Il sostituto De Negri chiede agli Usa la restituzione della phiale e la ottiene, dopo una lunga schermaglia legale che ha impegnato due Paesi e due modi di intendere le opere d'arte, come beni alienabili e merce di libero scambio, o come patrimonio dell'umanità sottoposto a un severo controllo territoriale.





La rivista d'arte «Kalós» di Palermo ha avuto un ruolo importante in questa vicenda: nel numero di gennaio del 1998 è riuscita a dimostrare la provenienza del pezzo e ha seguito direttamente la vicenda inviando negli Usa una redattrice. La corte americana ha giudicato irrilevante il fatto che Steinhardt, a suo dire, fosse all'oscuro della contraffazione delle bolle doganali. Alcuni membri della corte hanno rilevato l'artificio del passaggio dall'Italia in Svizzera via Lugano, e nello stesso tempo la semplicità delle procedure di ingresso negli Usa. Aldo De Negri, sostituto procuratore di Termini Imerese, ai sensi della legge italiana ha ora messo Haber e Steinhardt sotto inchiesta per ricettazione insieme con Enzo Cammarata, il collezionista siciliano.
Morale: le vie del commercio di opere d'arte sono strette e larghe e certi mercanti, ma non solo loro, sembrano conoscerle quasi tutte. Di questo si discuterà venerdì prossimo a Palermo, con il patrocinio della Regione Sicilia. La coppa d'oro trovata e ritrovata, la phiale del quarto secolo avanti Cristo, sarà visibile a tutti per un giorno, nell'attesa che la legge faccia il suo corso.













































ne hanno parlato    

   
   
     
   
notiziario settembre 1999    
     
   
   
lunedì 8 maggio 2000