TRENTO. La scuola dopo l'accordo
sul contratto provinciale
Ma negli altri paesi d'Europa
il merito individuale vale di più
Alessandro Dell'Aira
GLI INSEGNANTI
ITALIANI stanno meglio o peggio dei colleghi
europei? La Biblioteca di Documentazione
Pedagogica di Firenze ha elaborato un quadro
aggiornato al '98, utile per capire come mai il
nuovo ministro, Tullio De Mauro, insiste nel
chiedere un adeguamento ai livelli europei,
retributivo e delle condizioni di servizio.
In Francia esistono sei
categorie: professori di scuola materna e
primaria, e nella secondaria tre categorie di
professori abilitati. Altre due categorie si
collocano al top della scala: si tratta di
personale che ha superato il concorso di
aggregazione al livello superiore, con orari
ridotti e indici retributivi più alti. Lo status
è migliorato nel 1989, con accelerazione
graduale della carriera e incremento delle
indennità in relazione ai carichi di lavoro e al
disagio della sede. Tutte le categorie tranne la
prima hanno due gradi con più livelli, cui
corrisponde uno stipendio diverso. La promozione
di livello è per merito o per anzianità. La
prima forma, più agevole, consente di guadagnare
dieci anni rispetto alla seconda (20 anni
anziché 30 di servizio per l'ultimo livello).
Nell'istruzione di secondo grado l'avanzamento è
determinato per il 40 per cento dalle note di
merito del capo di istituto e per il 60 dalle
note degli ispettori. Vi sono canali privilegiati
di avanzamento in base a titoli e concorsi
interni. La retribuzione di base varia con il
variare del livello ed è integrata da indennità,
rimborsi e premi di varia natura.
In Germania i livelli
retributivi sono quattordici sulla carta ma di
fatto dodici perché i primi due corrispondono
alla formazione e nel caso degli uomini al
servizio militare. Nel 1997 una legge federale
sul pubblico impiego ha stabilito che anche gli
insegnanti fanno carriera in base al rendimento.
I livelli di carriera sono quattro: inferiore,
medio, superiore e senior. Quasi tutti gli
insegnanti pubblici sono inquadrati nel superiore,
meno quelli dei Gymnasien e delle scuole
professionali che appartengono al senior. La
retribuzione è costituita, come in Francia e un
po' dappertutto, dalla retribuzione base e da
varie indennità. Il massimo dello stipendio si
raggiunge con un minimo di 18 e un massimo di 22
anni di anzianità di servizio.
In Inghiltera e nel Galles la
promozione è a domanda se si possiede una certa
anzianità di servizio. La valutazione
biennale e dipende dall'autorità educativa,
controllata dagli organi di governo della scuola.
Il primo e il secondo anno di insegnamento sono
valutati da un tutor nominato dal capo di
istituto. Gli stipendi sono stabiliti dalle
singole scuole entro i parametri fissati nel 1996
e gradatamente aggiornati. Esiste una scala
comune con 17 gradi retributivi, il più alto dei
quali per gli insegnanti è 9, con incrementi
anche di un punto a discrezione del capo di
istituto, il quale è tenuto a motivare le sue
decisioni.
In Spagna la progressione
avviene per capacità, merito e anzianità, oltre
che a domanda. Il massimo grado è di
catédratico, con i prerequisiti di 8 anni di
anzianità, della specializzazione e del
superamento di un concorso per titoli ed esami.
Da qualche anno le università associano ai
propri docenti i migliori insegnanti di scuola
secondaria in base a convenzioni autonome
stipulate con il Ministero dell'Educazione. Le
funzioni di governo della scuola, che in Italia
si chiamano "funzioni obiettivo",
concorrono a determinare la retribuzione insieme
con titoli accumulati attraverso la formazione
permanente.
Il quadro che ne risulta è di una maggiore
retribuzione garantita ai meriti individuali e
alla qualità del servizio prestato. Da nessuna
parte si parla di quiz, quasi dovunque sono le
scuole a stabilire, almeno in parte, chi lavora
più e meglio degli altri. Al capo di istituto à
affidato il compito di garantire i meccanismi e
le procedure di questo riconoscimento. Il capo di
istituto, a sua volta, risponde pubblicamente
delle scelte che fa. La questione più delicata,
e sempre sottintesa nel nostro sistema scolastico,
è se gli va dato o no un certo margine di
discrezionalità nella scelta. La risposta è
scritta nel vento: fuori di metafora, essa
dipende dal rischio che i capi di istituto sono
disposti ad affrontare quando saranno chiamati a
rispondere della qualità degli studi offerti
dalla scuola che dirigono.
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