ARTE, LEGGE E COMMERCIO
L'odissea
della phiale d'oro
Alessandro
Dell'Aira
VENERDÌ 5
MAGGIO, A PALERMO, grazie a un'idea della rivista
d'arte «Kalós», un tesoro di eccezionale
valore tornerà per un giorno a far discutere e a
farsi ammirare. Si tratta di un piatto d'oro
ellenistico a forma di coppa bassa, una phiale
tornata alla luce per caso anni fa a Caltavuturo
in un cantiere aperto dall'Enel per la posa di
alcuni piloni. Sarà esposta solo per un giorno
perché è ancora affidata ai carabinieri che l'hanno
riportata in Italia dagli Usa, dove era detenuta
illegalmente da alcuni privati. La storia,
conclusasi bene per noi dopo una sentenza a
favore del rimpatrio emessa a New York nel luglio
scorso, merita di essere raccontata.
Un collezionista siciliano di monete antiche,
Enzo Cammarata, entra in possesso della phiale a
un prezzo «di favore», trenta milioni di lire.
La rivende a Robert Haber, uomo d'affari di New
York, attraverso alcuni intermediari svizzeri.
Nel 1992 un ex assicuratore e mercante d'arte di
New York, Michael Steinhardt, si dice interessato
al pezzo. Gli esperti del Metropolitan Museum, su
richiesta del futuro acquirente, lo dichiarano
autentico: il museo possiede un coppa molto
simile.
Steinhardt acquista la phiale da Haber pagandola
un milione e duecentomila dollari. Nel 1995, per
richiesta del magistrato italiano Aldo De Negri,
sostituto procuratore di Termini Imerese in
provincia di Palermo, le autorità Usa aprono le
indagini sulle bolle doganali e due anni dopo
sequestrano il pezzo a Michael Steinhardt perché
le bolle risultano contraffatte. Il reperto, in
altre parole, è di provenienza svizzera ma è
stato trovato in Sicilia e dunque è tutelato
come tesoro archeologico inalienabile dalla legge
italiana e da alcune convenzioni internazionali
ratificate dall'Italia. Il sostituto De Negri
chiede agli Usa la restituzione della phiale e la
ottiene, dopo una lunga schermaglia legale che ha
impegnato due Paesi e due modi di intendere le
opere d'arte, come beni alienabili e merce di
libero scambio, o come patrimonio dell'umanità
sottoposto a un severo controllo territoriale.
La rivista d'arte «Kalós» di Palermo ha avuto
un ruolo importante in questa vicenda: nel numero
di gennaio del 1998 è riuscita a dimostrare la
provenienza del pezzo e ha seguito direttamente
la vicenda inviando negli Usa una redattrice. La
corte americana ha giudicato irrilevante il fatto
che Steinhardt, a suo dire, fosse all'oscuro
della contraffazione delle bolle doganali. Alcuni
membri della corte hanno rilevato l'artificio del
passaggio dall'Italia in Svizzera via Lugano, e
nello stesso tempo la semplicità delle procedure
di ingresso negli Usa. Aldo De Negri, sostituto
procuratore di Termini Imerese, ai sensi della
legge italiana ha ora messo Haber e Steinhardt
sotto inchiesta per ricettazione insieme con Enzo
Cammarata, il collezionista siciliano.
Morale: le vie del commercio di opere d'arte sono
strette e larghe e certi mercanti, ma non solo
loro, sembrano conoscerle quasi tutte. Di questo
si discuterà venerdì prossimo a Palermo, con il
patrocinio della Regione Sicilia. La coppa d'oro
trovata e ritrovata, la phiale del quarto secolo
avanti Cristo, sarà visibile a tutti per un
giorno, nell'attesa che la legge faccia il suo
corso.
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