|
|
Dentro
la mente
del computer
Per capire se vive
Dibattiti. L'intelligenza
artificiale alla libreria Ancora di Trento
"Pensieri elettrici". Ecco il titolo
provvisorio di un volume sulla sfida dell'intelligenza
artificiale, edito da Laterza e presentato a
Trento presso la Libreria Ancora prima di un
interessante dibattito.
---------------------
di Alessandro Dell'Aira
A mente fredda, però, Yurij Castelfranchi,
giornalista scientifico, e Oliviero Stock,
direttore dell'Irst di Trento, si accorsero che
quel titolo non andava bene, e lo cambiarono in
"Macchine come noi". Confrontare,
quando si conoscono, i titoli provvisori e quelli
definitivi di un'opera d'arte o di letteratura
anche scientifica, è un buon modo per valutare
il rapporto "in progress" fra l'autore
e l'opera, o fra l'autore e la questione di cui
si occupa. E' stato interessante ascoltare il
dibattito anche in questa luce, nel corso della
presentazione curata da Akoé, l'Associazione
trentina per la ricerca sulla conoscenza e l'apprendimento.
Akoé consiste in un gruppo di studiosi e
ricercatori interessati a suggerire, attraverso
gli incontri periodici, le vie della migliore
formazione umana come esercizio della democrazia,
conciliando il pensiero con l'azione.
All'incontro sono intervenuti Massimo Edigi,
rettore dell'Università di Trento, Ugo Morelli,
docente a Ca' Foscari e fondatore di Akoé con
Chiara Weber, e anche Stock e Castelfranchi.
Quest'ultimo però non era Yurij, assente per un
impegno improvviso, ma suo padre Cristiano,
docente di Intelligenza artificiale all'Università
di Siena e "delegato" dal figlio, uno
dei padri del libro. Una delega impegnativa, che
Castelfranchi senior ha simpaticamente preso
molto sul serio, dato il suo ruolo di scienziato
e di "nonno" di "Macchine come noi".
In molti, soprattutto fra gli accademici,
ritengono che la storia della scienza e della
tecnica non vada fatta attraverso le biografie
esemplari, ma secondo il modello della storia dei
gruppi intellettuali, delle teorie e dei problemi.
Il testo di Castelfranchi e Stock, invece, è
anche (ma non solo) una gradevole catena di
biografie dei grandi studiosi di intelligenza
artificiale, dei loro successi e dei loro
fallimenti, primo fra tutti Alan Turing,
introduttore dell'idea di macchina universale.
Una catena montata in modo che il lettore
percorra, quasi senza accorgersene, la storia e l'utopia
della macchina concepita per imparare, ragionare,
comunicare e chissà, forse domani, pensare.
Ugo Morelli, in apertura, ha citato una
riflessione degli autori, estrapolata dal
capitolo "Leggere, parlare, ascoltare".
La riflessione è questa: "Noi esseri umani
parliamo per cambiare lo stato del mondo,
esattamente come potremmo intraprendere un'azione
fisica... Tutto ciò sarebbe fondamentale anche
per un sistema automatico". E' il punto
centrale della sfida. Una sfida che porta
talvolta le scienze sociali, la fisica, la
filosofia, applicate alla tecnologia, a punti di
contiguità e "complicità" tali da
impensierire gli stessi scienziati, e in genere
gli intellettuali. Leonardo Sciascia, nel 1975,
trasferendo in letteratura la scomparsa di Ettore
Majorana, avvenuta nel 1938 e tuttora
diversamente interpretata (fuga dal mondo?
suicidio? incidente?) fu così impressionato da
un saggio scritto dal grande fisico un anno prima
della scomparsa, da trascriverlo in parte e
addirittura provare a versificarlo.
Ecco Majorana che parla nel romanzo di Sciascia:
"Non vi è nulla dal punto di vista
strettamente scientifico che impedisca di
considerare come plausibile che all'origine di
avvenimenti umani possa trovarsi un fatto vitale
egualmente semplice, invisibile e imprevedibile (come
la disintegrazione di un atomo radioattivo, ndr).
Se è così, come noi riteniamo, le leggi
statistiche delle scienze sociali vedono
accresciuto il loro ufficio che non è soltanto
quello di stabilire empiricamente la risultante
di un gran numero di cause sconosciute, ma
soprattutto di dare della realtà una
testimonianza immediata e concreta...". Gli
studiosi di intelligenza artificiale, occupandosi
di pensiero e di intelligenza, affrontano per
altre vie la stessa questione della libertà
umana, dei poteri della mente e del linguaggio o
della natura dei processi mentali di insegnamento-apprendimento.
Il pensiero è calcolo meccanico o processo di
adattamento? E' giusto o no porre un limite al
progresso?
"Macchine come noi", come un libro
giallo, inizia con la scoperta di un cadavere,
narrata attraverso le reazioni di chi ha fatto la
scoperta: una donna delle pulizie, che nel 1954,
in un pomeriggio d'estate, trova Alan Turing in
casa sua, riverso sul letto, con in mano una mela
sbocconcellata, all'arsenico. E' morto suicida o
per errore? Fatto sta che è "scomparso":
ha eluso la sfida, come Majorana. Se il movente
è incerto, è certo invece l'evento. Il
narratore, che non ha assistito all'evento, è un
ipotetico Alan IV, macchina intelligente di tre
generazioni più giovane di Turing, capace di
scrivere (questo, nel terzo millennio, lo abbiamo
accettato), ma anche, e soprattutto, di provare
emozioni.
Una macchina può pensare e scrivere come un
narratore? Può provare emozioni? Potrà agire
per nostro conto? Potrà avere arti speciali?
Questa domanda rappresenta l'oggetto del
contendere tra gli ottimisti e i pessimisti,
anche nelle serene discussioni del gruppo Akoé.
Come finirà? Staremo tutti a vedere, se ne
avremo il tempo.
Yurij
Castelfranchi - Oliviero Stock, Macchine come
noi. La scommessa dell'intelligenza artificiale. Editori
Laterza, 2000. 286 pagine, lire 24.000
|