giovedì 17 maggio 2001
 


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Dentro la mente
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Dibattiti. L'intelligenza artificiale alla libreria Ancora di Trento


"Pensieri elettrici". Ecco il titolo provvisorio di un volume sulla sfida dell'intelligenza artificiale, edito da Laterza e presentato a Trento presso la Libreria Ancora prima di un interessante dibattito.

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di Alessandro Dell'Aira

A mente fredda, però, Yurij Castelfranchi, giornalista scientifico, e Oliviero Stock, direttore dell'Irst di Trento, si accorsero che quel titolo non andava bene, e lo cambiarono in "Macchine come noi". Confrontare, quando si conoscono, i titoli provvisori e quelli definitivi di un'opera d'arte o di letteratura anche scientifica, è un buon modo per valutare il rapporto "in progress" fra l'autore e l'opera, o fra l'autore e la questione di cui si occupa. E' stato interessante ascoltare il dibattito anche in questa luce, nel corso della presentazione curata da Akoé, l'Associazione trentina per la ricerca sulla conoscenza e l'apprendimento. Akoé consiste in un gruppo di studiosi e ricercatori interessati a suggerire, attraverso gli incontri periodici, le vie della migliore formazione umana come esercizio della democrazia, conciliando il pensiero con l'azione.
All'incontro sono intervenuti Massimo Edigi, rettore dell'Università di Trento, Ugo Morelli, docente a Ca' Foscari e fondatore di Akoé con Chiara Weber, e anche Stock e Castelfranchi. Quest'ultimo però non era Yurij, assente per un impegno improvviso, ma suo padre Cristiano, docente di Intelligenza artificiale all'Università di Siena e "delegato" dal figlio, uno dei padri del libro. Una delega impegnativa, che Castelfranchi senior ha simpaticamente preso molto sul serio, dato il suo ruolo di scienziato e di "nonno" di "Macchine come noi".
In molti, soprattutto fra gli accademici, ritengono che la storia della scienza e della tecnica non vada fatta attraverso le biografie esemplari, ma secondo il modello della storia dei gruppi intellettuali, delle teorie e dei problemi. Il testo di Castelfranchi e Stock, invece, è anche (ma non solo) una gradevole catena di biografie dei grandi studiosi di intelligenza artificiale, dei loro successi e dei loro fallimenti, primo fra tutti Alan Turing, introduttore dell'idea di macchina universale. Una catena montata in modo che il lettore percorra, quasi senza accorgersene, la storia e l'utopia della macchina concepita per imparare, ragionare, comunicare e chissà, forse domani, pensare.
Ugo Morelli, in apertura, ha citato una riflessione degli autori, estrapolata dal capitolo "Leggere, parlare, ascoltare". La riflessione è questa: "Noi esseri umani parliamo per cambiare lo stato del mondo, esattamente come potremmo intraprendere un'azione fisica... Tutto ciò sarebbe fondamentale anche per un sistema automatico". E' il punto centrale della sfida. Una sfida che porta talvolta le scienze sociali, la fisica, la filosofia, applicate alla tecnologia, a punti di contiguità e "complicità" tali da impensierire gli stessi scienziati, e in genere gli intellettuali. Leonardo Sciascia, nel 1975, trasferendo in letteratura la scomparsa di Ettore Majorana, avvenuta nel 1938 e tuttora diversamente interpretata (fuga dal mondo? suicidio? incidente?) fu così impressionato da un saggio scritto dal grande fisico un anno prima della scomparsa, da trascriverlo in parte e addirittura provare a versificarlo.
Ecco Majorana che parla nel romanzo di Sciascia: "Non vi è nulla dal punto di vista strettamente scientifico che impedisca di considerare come plausibile che all'origine di avvenimenti umani possa trovarsi un fatto vitale egualmente semplice, invisibile e imprevedibile (come la disintegrazione di un atomo radioattivo, ndr). Se è così, come noi riteniamo, le leggi statistiche delle scienze sociali vedono accresciuto il loro ufficio che non è soltanto quello di stabilire empiricamente la risultante di un gran numero di cause sconosciute, ma soprattutto di dare della realtà una testimonianza immediata e concreta...". Gli studiosi di intelligenza artificiale, occupandosi di pensiero e di intelligenza, affrontano per altre vie la stessa questione della libertà umana, dei poteri della mente e del linguaggio o della natura dei processi mentali di insegnamento-apprendimento. Il pensiero è calcolo meccanico o processo di adattamento? E' giusto o no porre un limite al progresso?
"Macchine come noi", come un libro giallo, inizia con la scoperta di un cadavere, narrata attraverso le reazioni di chi ha fatto la scoperta: una donna delle pulizie, che nel 1954, in un pomeriggio d'estate, trova Alan Turing in casa sua, riverso sul letto, con in mano una mela sbocconcellata, all'arsenico. E' morto suicida o per errore? Fatto sta che è "scomparso": ha eluso la sfida, come Majorana. Se il movente è incerto, è certo invece l'evento. Il narratore, che non ha assistito all'evento, è un ipotetico Alan IV, macchina intelligente di tre generazioni più giovane di Turing, capace di scrivere (questo, nel terzo millennio, lo abbiamo accettato), ma anche, e soprattutto, di provare emozioni.
Una macchina può pensare e scrivere come un narratore? Può provare emozioni? Potrà agire per nostro conto? Potrà avere arti speciali? Questa domanda rappresenta l'oggetto del contendere tra gli ottimisti e i pessimisti, anche nelle serene discussioni del gruppo Akoé.
Come finirà? Staremo tutti a vedere, se ne avremo il tempo.

Yurij Castelfranchi - Oliviero Stock, Macchine come noi. La scommessa dell'intelligenza artificiale. Editori Laterza, 2000. 286 pagine, lire 24.000