Colombia, leggenda di
Guatavita
e la drammatica storia d'amore
di una principessa-serpente
DIARIO DI VIAGGIO / 2
di Alessandro Dell'Aira
IL LAGO di Guatavita, non lontano da Bogotá
verso nord-est, è famoso per la leggenda di El
Dorado. È una leggenda che conoscono tutti, o
meglio, quello che tutti credono di sapere è che
El Dorado è il ricordo di qualcosa che c'è
stato e non si trova più: la felicità, la
ricchezza, la gioia, la serenità, un presente
senza problemi, radioso, uguale al futuro e al
passato, senza marziani né conquistadores
né gringos. Senza dolori, senza colpe.
Con l'oro che ancora non era il sudore del Sole e
l'argento che ancora non era il pianto della Luna.
L'oro era oro e valeva più degli altri metalli
perché non si corrompeva. Gli smeraldi erano
preziosi e valevano più delle altre pietre
perché una dea li aveva partoriti sulla soglia
dell'Alba.
Il primo cacicco e la prima principessa di
Guatavita appartenevano al popolo dei Muiscas e
conoscevano la felicità senza tempo sulle rive
di un lago senza fondo. Fu detto El Dorado ogni
successore del primo cacicco di Guatavita. Dei
cacicchi successori, nessuno fu felice quanto il
primo.
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Tutti gli anni, nel
corso di una cerimonia, El Dorado
saliva su una zattera con il
corpo cosparso di grasso e
polvere d'oro.
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Si tuffava nelle
acque del lago senza fondo e
aspettava nuotando che l'oro si
dissolvesse, mentre i sacerdoti,
in piedi sulla zattera,
attingevano smeraldi dalle
ciotole e li gettavano in acqua
per ingraziarsi il serpente di
Guatavita.
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Un tempo lontano il serpente non era un animale,
ma una principessa. Era la moglie del primo
cacicco di Guatavita. Il cacicco e la principessa
si amavano profondamente. Lei era molto gelosa di
lui. Il cacicco, per il ruolo che ricopriva,
doveva amare altre donne nel corso di alcuni riti,
e bere pozioni che lo coinvolgevano molto. Un
giorno la principessa, stanca di essere
trascurata, si diede a un guerriero che aveva
preso a farle la corte, e se ne innamorò. Anche
il guerriero si innamorò di lei. Il cacicco lo
venne a sapere, si appostò, scoprì gli amanti,
non disse nulla a nessuno, fece uccidere il
rivale in un'imboscata e lo mutilò di parti del
corpo che poi imbandì alla principessa come
selvaggina. Lei intuì la verità. Disperata, si
diresse al lago con la figlioletta. Quando fu
sulla riva si mutò in serpente e sparì nelle
acque senza fondo. ll cacicco, pentito, cercò di
richiamarla. Non ebbe risposta. Lei ormai
dispensava grazie al suo popolo in cambio di
offerte, secondo criteri di madre. Aveva scelto
di restare serpente, e nell'acqua, per sempre.
I cronisti spagnoli, alcuni dei quali fecero a
tempo ad assistere alle ultime cerimonie di
Guatavita, raccolsero la leggenda dandole grande
rilievo e traendone conclusioni ispirate alla
cultura di cui erano portatori. È probabile,
tuttavia, che riti aurei simili a quelli dei
Muiscas fossero praticati da altri popoli della
Nuova Granada, il viceregno spagnolo che
comprendeva le aree oggi occupate da Colombia,
Venezuela, Ecuador, Panama. Ed è anche probabile
che ad attizzare negli spagnoli la smania di
spingersi verso l'interno per trovare la laguna
di El Dorado siano stati gli indios delle zone
costiere della Colombia, di proposito, per
sbarazzarsi dei nuovi venuti.
Oggi l'antico centro di Guatavita è sommerso da
un bacino artificiale. Quando il livello delle
acque cala, emerge ancora qualche antico rudere.
Il nuovo villaggio e il nuovo lago hanno
inquinato la leggenda. Il lago vero si trova in
montagna, a qualche chilometro dal bacino
artificiale, e si raggiunge a piedi percorrendo l'ultimo
tratto del sentiero millenario. Sembra colmare un
cratere vulcanico, ma molti pensano all'impatto
di un meteorite. Il fondo fermo, coperto da uno
spesso strato di melma, non è ancora stato
raggiunto, nonostante quattro secoli e mezzo di
tentativi e la ferita inferta al cratere per
drenarlo.
Il luogo è sorvegliato a vista da custodi
stanziali e da guardie private che cercano di
tutelarlo dall'ottusità di chi strappa fiori e
piante rare. Nel frattempo, in riva al falso lago,
i bambini del nuovo villaggio rincorrono tutti i
turisti che possono, Eldorado inestimabile per
loro, e ai piedi del monumento moderno alla
principessa-serpente, in cambio di una moneta,
raccontano la storia del suo amore infelice con
il guerriero ucciso e mutilato dal marito geloso.
La scritta alla base del monumento parteggia per
la principessa. L'asse è mutato: non ci sono
scuse per la ragion di stato del cacicco, la sua
vendetta brutale e i suoi bagni espiatori da
coccodrillo. In verità non è chiaro se il
maschilismo della versione antica sia tutta
farina del sacco dei cronisti spagnoli. È certo
invece che le leggende e le storie dell'umanità,
antiche e moderne, sono tutte espresse da un
punto di vista. E che l'incombenza di celebrare i
fatti, per lo più se l'accollano gli uomini.
Cacicchi, guerrieri, cronisti, storici, filosofi
e contastorie con le spalle girate al monumento.
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