AFRICA, proverbi della
saggezza di Alessandro Dell'Aira
SHAMUANA MABENGA
JONAS è autore di una raccolta ragionata di
proverbi africani. La sua opera «L'Africa che
canta la vita», edita di recente dall'Università
Popolare di Roma, lascia memoria della cultura
subsahariana nella diaspora della sua gente, per
la sua gente, e nello stesso tempo si rivolge
agli occidentali desiderosi di orientarsi nella
complessità di un patrimonio immenso. Per Plinio
il Vecchio l'Africa era un mondo che si
affacciava sul Mare Nostrum, sfumava verso l'ignoto
ed apportava continuamente novità. Per noi oggi
l'Africa non è più una terra lontana e
sfuggente, eppure non sempre ci è facile
comprenderla nella sua interezza.
Jonas lascia da
parte il folklore, la musica e le danze. Si
rivolge al cosmo della parola e passa a setaccio
un'infinità di motti dopo averne analizzato le
forme, le strutture, le funzioni. Possiamo anche
non essere d'accordo con la sua scelta di
raggruppare i proverbi per «costellazioni» che
ruotano intorno alla cultura della vita, o alle
fasi della vita stessa (il capitolo sull'età
adulta fa la parte del leone). Potremmo sempre
rimescolare le pagine e privilegiare le attività
dell'uomo, le strutture sociali, le virtù, i
difetti, la vita pubblica e privata. Questo
esercizio ci porterebbe più rapidamente al
traguardo (o al miraggio) di una saggezza nuova.
Inseguendo la nostra debolezza, scopriremmo che
«Il clamore non vince sul tam-tam» (Camerun),
che «Il grano di mais ha sempre torto di fronte
alla gallina» (Bénin) o che «Le uova non si
battono contro le pietre» (Gabon). Ci
imbatteremmo in visioni conflittuali sul
matrimonio: nel Congo-Kinshasa«è un cesto sulla
testa che il saggio regge fino in fondo e lo
stupido molla», mentre in Uganda «non è
schiavitù, se non funziona si può rompere».
Apprenderemmo che il nostro ballo di sorci quando
il gatto dorme ha il suo doppio nel Senegal, dove
«Se il gatto è assente i topi tirano fuori il
tam-tam». Apprezzeremmo un'immagine specchio del
ciclo spietato dell'esistenza: «Morto il leone,
i leopardi festeggiano» (Kenya). Troveremmo
qualcosa di simile al nostro «Occhio per occhio,
dente per dente»: «Ricorda che hai denti anche
tu, se qualcuno ti morde» (Senegal), con una
variante alimentare che non si nutre di vendetta:
«I denti che sorridono alla carne sono quelli
che la mangiano» (Camerun).
Fermiamoci qui.
Pescare proverbi, alla cieca, non renderebbe
giustizia a questo bel saggio sulla cultura
subsahariana, molteplice e nello stesso tempo
pervasa di motivi comuni. Essa consiste, ad
esempio, nelle diverse forme del culto degli avi,
della magia, del totemismo, nelle varianti della
concezione di un Dio supremo arbitro e giudice. D'altra
parte il suo connettivo è la tradizione, la
sintesi degli atteggiamenti di fondo. Mabenga
Jonas ci ricorda come l'uomo africano stia al
centro di questa «confezione tessile» della
cultura, con la vita quotidiana della persona che
si divide tra fortuna e progenitura e non
prospera al di fuori di una complessa rete di
relazioni.
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S. Mabenga Jonas, L'Africa
che canta la vita. La cultura africana
della vita alla luce dei suoi proverbi.
Roma, Edizioni dell'Università
Popolare, 2000. Pagine 372, lire 30.000. |
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