CULTURA  
giovedì 16 novembre 2000, S. Margherita di Scozia  
   
Da Moena agli Stati Uniti don Giovanni De Ville
ci affida le sue memorie


Un prete
nella Chicago di Al Capone



di Alessandro Dell'Aira


 
 
 



QUESTA È LA STORIA di un uomo di Moena, emigrato negli Usa nel 1892. Abbiamo sott'occhio un fascicoletto illustrato di carta paglierina, formato orario ferroviario tascabile, con la sua autobiografia. Lo abbiamo pagato la classica pipa di tabacco al mercatino dei Gaudenti di Trento. Nulla di singolare, fin qui. La cosa singolare è che lì dentro il suo nome non c'è. Totalmente omesso. Il testo è in inglese, a pagina 3 si legge: «Quando i tuoi occhi cadranno su queste righe, io sarò sottoterra da qualche settimana. È come se tu stessi ricevendo un messaggio dal mondo dei più. Ho voluto stabilire una sorta di legame materiale fra te e me, oltre a quello spirituale. Per non lasciare ad altri la fredda incombenza di darti la notizia, ci penso io, sapendo di infrangere un'antica usanza, e ti fornisco i pochi dati che servono in questi casi».
Tutti i dati, meno uno. Se vuoi evocare qualcosa, non devi nominarla. Il dato mancante lo abbiamo appreso grazie a un repertorio quasi sempre introvabile nelle biblioteche (l'elenco telefonico), seguendo una pista a pagina 5 del fascicoletto: la foto della Pensione Al Ponte di Primiero, oggi Hotel del Ponte, in parte travolto dall'alluvione del 1966 e ricostruito, dove l'uomo di Moena ha trascorso gli ultimi mesi di vita presso la sorella Maria, moglie del proprietario. Sono nato, c'è scritto sulla copertina del fascicoletto, l'8 settembre del 1873, da Giacomo e da Giuliana. Ho fatto gli studi classici a Trento e quelli di filosofia nel collegio romano di Propaganda Fide. Mi sono imbarcato per gli Usa nel 1892. (Parentesi: a quanto pare c'era una contessina con lui, ma i genitori di lei fecero fermare la nave e la bloccarono. Questo non c'è nel fascicoletto, fa parte della saga di famiglia).
Ho studiato teologia al St. Bonaventure's College di Allegany, nello stato di New York. Ho preso i voti nella cattedrale di Buffalo. Ho lavorato per dodici anni tra i minatori immigrati nell'area dei giacimenti di carbone della Pennsylvania, dove ho fondato alcune parrocchie. Sono stato direttore della Catholic Colonization Society di Chicago. Dal 1914 al 1917 sono stato in Belgio, nei territori occupati, inviato dalla Belgian-American Alliance. Ho fatto la spola tra quel paese e gli Usa, portando in salvo donne e bambini.
Ho organizzato la parrocchia di San Marco a Gary, nell'Indiana. Sempre a Gary ho fondato un collegio, la Judge Gary - Bishop Alerding Settlement House. Vi ho insegnato «Sociology and Ethics», realizzando un mio vecchio sogno. Sono stato pastore degli immigrati latini, soprattutto italiani, messicani e spagnoli. Mi sono preso cura di loro e delle loro anime, cercando soprattutto «the so-called sinners», i cosiddetti peccatori. E ora che non sto bene, dopo cinquantotto anni trascorsi in perfetta salute, sono tornato in patria, a vivere con mia sorella Maria.
Dall'Hotel al Ponte in via del Risorgimento 1, Transacqua, la pronipote, Maria Giovanna Tavernaro, cortesemente ci dice quello che sa per averlo sentito raccontare alle zie e alla nonna Maria. Altre notizie arrivano via cellulare dal cugino di Maria Giovanna, Guido Falqui Massidda. Caruso che canta «Funiculì Funiculà» per lui e per gli italiani della comunità di Chicago, portando gli spaghetti alla bocca con le mani. La gratitudine del presidente Roosevelt, nel 1918. Qualche piccola bega con il parroco di Transacqua in difesa delle nipoti. Le sue idee progressiste. La sua stanza nel sottotetto, con vista sulla confluenza di due torrenti, il Canale e il Cismòn.
Nel fascicoletto, sul cielo della Pensione Al Ponte ci sono due freccette a stampa in corrispondenza della mansarda. Più che un segno tra i segni, un preciso legame materiale che l'uomo di Moena ha stabilito tra sé e gli amici d'America che leggeranno. A sinistra c'è scritto: «Alla luce dell'esperienza e della scienza, dobbiamo ammettere che dopo la guerra l'alcol e la droga hanno portato l'umanità verso la miseria fisica e morale. La temperanza, di certo, sarebbe la condizione ideale ... Se la gente vi arrivasse di sua volontà, sarebbe una benedizione. Tuttavia, ciò non si otterrà mai con la Proibizione, che serve solo a frustrare l'istinto umano all'indipendenza ... Nel caos del presente, invece di distruggere, costruiamo ... Vorrei avere vent'anni di meno per non perdermi gli eventi che seguiranno. Non ho mai creduto al famoso assioma che incarna l'essenza dell'egoismo: Dopo di me, il diluvio. No, la sola ragione che mi procura rimpianto nel lasciare questo mondo è l'ansia, il pensiero degli amici e del loro futuro».
Un'altra foto, un'altra freccia sulla casa natale di Moena, tra l'Avisio e il San Pellegrino. Una veduta di Passo Rolle: «Quassù c'è un cimitero militare, dove riposano, fianco a fianco, i soldati caduti in una delle più grandi battaglie dell'ultima guerra combattute in montagna. Italiani, ungheresi, bosniaci, boemi. Non furono invasi da un odio personale, furono schiavi di un dio sanguinario, il Moloch della guerra. La guerra è nemica dell'umanità. Porta morte e miseria».
Tante altre immagini, nessi materiali e spirituali. Diciotto impeccabili paginette, stampate a Trento da Monauni. Senza data, ma l'anno è il 1932. L'uomo di Moena, saluta gli amici, licenzia il fascicoletto e muore il 31 dicembre, di sabato. È sepolto a Moena con l'anno nuovo. C'è una gran pace tra i monti, senza troppe auto. Di là dal mare, il proibizionismo, il racket di Chicago, il processo ad Al Capone. È appena nata la Fiat Balilla. In copertina, la foto dell'uomo ai suoi ultimi mesi, le labbra serrate, lo sguardo fermo, una medaglia. Sul retro, a ritroso, la foto della giovinezza. My Photograph in 1899. Tutti i diritti riservati al vescovo di Fort Waine, a beneficio della Judge Gary - Bishop Alerding Settlement House. Un dato solo manca: al secolo, don Giovanni Battista De Ville, da Moena. In quella circostanza, non serviva. Ora serve: è certamente sua, anche se trascritta da Gerald Rossi, la voce «Italians in the United States» della Catholic Encyclopedia, edita nel 1917, da quattro anni nel ciberspazio. Le sue pubblicazioni, tra cui «Back from Belgium», del 1919, le lettere e varie memorie si trovano presso gli Archivi dell'Università di Notre Dame, nell'Indiana. Aspettano solo di essere studiate.


   






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