CULTURA  
giovedì 20 luglio 2000, S. Elia  
   
Colombia, leggenda di Guatavita
e la drammatica storia d'amore
di una principessa-serpente
DIARIO DI VIAGGIO / 2

di Alessandro Dell'Aira





IL LAGO di Guatavita, non lontano da Bogotá verso nord-est, è famoso per la leggenda di El Dorado. È una leggenda che conoscono tutti, o meglio, quello che tutti credono di sapere è che El Dorado è il ricordo di qualcosa che c'è stato e non si trova più: la felicità, la ricchezza, la gioia, la serenità, un presente senza problemi, radioso, uguale al futuro e al passato, senza marziani né conquistadoresgringos. Senza dolori, senza colpe. Con l'oro che ancora non era il sudore del Sole e l'argento che ancora non era il pianto della Luna. L'oro era oro e valeva più degli altri metalli perché non si corrompeva. Gli smeraldi erano preziosi e valevano più delle altre pietre perché una dea li aveva partoriti sulla soglia dell'Alba.
Il primo cacicco e la prima principessa di Guatavita appartenevano al popolo dei Muiscas e conoscevano la felicità senza tempo sulle rive di un lago senza fondo. Fu detto El Dorado ogni successore del primo cacicco di Guatavita. Dei cacicchi successori, nessuno fu felice quanto il primo.


   

  Tutti gli anni, nel corso di una cerimonia, El Dorado saliva su una zattera con il corpo cosparso di grasso e polvere d'oro.

 
   
   

  Si tuffava nelle acque del lago senza fondo e aspettava nuotando che l'oro si dissolvesse, mentre i sacerdoti, in piedi sulla zattera, attingevano smeraldi dalle ciotole e li gettavano in acqua per ingraziarsi il serpente di Guatavita.

 
   


Un tempo lontano il serpente non era un animale, ma una principessa. Era la moglie del primo cacicco di Guatavita. Il cacicco e la principessa si amavano profondamente. Lei era molto gelosa di lui. Il cacicco, per il ruolo che ricopriva, doveva amare altre donne nel corso di alcuni riti, e bere pozioni che lo coinvolgevano molto. Un giorno la principessa, stanca di essere trascurata, si diede a un guerriero che aveva preso a farle la corte, e se ne innamorò. Anche il guerriero si innamorò di lei. Il cacicco lo venne a sapere, si appostò, scoprì gli amanti, non disse nulla a nessuno, fece uccidere il rivale in un'imboscata e lo mutilò di parti del corpo che poi imbandì alla principessa come selvaggina. Lei intuì la verità. Disperata, si diresse al lago con la figlioletta. Quando fu sulla riva si mutò in serpente e sparì nelle acque senza fondo. ll cacicco, pentito, cercò di richiamarla. Non ebbe risposta. Lei ormai dispensava grazie al suo popolo in cambio di offerte, secondo criteri di madre. Aveva scelto di restare serpente, e nell'acqua, per sempre.
I cronisti spagnoli, alcuni dei quali fecero a tempo ad assistere alle ultime cerimonie di Guatavita, raccolsero la leggenda dandole grande rilievo e traendone conclusioni ispirate alla cultura di cui erano portatori. È probabile, tuttavia, che riti aurei simili a quelli dei Muiscas fossero praticati da altri popoli della Nuova Granada, il viceregno spagnolo che comprendeva le aree oggi occupate da Colombia, Venezuela, Ecuador, Panama. Ed è anche probabile che ad attizzare negli spagnoli la smania di spingersi verso l'interno per trovare la laguna di El Dorado siano stati gli indios delle zone costiere della Colombia, di proposito, per sbarazzarsi dei nuovi venuti.
Oggi l'antico centro di Guatavita è sommerso da un bacino artificiale. Quando il livello delle acque cala, emerge ancora qualche antico rudere. Il nuovo villaggio e il nuovo lago hanno inquinato la leggenda. Il lago vero si trova in montagna, a qualche chilometro dal bacino artificiale, e si raggiunge a piedi percorrendo l'ultimo tratto del sentiero millenario. Sembra colmare un cratere vulcanico, ma molti pensano all'impatto di un meteorite. Il fondo fermo, coperto da uno spesso strato di melma, non è ancora stato raggiunto, nonostante quattro secoli e mezzo di tentativi e la ferita inferta al cratere per drenarlo.





Il luogo è sorvegliato a vista da custodi stanziali e da guardie private che cercano di tutelarlo dall'ottusità di chi strappa fiori e piante rare. Nel frattempo, in riva al falso lago, i bambini del nuovo villaggio rincorrono tutti i turisti che possono, Eldorado inestimabile per loro, e ai piedi del monumento moderno alla principessa-serpente, in cambio di una moneta, raccontano la storia del suo amore infelice con il guerriero ucciso e mutilato dal marito geloso.
La scritta alla base del monumento parteggia per la principessa. L'asse è mutato: non ci sono scuse per la ragion di stato del cacicco, la sua vendetta brutale e i suoi bagni espiatori da coccodrillo. In verità non è chiaro se il maschilismo della versione antica sia tutta farina del sacco dei cronisti spagnoli. È certo invece che le leggende e le storie dell'umanità, antiche e moderne, sono tutte espresse da un punto di vista. E che l'incombenza di celebrare i fatti, per lo più se l'accollano gli uomini. Cacicchi, guerrieri, cronisti, storici, filosofi e contastorie con le spalle girate al monumento.





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