CULTURA  
domenica 3 dicembre 2000, I di avvento
   
Il convegno. L'etica dell'acqua
dal monito del Vajont alla sete del Sahel

di Alessandro Dell'Aira

Si è aperto a Trento giovedì scorso, e si è concluso ieri presso la Sala della Federazione Trentina delle Cooperative, l'incontro internazionale «Giornate dell'Acqua 2000», il sesto della serie promossa dal Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua (Cica) di Mogliano Veneto (Treviso). Il Centro questa volta ha scelto Trento, con il patrocinio dell'Assessorato all'Ambiente della Provincia, interessata a proporsi come crocevia delle culture dell'acqua per i nord e i sud del Mediterraneo. Lo ha ricordato, in apertura e in chiusura dei lavori, l'assessora Iva Berasi.


 
Ex voto di uno zattiere del Piave. Secolo XVIII
Logo del
Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua
Mogliano Veneto (Treviso)
 


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STUDIOSI DI PAESI IN VIA DI SVILUPPO, rappresentanti delle amministrazioni provinciali di Venezia, Treviso e Belluno, esponenti di associazioni culturali e di organizzazioni non governative, hanno dato la loro adesione. Un panorama variopinto, da suq più che da workshop, come ha rilevato più volte Domenico Luciani, architetto, presidente del Cica, allievo di un grande maestro, Giuseppe Samonà, al quale era cara, com'è cara a Luciani, la forza della lentezza.
Il Comitato per il contratto mondiale sull'Acqua, costituitosi nel 1998 per iniziativa della Fondazione Mario Soares e del Gruppo di Lisbona presieduto dal nostro Riccardo Petrella, lavora per impedire che l'inaccettabile diventi possibile. Un obiettivo condiviso dal Cica, associazione senza fini di lucro, la cui base sociale è costituita da enti pubblici e da privati, oltre che dalle tre province rappresentate, alle quali con l'occasione si è aggiunta quella di Trento. Tra gli scopi essenziali figurano la raccolta delle risorse scientifiche sul tema delle relazioni tra le civiltà umane e l'acqua, la promozione di convegni, seminari e progetti.

L'acqua è il più prezioso di tutti i beni. È un verso di Pindaro, un frammento di cultura greca classica che esprime una saggezza primordiale. L'acqua dev'essere accessibile a tutti, ha osservato Erio Volpi nella sua relazione di venerdì sul bacino dell'Adige, rivolgendosi ai molti studenti in sala. Eppure, su scala mondiale, quasi un quarto della gente non ha accesso all'acqua potabile. Per capire come tale squilibrio non sia più accettabile in nome dei diritti di terza generazione, rapportiamo questo venticinque per cento di esclusi all'insediamento che più ci è familiare: il condominio. O pensiamo a Giacarta e ai suoi quartieri fantasma di palafitte non allacciate all'acquedotto urbano, dove l'acqua potabile arriva dentro le taniche portate a spalla sui bilancieri e costa sessanta volte di più che in un appartamento di lusso. Lo ha testimoniato la giornalista Marina Forti: una sete metropolitana che non si discosta da quella dell'Africa, atavica, dove milioni di uomini e donne per rincorrere l'acqua non hanno tempo da passare con i loro cari.


 

Armando Campos,
La Sed (1993)

 


Ma anche dove l'acqua è abbondante e alla portata di tutti, come da noi, le sorgenti non sono perenni, i pozzi non sono senza fondo, aumentano i casi di acqua da rimpiangere o da rincorrere. Anche i contadini della Carnia si lagnano: ci hanno lasciato solo le pietre. I pescatori del Po, come Onorato Conventi di Gorino, protagonista di uno dei due cortometraggi di Elisa Mereghetti proiettati in apertura, temono che il loro fiume sia perso: se la malaria è scomparsa da trent'anni, l'acqua del Po è più povera che mai di anguille e di passerine, non è più lo specchio di Onorato. Così come Altinè, madre senegalese giovane e serena nella sua povertà, meriterebbe un mondo migliore: spera sempre che la sete del Sahel si rompa e rincorre l'acqua su un carro, con recipienti di fortuna. Civiltà e acque descritte per parole e per immagini, per una nuova cultura dell'acqua proposta alle generazioni più giovani, senza reticenze. Per decenni si è scambiata la memoria per la commemorazione, ricordano Adriana Lotto, dell'associazione «Tina Merlin», e Marco Tonon, direttore del Museo Naturale di Brescia, a proposito del loro progetto, un museo della memoria sul Vajont. I nuovi saperi devono prevalere sulla prevaricazione, sui poteri gestiti male.

L'ultima delle tre «Giornate dell'Acqua 2000» ha dato voce a sentimenti, opinioni e proposte operative di segno diverso. A un primo giro dedicato a metafore, luoghi e suggestioni sul tema dell'acqua dimenticata, coordinato da Alberto Faustini, è seguita una tavola rotonda moderata da Ludovico Luciani. Poiché non possiamo dare spazio a tutto, scegliamo due interventi per ciascuna sezione. Isabella Bossi Fedrigotti ha fatto fluire alla sua maniera una corrente di emozioni dedicate all'Adige e al Leno, acque a volte malate o febbrili, dalle sorgenti al loro fondersi a pochi passi dalla casa di famiglia, fino alla grande foce rievocata con uno splendido verso di Biagio Marin. Nel giro successivo, il tunisino Larbi Bouguerra, presidente del gruppo di Losanna e consulente dell'Organizzazione mondiale della Sanità, ha richiamato sette principi etici ai quali attenersi. L'acqua, ha detto Bouguerra, non è una merce, è un bene economico e sociale la cui buona amministrazione è indispensabile a tutti i livelli, in un regime di sussidiarietà attiva. Il denaro dell'acqua deve tornare all'acqua, il suo buon governo passa attraverso l'educazione, la scienza e la tecnologia applicate allo sviluppo sostenibile.
A conclusione dei lavori, Iva Berasi ha sottolineato come le più recenti leggi provinciali vadano in questa direzione; e che occorre amministrarle, fra tradizione e nuovi diritti, con una disposizione culturale capace di guardare al futuro.