Risate del
secolo
La satira
trentina:
tutta politica
e antitedesca
I bersagli
principali: "el divo
Alcide",
i cattolici, il mondo tedesco
|
|
|
|
Al principio uno dei
bersagli fu "el divo Alcide"
(Degasperi). Nasce dall'opposizione politica e
anticlericale la satira in Trentino, ad iniziare
da "Il Trentino che... ride"
quindicinale dal 1909 al 1910. Protagonista di
questo filone anticlericale e antimilitarista
Romano Joris, collaboratore di Cesare Battisti. I
giornalisti che hanno fatto ridere il Trentino
(alle spalle spesso anche degli altoatesini) sono
insigni: Eugenio Zaniboni (ricordato per aver
tradotto l'"Italianische Reise" di
Goethe), Carlo Belli (prime esperienze con
"La Rava" rivista umoristica di
Rovereto), Lionello Groff (socialista e studioso
di dialetto), Carlo Cimadom (poeta e scrittore),
Carlo Pacher (critico d'arte) Guido Bond
(umorista di trasmissioni in Rai). Di questi
protagonisti e di altre curiosità "da
ridere" racconta la mostra esposta fino al
29 giugno nella sede della Biblioteca comunale di
Trento, in via Roma (orario: 14.30 - 18.30).
-----------------------------------------------
di Alessandro
Dell'Aira
Una risata lunga più di un secolo. Giornali
satirici trentini dal 1895 alla fine del
Novecento, in vetrina per dieci giorni nei locali
della nuova Biblioteca comunale di via Roma. Un
giornalista e un bibliotecario di grande
esperienza, Gianni Faustini e Luciano Borrelli,
hanno selezionato il materiale e approntato il
catalogo, rinnovando l'appuntamento ormai
tradizionale con i documenti d'epoca: i fuochi
d'artificio nel '98, il ponte di San Lorenzo nel
'99, il Teatro Sociale nel 2000. Hanno presentato
il catalogo di questo materiale,
"povero" e deperibile quanto
insostituibile, Micaela Bertoldi, assessora alla
cultura e biblioteche, e Fabrizio Leonardelli,
dirigente del servizio biblioteca e archivio
storico.
Gli autori di testi e disegni erano
professionisti famosi, al riparo di pseudonimi
arguti, o personaggi del loro tempo, forse ormai
destinati a restare nell'ombra. Qualcuno uscì
baldanzosamente alla ribalta, come il farmacista
Giovanni Battista Gerloni.
----------------------------------------
Gli strali colpivano di preferenza i luoghi
comuni italiani e tedeschi, le piccole e grandi
rivalità provinciali, i grandi temi economici e
politici rapportati alla scala locale, la
speculazione e la dabbenaggine, il centralismo e
l'autonomia, contadini en Camp Trentin e
meze-camise al Café, cattolici interessi e
famiglie poverelle, con il responsabile che
tirava la pietra e nascondeva la mano, e in calce
dichiarava che il foglio "non ha inteso fare
allusioni di sorta e particolari". Ma dove
coglieva, lo sberleffo, coglieva. Ecco ad esempio
la strenna 1921 de "La Renga", con
l'anno nuovo bambino, simile a un Anzolim, che in
cima alla Torre del Duomo brandisce una penna di
pavone sotto il naso di una damina monumentale in
calosce, scortata da un maritone cilindrato e
intabarrato. Chi sono? Il simbolo della
"Rinascente" raffinatezza nazionale? O
una coppia fin troppo in vista della Trento bene
dei primi anni Venti? E' l'anno della canzone
leggera nazionale "Addio Signora" e
dell'amara rassegnazione al destino che vien. Il
sorriso fatale! Sdegnosa prima, vellicata poi, la
signora si accorge dell'Anzolim mentre il
consorte accigliato tiene il bastone da passeggio
spall'arm, con il pomo stretto nella mano
affondata in un tascone del pastrano. E sulla
punta del bastone, una sigla: Marius. Chi era
costui, che nello stile richiama il grande Arturo
Bonfanti e talvolta si trasforma in Aramis? Non
si sa, confida Borrelli: forse un tale Aramu, un
giovane ufficiale sardo di stanza a Trento che si
anagrammava il cognome a piacere (gli segnaliamo
al volo che un Mario Aramu nel 1930 attraversò
l'Atlantico con Italo Balbo). "La
Renga", pupazzettato umoristico che prendeva
il nome dal batocchio-aringa della campana della
Torre di Piazza Duomo, debuttò il primo di
aprile del 1920, per far festa al pesce, al colto
e all'incallita. Direttrice: Dolores de Panza.
----------------------------------------------
Tra le vignette più graffianti in esposizione,
quella dal "Merlo de Camp Trentin" del
settembre 1946, con il Ritorno del Crociato,
alias "el divo Alcide" Degasperi,
ritratto sotto il monumento di un Dante che dopo
l'accordo di Parigi con Grüber si sbraccia come
un pizzardone e non sa più da che parte tenere.
O quella del Povero Hotel Trento, l'antico, oggi
sede del Consiglio Provinciale, fatto a pezzi
dall'ascia della speculazione bancaria, con la
didascalia: "Intanto a smantellarlo
s'incomincia... Ma poi ci andrà a dormire la
Provincia".
Il catalogo di Gianni Faustini, una ricerca
inedita stampata dagli Artigianelli e distribuita
gratis al pubblico, percorre in pochi tratti
l'intera storia della stampa satirica trentina,
spaziando dalle firme famose alle testate dei
periodici: i poeti Carlo Nani e Bepi Mor, Eugenio
Zaniboni e Carlo Belli, Franco Gottardi e il suo
"Ser Paolo" - così chiamato dal
giullare di corte del principe vescovo Clesio -,
il foglio "El Vigili" - che valeva lire
mille ma si vendeva al prezzo di cinquanta
centesimi -, "Il Trentino che... ride",
con Pantalone che le piglia sempre e paga sempre,
il già ricordato "Merlo de Camp
Trentin", avversario nel secondo dopoguerra
di un redivivo "La Renga"; fino a
"L'osso sacro" e "La mela
marcia", che nei primi anni novanta escono
come supplemento di "Questotrentino".
Una risata che fa il verso a se stessa e muta
d'accento con i tempi, più lunga di un secolo.
|