CULTURA |
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mercoledì 9 maggio 2001, S.
Geronzio |
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Il gusto del nulla
Incontro sul nichilismo
per «I filosofi e la città»
di Alessandro Dell'Aira
Un pubblico numeroso, composto di giovani e meno
giovani studenti e cultori di filosofia, ha
assistito lunedì pomeriggio a Trento nella Sala
della Filarmonica di via Verdi alla conversazione
di Giorgio Penzo e Marcello Farina su «La lunga
notte del nichilismo europeo», organizzata dal
Dipartimento di scienze umane e sociali dell'Università
di Trento nell'ambito del ciclo di incontri «I
filosofi e la città», in collaborazione con
vari enti tra cui il Museo storico, l'Assessorato
comunale alla cultura e il Centro universitario
di ricerca su Antonio Rosmini e la storia del
pensiero filosofico in Italia.
La conferenza, presentata dall'assessore Micaela
Bertoldi, introdotta da Nestore Pirillo e Paola
Giacomoni, ha visto Giorgio Penzo affrontare per
primo il tema del nichilismo, partendo dal più
antico senso del termine - insofferenza verso la
legge e pensiero che sottopone ogni cosa al suo
vaglio - per affrontare la distinzione tra
nichilismo negativo e nichilismo positivo (che si
distacca dalle verità universali per valorizzare
le verità di ciascun individuo, mettendo in
primo piano la dimensione del nulla). Il
superuomo, ha detto Penzo (già docente di storia
della filosofia dell'Università di Padova e oggi
di ermeneutica filosofica, recentemente premiato
a Palermo per i suoi studi su Nietzsche) non è
che l'uomo impegnato a superare se stesso e a
mettere in crisi tutto ciò che è. La sua fede
risiede nella totale mancanza di speranza. Non c'è
speranza più autentica della coscienza di non
avere nessuna speranza.
Penzo, il cui pensiero risente dell'esplorazione
delle opere di Meister Eckart, Jaspers, Heidegger,
Stirner e soprattutto Nietzsche, ha condotto il
suo lungo monologo sul nichilismo senza mai
perdere il filo del rapporto con il pubblico,
tornando spesso sul proprio ragionamento - un
fuoco d'artificio, lo ha definito poco più tardi
Marcello Farina - e insistendo alla fine su ciò
che ha chiamato «il gusto del nulla», un gusto
che non è una dimensione culturale.
Gli ha fatto eco Marcello Farina, docente dell'Università
trentina della terza età e del tempo disponibile,
molto attento a restare nel tema «nichilismo e
città», senz'altro privilegiato rispetto a
quello del nichilismo come manifestazione del
pensiero europeo. Farina, a proposito del termine,
si è chiesto anzitutto quanto esso aiuti a
comprendere la polis, la vita pubblica e la
politica.
A proposito del nichilismo di Nietzsche, ha
parlato di «ineliminabile equivoco», sempre
oscillante tra estinzione, estenuazione,
debolezza dell'energia dello spirito e idea di
distruzione. Ai fuochi pirotecnici di Penzo,
Farina ha contrapposto, secondo il suo stile, una
scelta accurata della parola, che non è
concettismo ma analisi del profondo e ricerca di
comunicazione evocativa con l'uditorio. Il
nichilismo è il finire che non finisce mai, l'agonia
della decadenza in atto, la morte sempre più
certa e sempre più aggirata. Il sich vergessen,
il dimenticarsi, il fare piazza pulita e nello
stesso tempo vuotare, il distruggere il senso,
mettere al bando il divino e relegarlo nel
momento stesso in cui lo si invoca.
Il nichilismo è ciò che «vige», e nello
stesso tempo impedisce la comunicazione con l'altro.
Come forma di reazione al nichilismo delle piazze
vuote, anche se stipate di gente, Farina ha
indicato la marginalità. Una marginalità
alternativa alla tendenza al mimetismo o al
singolarismo. Una scelta difficile, il distacco,
ma più delle altre in grado di osservare e
comprendere.
Il prossimo appuntamento è per giovedì 17
maggio alle 17 a Palazzo Geremia, con
Giambattista Vico e le religioni natie delle
nazioni, a cura di Franco Cristofolini, della
Scuola normale superiore di Pisa. Il ciclo «I
filosofi e la città», rivolto a tutta la
cittadinanza in preparazione dell'apertura della
nuova facoltà di filosofia, proseguirà il 23 e
si concluderà il 28 maggio.
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