CULTURA |
|
sabato 21 ottobre 2000, S. Orsola |
|
vademecum |
|
Manoscritti e testi rari
ancora tra noi grazie
...al giudice Mazzetti
Una mostra anticipa l'atteso
ritorno della Biblioteca comunale della città di
Trento
di Alessandro Dell'Aira
Bibliotheca Tridentina. I due assessori alla
cultura, Provincia e Comune, firmano l'introduzione
al catalogo. Prudenti e soddisfatti: questa
mostra di libri rari è solo un assaggio. Gli
anni di esilio forzato della Biblioteca Comunale
di Trento stanno per finire, il restauro dell'antico
Collegio dei Gesuiti di via Roma è a buon punto.
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato.
Un momento, però. Senza un certo Mazzetti questa
mostra non si sarebbe fatta. Antonio Mazzetti è
l'alto magistrato che nel 1841 lasciò in
eredità i suoi libri - più di undicimila,
manoscritti compresi - alla città di Trento. E
questo mio patrimonio di carte manoscritte e
stampate, questi pezzi gloriosi di storia di casa
nostra, guai a chi lo smembra, dovette pensare
sul letto di morte il signor giudice. Pezzi
introvabili, alcuni di essi, già allora.
Trentino, esperto di cultura locale, il giudice
Antonio Mazzetti passava per un aguzzino ma era
della stessa pasta di alcuni di quegli italiani
che Foscolo esortava alle storie. Nominato
consigliere d'appello del Tirolo e Vorarlberg nel
1815, anno del Congresso di Vienna, passò la
vita ad amministrare la legge dell'imperatore d'Austria,
che gli concesse una Corona di ferro di seconda
classe. Siccome voleva, e poteva spendere, e
aveva una rete di amici influenti, chiedeva,
scriveva, viaggiava, metteva mano alla tasca e
accumulava libri, incunaboli, pergamene,
manoscritti trentini. Citiamo a caso: i versi di
Giovanni Mattia Tiberino per il beato Simone,
primo santo tipografico (come scrive Ugo Rozzo)
già celebrato nel celebre incunabolo del Kunne,
del 1475; il vocabolario italiano-tedesco del
canonico Crotta, stampato a Bressanone nel 1572;
il proclama del Clesio sul pericolo turco, del
1524; le acute e facete lettere di Cesare Rao, di
sessant'anni dopo; gli splendidi prodotti della
tipografia rivana di Jacob Marcaria, che usava la
carta del Varone e di Salò; le stampe conciliari
del pupillo del vescovo di Brescia, il libraio-editore
Giovanni Battista Bozzola, che sbaragliò la
concorrenza; e perla tra le perle, un Indice dei
Libri Proibiti, il famoso «Indice tridentino»
stampato a Roma da Paolo Manuzio, figlio di Aldo,
nell'anno 1564.
E' la storia della città, ripercorsa attraverso
i manoscritti e i libri rari. Quasi la storia di
una persona indagata da un giudice, e giudicata
in istruttoria attraverso le carte, dove sempre c'è
traccia di un percorso di vita, aperto o chiuso.
Quale storia, che storia? Prendiamo i tipografi e
i loro torchi. Come spiegano Elena Ravelli e
Mauro Hausbergher, curatori della guida alla
mostra, la loro presenza può dare lustro a un
luogo «al pari dei pittori, degli architetti,
dei musicisti». Uno di quei tipografi,
Giambattista Gelmini, riempiva i suoi frontespizi
con lo stemma, il cappello e i cordoni di porpora
dei Madruzzo; è sua la supplica manoscritta del
5 gennaio 1584 (una domanda di contributo, niente
di tragico), rivolta ai Molto Magnifici Consoli
di Trento. Fa parte dell'Archivio Consolare ed è
esposta anch'essa. Anche allora, come oggi, poco
si faceva senza i sussidi dei Consoli. Lo ha
ricordato anche l'assessore provinciale Molinari,
intervenuto, un po' ansimante e reduce dall'Università
della terza età, all'inaugurazione della mostra.
Bentornata, Biblioteca, aveva appena finito di
dire l'assessora comunale Bertoldi.
Le tre principali funzioni di una biblioteca - la
raccolta di libri, lo studio dei libri e sui
libri - si riflettono in questa mostra e nel suo
contorno. All'esposizione tematica (I libri
trentini del XV e XVI secolo) si accompagna una
pregevole iniziativa per le scuole: un viaggio
didattico nella storia del libro dalle origini
all'Ottocento. Sullo sfondo, nell'arco di un mese,
un'epica del libro in cinque quadri: gli incontri
pomeridiani con esperti del valore di Giorgio
Montecchi (Incunaboli e cinquecentine locali),
Ugo Rozzo (Il caso Simonino e le origini della
tipografia trentina), Marco Bellabarba (Mercanti
di libri, biblioteche e lettori trentini fra
Quattro e Cinquecento), Renato Mazzolini (Scienza
e medicina nel Cinquecento trentino), Diego
Quaglioni (Gli Statuti). Occasioni da non perdere,
per quello che valgono in sé, ma anche per
mettere a fuoco la nostra personale
rappresentazione di Trento, del suo territorio e
della sua più biblioteca più ricca.
VADEMECUM
Bibliotheca Tridentina.
Libri trentini del XV e XVI secolo nelle
collezioni della Biblioteca Comunale.
Dall'introduzione della stampa a Trento
alla prima tipografia stabile nella
città. Questo in sintesi il tema della
mostra che si è inaugurata ieri a Trento
in via Roma presso la futura sede della
Biblioteca Comunale. Il nuovo edificio,
ampliato e valorizzato, sarà interamente
agibile tra circa un anno.
La mostra è a cura della Biblioteca
comunale di Trento e del Servizio beni
librari e archivistici della Provincia
autonoma di Trento. Elena Ravelli e Mauro
Hausbergher, autori del catalogo,
ideatori della mostra e responsabili del
coordinamento scientifico, hanno
partecipato anche all'allestimento con
Luciano Borrelli, Valentina Mazzotti e
Lorenzo Pontalti. Il progetto espositivo
è di Roberto Festi. I restauri e gli
interventi conservativi si devono a
Lorenzo Pontalti, Valentina Mazzotti e
Rosanna Nicolodi. Le fotografie sono di
Luciano Palombi. All'organizzazione hanno
collaborato Laura Bragagna e Pasquale
Chistè, e per l'aspetto amministrativo
anche Katia Rita Campestrin, Marco
Carlini e Maria Stella Rainone.
Il direttore della Biblioteca Comunale,
Fabrizio Leonardelli, ha fatto gli onori
di casa, introducendo la manifestazione e
presentando, oltre alle autorità, anche
il primo degli esperti, Giorgio Montecchi,
docente all'Università di Milano.
Montecchi, autore dell'introduzione al
Catalogo, ha intrattenuto il pubblico
sugli incunaboli e le cinquecentine del
fondo trentino della Biblioteca Comunale.
Il pomeriggio si è concluso con l'inaugurazione
della mostra, che si potrà visitare fino
al 25 novembre porssimo, tutti i giorni
dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19,
sabato pomeriggio e domenica esclusi.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|