LUZZATI, IL FARFALLONE
AMOROSO
Pastelli e collages di carta,
nel nome di Mozart
In mostra a Rovereto 25 lavori di uno dei grandi
protagonisti dell'illustrazione
di Alessandro Dell'Aira
UNO dei fiori all'occhiello di Emanuele Luzzati,
Lele per i bambini, i critici e gli amici, è il
contributo di illustrazioni dato a «Io e gli
altri», l'enciclopedia per le scuole medie che
negli anni Settanta fece scandalo. Altri due
fiori sono il manifesto e le scene per la
«Storia di tutte le Storie» di Gianni Rodari,
la volta che i magazzini del Comune di La Spezia
sfornarono robevecchie e gloriosi arredi di
scarto per mettere in scena una serie di fiabe,
in diretta e con i bambini.
Luzzati, come Saint-Exupéry, è maestro dei
maestri nel bandire l'assioma (dei grandi)
secondo cui ci sono cose per grandi e cose per
bambini. Così, da grande, ha rivisitato per i
piccoli il teatro, la letteratura, la musica: la
Gazza ladra, Cenerentola, il Flauto magico.
Poiché ragiona alla maniera degli uomini
semplici e complessi, si esprime con una gustosa
sobrietà di segni, parole e colori. Crede nel duende
di Garca Lorca, a quel non so che (lui però
sa benissimo cos'è), in altre parole alla magia
dell'arte e della vita, all'apparente leggerezza
del ballerino e dell'acrobata fatta di training e
fatica, all'arguzia sofferta di Pulcinella che
rende naturale ogni gesto e ogni guizzo di luce e
d'ingegno.
Letteratura, musica, pittura, ed ecco quel
farfallone amoroso di Luzzati a Rovereto,
Galleria Le Due Spine per il Festival
Internazionale Mozartiano 2000. Ci sono
venticinque dei suoi pastelli e collages su carta,
in buona parte dedicati al Flauto magico.
Curatore della mostra: Remo Forchini. Et voilà,
Luzzati a Rovereto: facciamo il verso a quel suo
memorabile "Et voilà, Chagall", tre
parole e cento diapositive per una conferenza sul
mitico mago dei colori. Et voilà, carte da gioco
per Fiat e Italsider, scenografie e bozzetti per
la casa di Mozart a Salisburgo («Il Mozart di
Lussati», ancora per tutto quest'anno, con un
«Omaggio a Wladimiro Tulli», futurista della
seconda generazione, sempre a cura di Remo
Forchini). Et voilà, ha ormai un quarto di
secolo il suo Teatro della Tosse, fondato a
Genova nel 1976 con Aldo Trionfo e Tonino Conte.
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Emanuele Luzzati (a
destra) con Wladimiro Tulli
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Luzzati vanta due nomination all'Oscar per le
versioni animate della Gazza ladra e del Flauto
magico. Coltiva il gusto di visioni tanto
instabili e precarie quanto innocue (una per
tutte: le città-piramidi fatte di sedie). Abile
ceramista, corteggia i maestri di Albisola.
Architetto honoris causa, docente consumato di
teoria e pratica del teatro, è genovese come
Sanguineti che lo ha dipinto a suo modo in un
acrostico, per ogni lettera del nome un'immagine:
E come enigma, L come latta, Z come zampata, I
come indovinello. A Santa Margherita Ligure ha
progettato un simpatico parco giochi mozartiano.
Ama il mare e le navi ma si sposta via terra, su
quella rotta sentimentale Genova-Roma che gli
scandisce l'arte, gli affetti e le infinite
specie di invenzioni. La presenza di alcune sue
opere a Rovereto è un ennesimo omaggio alla
musica, una divagazione e se si vuole una sorta
di anticipazione. Raffaele Luzzati sarà a
Bolzano nei primi giorni di ottobre, e poi, dal 5
novembre, a Trento, dove curerà le scene della
«Cenerentola» di Rossini, in apertura della
stagione lirica del Teatro Sociale, con l'orchestra
Haydn.
Cenerentola, trasparente metafora dell'ottimismo
e della speranza, disdegna fasto e beltà per
innocenza e bontà. Creatura che sogna, sparisce
e riappare in un futuro migliore, a pastelli,
senza gattopardismi, dove «tutto cangia a poco a
poco», dove non capita mai che tutto cambi
perché ogni cosa resti quella che era. In una
sera di bassa estate, a Rovereto, Lele Luzzati
farfallone amoroso e la galleria Le due Spine ci
invitano sulle sponde del Leno, per il Festival
Internazionale Mozartiano.
Abbiamo raggiunto Luzzati al telefono, come in
una favola di Rodari.
Maestro, che ricordi ha
della scuola e dei suoi insegnanti?
Ero un bambino molto normale. Disegnare mi
piaceva, ma in quella materia non ero bravo.
Chissà, forse perché pretendevano da noi, più
che altro, il disegno geometrico.
Lei è un genovese doc, come
Sanguineti. Cosa l'attira a Roma, dove ha uno
studio?
Roma è una città che mi ha sempre accolto bene.
Credo che ogni genovese a un certo punto debba
andare a Roma o a Milano. Le cose importanti si
fanno a Roma o a Milano, per varie ragioni. Io ho
scelto Roma soprattutto per i film d'animazione.
In questo campo Roma mi ha dato moltissimo.
La grande lezione della sua
vita, come per molti altri artisti, è stato
assistere a una rappresentazione dell'Histoire du Soldat
di Stravinskij, nel 1945. Per quale ragione?
Prima di tutto per l'opera. Poi, perché si
trattava dello stesso allestimento del 1918. E'
stata un'occasione unica: lo stesso lettore, lo
stesso scenografo, lo stesso direttore d'orchestra.
Un'emozione enorme.
Che futuro hanno le fiabe,
nell'era del computer?
Credo che le fiabe e le favole possano resistere
in tutte le epoche e a tutte le avventure. I
bambini ne hanno bisogno. E non è detto che
debbano essere solo e sempre quelle raccontate
dal nonno.
Perché, tra le fiabe, si
sente attratto in modo particolare da Cenerentola?
E' molto bella e piace ai bambini. Non c'è
dubbio, è più popolare di Hänsel e Gretel o di
Barbablù. E' una fiaba in crescendo, con una
sola, innocua paura: quella di non ritrovare la
scarpetta. Un crescendo di gioia e ottimismo,
ispirò anche Rossini.
La mostra di Emanuele Luzzati «Dove vai
farfallone amoroso» è alla Galleria Le Due
Spine di Rovereto (info: 0464 430 000) fino al 31
ottobre.
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