Il convegno. L'etica dell'acqua
dal monito del Vajont alla sete del Sahel
di Alessandro Dell'Aira
Si è aperto a Trento giovedì
scorso, e si è concluso ieri presso la Sala
della Federazione Trentina delle Cooperative, l'incontro
internazionale «Giornate dell'Acqua 2000», il
sesto della serie promossa dal Centro
Internazionale Civiltà dell'Acqua (Cica) di
Mogliano Veneto (Treviso). Il Centro questa volta
ha scelto Trento, con il patrocinio dell'Assessorato
all'Ambiente della Provincia, interessata a
proporsi come crocevia delle culture dell'acqua
per i nord e i sud del Mediterraneo. Lo ha
ricordato, in apertura e in chiusura dei lavori,
l'assessora Iva Berasi.
---------------------------------
STUDIOSI DI PAESI IN VIA DI SVILUPPO,
rappresentanti delle amministrazioni provinciali
di Venezia, Treviso e Belluno, esponenti di
associazioni culturali e di organizzazioni non
governative, hanno dato la loro adesione. Un
panorama variopinto, da suq più che da workshop,
come ha rilevato più volte Domenico Luciani,
architetto, presidente del Cica, allievo di un
grande maestro, Giuseppe Samonà, al quale era
cara, com'è cara a Luciani, la forza della
lentezza.
Il Comitato per il contratto mondiale sull'Acqua,
costituitosi nel 1998 per iniziativa della
Fondazione Mario Soares e del Gruppo di Lisbona
presieduto dal nostro Riccardo Petrella, lavora
per impedire che l'inaccettabile diventi
possibile. Un obiettivo condiviso dal Cica,
associazione senza fini di lucro, la cui base
sociale è costituita da enti pubblici e da
privati, oltre che dalle tre province
rappresentate, alle quali con l'occasione si è
aggiunta quella di Trento. Tra gli scopi
essenziali figurano la raccolta delle risorse
scientifiche sul tema delle relazioni tra le
civiltà umane e l'acqua, la promozione di
convegni, seminari e progetti.
L'acqua è il più prezioso di tutti i beni. È
un verso di Pindaro, un frammento di cultura
greca classica che esprime una saggezza
primordiale. L'acqua dev'essere accessibile a
tutti, ha osservato Erio Volpi nella sua
relazione di venerdì sul bacino dell'Adige,
rivolgendosi ai molti studenti in sala. Eppure,
su scala mondiale, quasi un quarto della gente
non ha accesso all'acqua potabile. Per capire
come tale squilibrio non sia più accettabile in
nome dei diritti di terza generazione,
rapportiamo questo venticinque per cento di
esclusi all'insediamento che più ci è familiare:
il condominio. O pensiamo a Giacarta e ai suoi
quartieri fantasma di palafitte non allacciate
all'acquedotto urbano, dove l'acqua potabile
arriva dentro le taniche portate a spalla sui
bilancieri e costa sessanta volte di più che in
un appartamento di lusso. Lo ha testimoniato la
giornalista Marina Forti: una sete metropolitana
che non si discosta da quella dell'Africa,
atavica, dove milioni di uomini e donne per
rincorrere l'acqua non hanno tempo da passare con
i loro cari.
|
|
Armando Campos, La
Sed (1993)
|
|
|
Ma anche dove l'acqua è abbondante e alla
portata di tutti, come da noi, le sorgenti non
sono perenni, i pozzi non sono senza fondo,
aumentano i casi di acqua da rimpiangere o da
rincorrere. Anche i contadini della Carnia si
lagnano: ci hanno lasciato solo le pietre. I
pescatori del Po, come Onorato Conventi di Gorino,
protagonista di uno dei due cortometraggi di
Elisa Mereghetti proiettati in apertura, temono
che il loro fiume sia perso: se la malaria è
scomparsa da trent'anni, l'acqua del Po è più
povera che mai di anguille e di passerine, non è
più lo specchio di Onorato. Così come Altinè,
madre senegalese giovane e serena nella sua
povertà, meriterebbe un mondo migliore: spera
sempre che la sete del Sahel si rompa e rincorre
l'acqua su un carro, con recipienti di fortuna.
Civiltà e acque descritte per parole e per
immagini, per una nuova cultura dell'acqua
proposta alle generazioni più giovani, senza
reticenze. Per decenni si è scambiata la memoria
per la commemorazione, ricordano Adriana Lotto,
dell'associazione «Tina Merlin», e Marco Tonon,
direttore del Museo Naturale di Brescia, a
proposito del loro progetto, un museo della
memoria sul Vajont. I nuovi saperi devono
prevalere sulla prevaricazione, sui poteri
gestiti male.
L'ultima delle tre «Giornate dell'Acqua 2000»
ha dato voce a sentimenti, opinioni e proposte
operative di segno diverso. A un primo giro
dedicato a metafore, luoghi e suggestioni sul
tema dell'acqua dimenticata, coordinato da
Alberto Faustini, è seguita una tavola rotonda
moderata da Ludovico Luciani. Poiché non
possiamo dare spazio a tutto, scegliamo due
interventi per ciascuna sezione. Isabella Bossi
Fedrigotti ha fatto fluire alla sua maniera una
corrente di emozioni dedicate all'Adige e al Leno,
acque a volte malate o febbrili, dalle sorgenti
al loro fondersi a pochi passi dalla casa di
famiglia, fino alla grande foce rievocata con uno
splendido verso di Biagio Marin. Nel giro
successivo, il tunisino Larbi Bouguerra,
presidente del gruppo di Losanna e consulente
dell'Organizzazione mondiale della Sanità, ha
richiamato sette principi etici ai quali
attenersi. L'acqua, ha detto Bouguerra, non è
una merce, è un bene economico e sociale la cui
buona amministrazione è indispensabile a tutti i
livelli, in un regime di sussidiarietà attiva.
Il denaro dell'acqua deve tornare all'acqua, il
suo buon governo passa attraverso l'educazione,
la scienza e la tecnologia applicate allo
sviluppo sostenibile.
A conclusione dei lavori, Iva Berasi ha
sottolineato come le più recenti leggi
provinciali vadano in questa direzione; e che
occorre amministrarle, fra tradizione e nuovi
diritti, con una disposizione culturale capace di
guardare al futuro.
|
|