CULTURA
martedì 27 marzo 2001, S. Ruperto vescovo

   
DIBATTITO STORICO
Bella l'Italia risorgimentale
con ideali e limiti compresi






di Alessandro Dell'Aira


LE RAPPRESENTAZIONI RETORICHE DEL RISORGIMENTO, ottant'anni fa, passavano attraverso la banalizzazione delle figure fisiche di Garibaldi, Mazzini, Cavour. Un classico dell'esercitazione liceale dei figli della lupa era il parallelo tra le camicie rosse e quelle nere, evoluzione didattica dei cartelloni che la maestra preparava per i più piccoli: Peppe Nero (Mazzini), tempestato dai dubbi, e Peppe Rosso (Garibaldi), con la spada in pugno. Vittorio Emanuele II era il signor Savoia, cacciatore di ogni tipo di preda.
Favole risorgimentali illustrate, sulle giornate e le tappe del conclamato riscatto d'Italia. Uno stato-stivale messo insieme un pezzo alla volta, fatto fin troppo in fretta per durare nei secoli e a rischio di disfarsi altrettanto presto, come un savoiardo inzuppato nel marsala. Fragile sì, lo stivale, ma non da svendere. L'ultimo a protestare, dodici anni fa, nel dedicare uno studio agli «uomini che fecero l'Italia», è stato il senatore a vita Giovanni Spadolini, tardorisorgimentale e risorgimentista, eroico a suo modo sulle rovine fumanti delle ideologie in estinzione. Lo ha ricordato venerdì pomeriggio, in una saletta gremita dell'Istituto Trentino di Cultura (lo stesso pubblico di una sala grande semivuota) Christof Dipper, storico dell'università di Darmstadt.
L'intervento di Dipper, introdotto da Giorgio Cracco, direttore dell'Istituto trentino di Studi Italo-Germanici, ha riassunto il senso e le tesi di alcuni libri presentati nel corso del seminario di studio «Nuove interpretazioni del Risorgimento», organizzato nell'ambito delle molte e interessanti iniziative che l'Istituto ha in programma per il 2001. Su quattro libri, tre erano per addetti ai lavori e uno accessibile al pubblico generico, dal titolo volutamente ambiguo: «Am Rande der Revolution», ai margini del Quarantotto, la tempesta d'Europa che in Italia si ammanta di risorgimento. Il libro è di Hans Heiss, vicedirettore dell'Archivio Provinciale di Bolzano - che ne ha parlato con distaccata eleganza e senso dell'ironia, due cose che non guastano mai, soprattutto in uno storico -, e di Thomas Goetz, dottorando a Regensburg. Goetz, autore unico di uno degli altri tre saggi, ancora in bozze, ha studiato il liberalismo nel Tirolo tra Stato, regione e nazione, dal 1840 al 1873. Il quarto libro consisteva negli atti ponderosi del convegno di Innsbruck, del 1999, su Austria italiana e Italia austriaca: trentaquattro saggi brevi sulla reciproca conoscenza e avvicinamento di culture e persone in una vasta area, dalla Toscana al Lombardo-Veneto, al Tirolo e a Trieste, dalla fine del Settecento agli inizi del Novecento. Un convegno, quello di Innsbruck, come è stato osservato durante il dibattito, dedicato al risorgimento solo di passaggio. Ma il vero tema del seminario di venerdì non era la storia del risorgimento, bensí la sua reinterpretazione aggiornata.






CHE SI È DETTO di vecchio, e cosa di nuovo, a proposito di risorgimento? Spigolando tra le frasi di Dipper, le nozioni da ricordare sono due: la prima è che non va trascurata la storia degli stati restaurati dopo il Quarantotto, soprattutto di quelli governati dagli Asburgo, come terreno di coltura del risorgimento e dei suoi protagonisti. La seconda è l'enorme potenziale etico ed emotivo del mito risorgimentale, inteso come innamoramento degli ideali, e più spesso di immagini e messaggi utilizzati e combinati in mille modi per costruire culturalmente il mito di una patria bella, da riguadagnare e da non perdere mai. E qui Dipper ha introdotto Thomas Kroll, autore di uno dei libri in passerella, dedicato alla rivolta del patriziato toscano contro i granduchi Pietro Leopoldo e Leopoldo II, nell'arco di quasi mezzo secolo, dal Congresso di Vienna alla spedizione dei Mille. L'aspirazione dei liberali toscani alla libertà di stampa e di associazione, a un parlamento e a una costituzione, non furono dunque che moderate reazioni gattopardesche, piccole-grandi manovre di recupero dei privilegi perduti. Ottima tesi, che però induce a una riflessione: che questa reinterpretazione del risorgimento fosse già contenuta nell'opera di Tomasi di Lampedusa, e di Gramsci, e di Dennis Mack Smith. Poco male. Ben venga la ricerca d'archivio, se le reti di relazioni, di associazioni, di mentalità, di fatti e di immagini consentono di arricchire il quadro conoscitivo e interpretativo che si ricava da ogni critica storiografica, per i libri di storia che verranno.
















L'Italia
tra Garibaldi e il Re
in un disegno d'epoca





















































































Il conte di Cavour in un disegno della stessa mano, che con il precedente fa parte di una serie di diciassette quadri didattici per i bambini delle elementari, databili intorno al 1925.