CULTURA |
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giovedì 14 settembre 2000,
Esaltazione S. Croce |
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CONVEGNI. A Trento la Renovatio
di una società
Il Medioevo?
Ci fa capire bene questa Europa
di Alessandro Dell'Aira
L'ISTITUTO
STORICO ITALO-GERMANICO di Trento, per
consuetudine e metodo, cura molto l'informazione
sui progetti, gli incontri e le ricerche che
promuove. Per l'immagine e la trasparenza, ma
soprattutto per sensibilità verso il territorio
e la sua gente. Ne sono un esempio le settimane
di studi medioevali che l'Istituto periodicamente
organizza da più di vent'anni su temi di ampio
respiro, o perché di tendenza, o perché fuori
delle piste più battute. Gli incontri,
scientifici e nello stesso tempo divulgativi,
sono ormai quarantatré con quello in corso,
apertosi lunedì 11 e dedicato al rinnovamento
dell'Europa cristiana nel secolo XII. La tavola
rotonda conclusiva avrà luogo domattina venerdì
15 nell'Aula Grande dell'Istituto Trentino di
Cultura, in via Santa Croce a Trento, come
sintesi pubblica del dibattito. Prenderà parte
all'incontro anche il preside della vicina
facoltà di Lettere, Gian Maria Varanini.
Sei le sezioni in programma nella settimana: la
metamorfosi sociale, il governo di anime e corpi,
il cammino comune verso il nuovo, pensiero e
diritto, teologia e religiosità, conoscenza e
rappresentazione. Fra gli intervenuti si
segnalano Giles Constable (Princeton) e Hagen
Keller (Münster). Tra i padroni di casa, il
direttore dell'Istituto Storico Italo-Germanico,
Giorgio Cracco, e Diego Quaglioni, direttore del
dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università
di Trento. Molti i partecipanti, tra cui studiosi
e borsisti italiani e stranieri. Ieri sera c'è
stata una pausa musicale, gradevole e gradita,
presso la chiesa di Santa Maria Maggiore: un
concerto corale con brani medioevali eseguiti dal
Collegium Musicum Ars Antiqua diretto da Lucio
Cristante.
Nella rappresentazione mentale corrente di ciò
che è stato il Millecento europeo, la memoria
dei grandi eventi e dei grandi attori della
storia si conserva come nelle incisioni delle
enciclopedie popolari illustrate. Federico
Barbarossa, il Carroccio, i Normanni nel sud del
Mediterraneo, le Repubbliche marinare, la nascita
della nazione portoghese, i primi ordini
cavallereschi, i guerrieri vestiti di cotta di
maglia. Bernardo da Chiaravalle, Pietro Abelardo,
il Venerabile Abate di Cluny, campioni di
spiritualità. Gioacchino da Fiore, invaghito
della pace universale, il Saladino che atterrisce
e soggioga i cristiani. E una sorta di cattivo
presagio cosmico: l'imminente perdita di
Gerusalemme.
Oggi, nella percezione scientifica dell'Occidente
cristiano nel secolo XII, prevale l'idea di una
realtà che tende alla diversificazione, con
figure sociali emergenti e l'affermarsi di una
solidarietà rurale. Piccoli signori in
difficoltà per la forza delle comunità di
villaggio, barlumi di cooperazione, segnali di
frantumazione dell'aristocrazia. Pellegrini,
mercanti, crociati che puntano alla meta con un
obiettivo, spesso distolti dall'una e dall'altro
per qualche buona ragione, attenti sempre a
restare nell'orbita di un potente, quale che sia.
I vescovi, pastori d'anime e signori delle
diocesi, fanno da cuscino tra i due poteri,
osservano e orientano le tensioni sociali, a loro
volta osservati e giudicati dal basso.
Un secolo di renovatio, dunque, un'Europa
cristiana ritrovata. La settimana di Trento ha
esplorato questa dimensione, che è delle
coscienze e delle comunità, e che spesso, come
ha fatto notare Constable, si qualifica come
autocoscienza del nuovo. Il germe del
rinnovamento sta nell'approccio dei religiosi e
dei laici con il Vangelo, nel confronto anche
aspro tra l'autorità e l'argomentazione, il
dogma e la disputa razionale. Sta nelle prime
scintille tra il diritto delle genti e le regole
locali, l'eredità romana e il mondo rurale, le
consuetudini e le leggi. Sta nella pari dignità
rivendicata da Ugo di San Vittore per arti
meccaniche e arti liberali.
Alcuni temi di rilievo sono rimasti in ombra,
come i contatti fra Cristianità e Islam, o i
rapporti nord-sud nell'Europa nel rinnovamento.
Una scelta precisa. Nel presentare il programma,
con la prudenza e la sobrietà di sempre, gli
organizzatori hanno chiarito che non si poteva
parlare di tutto. L'obiettivo immediato era di
attirare l'attenzione degli studiosi italiani e
tedeschi su un secolo di grandi fermenti. Un
obiettivo felicemente raggiunto.
«Di solito, quando si parla di storia senza
essere degli specialisti», dice il professor
Giorgio Cracco in una delle pause del dibattito,
«si ha quasi fretta di uscire dal Medioevo. La
nostra scelta, come è nella tradizione delle
settimane trentine, è caduta invece su un tema
che ci aiuti a capire meglio l'Europa. In altre
parole, se l'Europa è nata da Roma o dalla
civiltà cosiddetta minore, quella dei monaci,
dei barbari, dell'umanità rurale. Per una sorta
di eclissi dell'attenzione storica, il secolo XII
appare quasi compresso tra l'Alto Medioevo e l'inizio
dell'età moderna. Si fa fatica a capirlo perché
finora, per varie ragioni, lo si è studiato poco.
Eppure si tratta di anni vivacissimi, in cui
tutto ciò che va in crisi s'intreccia con ciò
che si va affermando per gradi, in cui si assiste
a una lenta deriva dell'Impero nelle braccia
della Chiesa».
Quali saranno i prossimi temi, professore?
«Organizzare incontri come questi non è
semplice. La nostra idea è di riflettere, a
breve e medio termine, su temi di storia moderna
e contemporanea. Per la storia moderna pensiamo
già a un dibattito sulla società dei prìncipi.
Poi si vedrà. Ci interessa anche predisporre
materiali da elaborare e approfondire a scuola. E'
già disponibile una dispensa-dossier sui temi di
questo dibattito. Fatti, documenti,
interpretazioni, bibliografia. Uno strumento di
documentazione, pensato e rivolto anche ai
docenti delle scuole superiori e ai loro
studenti».
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