Il
rettore Steinherr: il rebus Balcani? La chiave è
nell'Euro
Convegno ieri sui modelli
istituzionali possibili
per disinnescare la mina ex Yugoslavia
Alessandro Dell'Aira
TRENTO. Come vivere in pace nella diversità?
Quali sono i fattori di buona convivenza? Diversi
e in pace si può, come in Trentino-Alto Adige/SüdTirol.
E allora, perché da qualche parte più, e
altrove meno, o niente? Dove non c'è convivenza
pacifica, c'è rimedio ai conflitti? La
convivenza felice è un modello ideale, un'esperienza
fortunata, un'arte che si prepara e si trasmette?
Da che dipende il successo della nostra formula?
Dal modello, unico in Italia e non solo, di due
province autonome in una regione a statuto
speciale?
Da un esercizio prolungato, collaudato nel tempo
e partito da molto lontano? E' lecito, infine,
pensare che l'esperienza e il modello si possano
«esportare» nelle aree di crisi più vicine?
Di questo si è discusso ieri a Trento, presso la
sala di Rappresentanza del palazzo della Regione,
nella prima giornata del convegno internazionale
«Organizzare la convivenza. L'esperienza del
Trentino Alto-Adige e le prospettive per i
Balcani», a cura della Regione Autonoma, in
collaborazione con l'Accademia Europea di Bolzano,
le Università di Bolzano e Trento e la
cooperazione scientifica dell'Istituto Affari
Internazionali di Roma (IAI), creatura di Altiero
Spinelli, oggi diretto da Gianni Bonvicini, da
poco più di un anno presidente dell'Istituto
Trentino di Cultura.
Torneremo domani sul convegno. Segnaliamo, per
ora, l'intervento del rettore dell'Università di
Bolzano, Alfred Steinherr, che è anche
consigliere della Banca Europea degli
Investimenti.
Steinherr ha detto che fare appello alle risorse
locali non basta. Per i Balcani ha proposto un
mercato basato sull'euro. Ha citato il Montenegro,
che non avendo moneta propria ha adottato il
marco tedesco, riducendo notevolmente la
corruzione.
In un'area piccola, che sia stato, regione o
provincia, pare che la piccola scala e le
istituzioni brillanti, aperte al resto del mondo,
producano risultati invidiabili. Che sia questa
la chiave della formula?
Con la pazienza e il look di un orologiaio
svizzero, Vladimir Gligorov, dell'Istituto
viennese di studi di Economia internazionale, ha
smontato le tesi di Steinherr. Ha negato l'equazione
tra piccola scala e vantaggio di posizione. Ha
riconosciuto ai paesi piccoli il diritto a una
loro politica monetaria. Euro alla Serbia, d'accordo,
ma a chi? Alle persone fisiche o ai politici? Il
piccolo prospera solo se agisce bene, ha concluso
Gligorov, e neppure questo basta.
E allora? Altri due spunti sono venuti dal
confronto tra Yoram Distein, professore all'Università
di Tel Aviv, sui modelli possibili di autonomia e
autodeterminazione.
Gli ha fatto eco Steven Ratner, accademico texano,
con la concretezza di chi è incline, per metodo,
a credere all'esperienza più che agli schemi.
Ratner ha messo in luce i limiti dell'autonomia
come requisito. Si è detto attento alle
esperienze di successo e agli stili di governo.
Anche perché - sono parole sue - «talvolta l'autonomia
è il primo passo verso la secessione».
Le due sessioni di ieri, moderate con equilibrio
da Jens Voelk, dell'Accademia Europea di Bolzano,
e da Bruno Dallago, dell'Università di Trento,
proseguiranno questa mattina, sempre presso il
palazzo della Regione, con il coordinamento di
Massimo Egidi, rettore dell'Università di Trento.
Il convegno si concluderà con la tavola rotonda
del pomeriggio, presieduta da Gianni Bonvicini.
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