CULTURA  
sabato 9 settembre 2000, S. Sergio  
   
LUZZATI, IL FARFALLONE AMOROSO
Pastelli e collages di carta, nel nome di Mozart
In mostra a Rovereto 25 lavori di uno dei grandi protagonisti dell'illustrazione

di Alessandro Dell'Aira








UNO dei fiori all'occhiello di Emanuele Luzzati, Lele per i bambini, i critici e gli amici, è il contributo di illustrazioni dato a «Io e gli altri», l'enciclopedia per le scuole medie che negli anni Settanta fece scandalo. Altri due fiori sono il manifesto e le scene per la «Storia di tutte le Storie» di Gianni Rodari, la volta che i magazzini del Comune di La Spezia sfornarono robevecchie e gloriosi arredi di scarto per mettere in scena una serie di fiabe, in diretta e con i bambini.
Luzzati, come Saint-Exupéry, è maestro dei maestri nel bandire l'assioma (dei grandi) secondo cui ci sono cose per grandi e cose per bambini. Così, da grande, ha rivisitato per i piccoli il teatro, la letteratura, la musica: la Gazza ladra, Cenerentola, il Flauto magico. Poiché ragiona alla maniera degli uomini semplici e complessi, si esprime con una gustosa sobrietà di segni, parole e colori. Crede nel duende di Garca Lorca, a quel non so che (lui però sa benissimo cos'è), in altre parole alla magia dell'arte e della vita, all'apparente leggerezza del ballerino e dell'acrobata fatta di training e fatica, all'arguzia sofferta di Pulcinella che rende naturale ogni gesto e ogni guizzo di luce e d'ingegno.
Letteratura, musica, pittura, ed ecco quel farfallone amoroso di Luzzati a Rovereto, Galleria Le Due Spine per il Festival Internazionale Mozartiano 2000. Ci sono venticinque dei suoi pastelli e collages su carta, in buona parte dedicati al Flauto magico. Curatore della mostra: Remo Forchini. Et voilà, Luzzati a Rovereto: facciamo il verso a quel suo memorabile "Et voilà, Chagall", tre parole e cento diapositive per una conferenza sul mitico mago dei colori. Et voilà, carte da gioco per Fiat e Italsider, scenografie e bozzetti per la casa di Mozart a Salisburgo («Il Mozart di Lussati», ancora per tutto quest'anno, con un «Omaggio a Wladimiro Tulli», futurista della seconda generazione, sempre a cura di Remo Forchini). Et voilà, ha ormai un quarto di secolo il suo Teatro della Tosse, fondato a Genova nel 1976 con Aldo Trionfo e Tonino Conte.



Emanuele Luzzati (a destra) con Wladimiro Tulli




Luzzati vanta due nomination all'Oscar per le versioni animate della Gazza ladra e del Flauto magico. Coltiva il gusto di visioni tanto instabili e precarie quanto innocue (una per tutte: le città-piramidi fatte di sedie). Abile ceramista, corteggia i maestri di Albisola. Architetto honoris causa, docente consumato di teoria e pratica del teatro, è genovese come Sanguineti che lo ha dipinto a suo modo in un acrostico, per ogni lettera del nome un'immagine: E come enigma, L come latta, Z come zampata, I come indovinello. A Santa Margherita Ligure ha progettato un simpatico parco giochi mozartiano. Ama il mare e le navi ma si sposta via terra, su quella rotta sentimentale Genova-Roma che gli scandisce l'arte, gli affetti e le infinite specie di invenzioni. La presenza di alcune sue opere a Rovereto è un ennesimo omaggio alla musica, una divagazione e se si vuole una sorta di anticipazione. Raffaele Luzzati sarà a Bolzano nei primi giorni di ottobre, e poi, dal 5 novembre, a Trento, dove curerà le scene della «Cenerentola» di Rossini, in apertura della stagione lirica del Teatro Sociale, con l'orchestra Haydn.
Cenerentola, trasparente metafora dell'ottimismo e della speranza, disdegna fasto e beltà per innocenza e bontà. Creatura che sogna, sparisce e riappare in un futuro migliore, a pastelli, senza gattopardismi, dove «tutto cangia a poco a poco», dove non capita mai che tutto cambi perché ogni cosa resti quella che era. In una sera di bassa estate, a Rovereto, Lele Luzzati farfallone amoroso e la galleria Le due Spine ci invitano sulle sponde del Leno, per il Festival Internazionale Mozartiano.
Abbiamo raggiunto Luzzati al telefono, come in una favola di Rodari.
Maestro, che ricordi ha della scuola e dei suoi insegnanti?
Ero un bambino molto normale. Disegnare mi piaceva, ma in quella materia non ero bravo. Chissà, forse perché pretendevano da noi, più che altro, il disegno geometrico.
Lei è un genovese doc, come Sanguineti. Cosa l'attira a Roma, dove ha uno studio?
Roma è una città che mi ha sempre accolto bene. Credo che ogni genovese a un certo punto debba andare a Roma o a Milano. Le cose importanti si fanno a Roma o a Milano, per varie ragioni. Io ho scelto Roma soprattutto per i film d'animazione. In questo campo Roma mi ha dato moltissimo.
La grande lezione della sua vita, come per molti altri artisti, è stato assistere a una rappresentazione dell'Histoire du Soldat di Stravinskij, nel 1945. Per quale ragione?
Prima di tutto per l'opera. Poi, perché si trattava dello stesso allestimento del 1918. E' stata un'occasione unica: lo stesso lettore, lo stesso scenografo, lo stesso direttore d'orchestra. Un'emozione enorme.
Che futuro hanno le fiabe, nell'era del computer?
Credo che le fiabe e le favole possano resistere in tutte le epoche e a tutte le avventure. I bambini ne hanno bisogno. E non è detto che debbano essere solo e sempre quelle raccontate dal nonno.
Perché, tra le fiabe, si sente attratto in modo particolare da Cenerentola?
E' molto bella e piace ai bambini. Non c'è dubbio, è più popolare di Hänsel e Gretel o di Barbablù. E' una fiaba in crescendo, con una sola, innocua paura: quella di non ritrovare la scarpetta. Un crescendo di gioia e ottimismo, ispirò anche Rossini.
La mostra di Emanuele Luzzati «Dove vai farfallone amoroso» è alla Galleria Le Due Spine di Rovereto (info: 0464 430 000) fino al 31 ottobre.