CULTURA  
venerdì 29 dicembre 2000, S. Tommaso Becket
   

Lillo Gullo, versi
color Guttuso



Tra i sette vincitori del Premio Premio Montale c'è Lillo Gullo, siciliano trapiantato a Trento. Ora in libreria è arrivata la raccolta.





Alessandro Dell'Aira






 
 








LA BREVE RACCOLTA DI LIRICHE DI LILLO GULLO contenute nel volumetto di Crocetti Editore dedicato ai sette poeti del Premio Montale 1999 prende il titolo dall'ultimo dei suoi dodici componimenti: «Il disertore». È qui la chiave dei versi di Gullo, che vengono da una trincea interiore e annunciano l'evasione del poeta dalle grandi diatribe mondiali sul senso della vita.

Presentando i Sette del Montale, Maria Luisa Spaziani, sacerdotessa del premio, dedica a Lillo Gullo, siciliano di nascita e giornalista in Trentino, una scheda che a nostro sommesso giudizio non è poi così pertinente, con quel suo «Ecco un giovane». Il che di certo avrà lusingato l'uomo - che sta per doppiare il mezzo secolo rannicchiato in trincea tra il fronte dell'avere e quello dell'essere -, ma forse avrà impensierito il poeta per quei grappoli di aggettivi - amabile, fresco, leggero, arioso - con cui la Spaziani spazza via dai versi di Gullo la patina di cromatismo guttusiano alla quale lui sembra tenere più che alla metrica, più che alle citazioni montaliane (d'obbligo) di lucertole tra i quadrati dell'orto, più che ai bruschi ribaltamenti d'immagine, dove si canta e si sa di donne tanto rabbiose e fate brune quanto la Tindari di Quasimodo è mite, fresca, leggera e ariosa. Tant'è. Altrimenti, non si vede perché quel «disertore» debba campeggiare sulla pagina bianca di risguardo sotto il nome di Lillo Gullo. Uomo che sa disertare da poeta, ma che continua a militare nell'informazione e ha portato con sé, in trincea, un bagaglio di antropologo che gli consente di intendere la sensualità di un piatto di fichi neri assaporati d'estate al paese su una terrazza sospesa tra cielo e mare. Un bagaglio di saggezza che gli fa dire «eterna» la botte del vinattiere, così come Ignazio Buttitta, il magico poeta bagherese da poco scomparso e vissuto quasi cent'anni, definiva «eterne» le scope di saggina che esponeva nella sua merceria di paese, con l'onesta e sarcastica chiosa «Garanzia: un anno».

Gustoso, più che arioso, c'è sembrato lo scherzo di Gullo sulla pioggia senza pineto e senza coccole aulenti, che da una provvida nuvola tascabile bacchetta i fiori smorenti di sete e di caldo dentro una grasta negletta di latta. Quest'ultimo oggetto misterioso è il comune surrogato del vaso di coccio, già contenitore industriale di conserva di pomodoro, che lucido e nudo o dipinto di biacca abbellisce con altri suoi simili i piani di casa e i muretti bassi del Sud mediterraneo nostro e altrui. Dei fiori, uno scherzo, una grasta e una pioggia che più guttusiani di così non potrebbero essere.


Lillo Gullo, «Il disertore». In «7 Poeti del Premio Montale. Roma 1999. Antonio Chiaravalloti, Annalisa Comes, Vittorino Curci, Lillo Gullo, Paola Matrocola, Stefano Staffieri, Franco Trinchero». Crocetti Editore, maggio 2000. Pagine 136, lire 20.000.