|
Economia
& politica.
Da domani si cercano risposte
sulle rotte energetiche
Oro
rossonero
Petrolio ex
sovietico:
un convegno a Trento
di Alessandro Dell'Aira
|
Una
cartina della zona del mar
Caspio,
una nuova mecca petrolifera
stretta fra troppi stati
Sotto: benzina a un distributore
|
"Tra Europa, Asia e Medio Oriente:
il Caspio e le nuove vie del
petrolio". E' questo il titolo del
convegno internazionale che il Centro
Studi sulla Storia dell'Europa Orientale
ha messo in cantiere per domani e sabato
a Trento presso la Sala Rosa della
Regione. Interverranno esperti di livello
internazionale, tra cui Giovanni Bensi,
Nicola Pedde, Pietro Somaini, Donald
Jensen, Angela Spatharou. Si tratta del
quinto convegno che il Centro Studi
organizza da un anno e mezzo a questa
parte. Al centro del dibattito, questa
volta, c'è un'area geografica, quella
del Mar Caspio, che è andata assumendo
negli anni il ruolo e il rilievo di un
secondo Golfo Persico, per l'imponenza
delle risorse energetiche che possiede e
per gli interessi che vi confluiscono. Vi
si affacciano cinque paesi: Russia,
Azerbaigian, Iran, Turkmenistan,
Kazahstan. Ben diciassette, a tutt'oggi,
sono invece i consorzi internazionali che
in quest'area si contendono il mercato
del petrolio e del gas.
-------------------------------
di Alessandro Dell'Aira
Intorno alla metà dell'Ottocento, in una
lirica slavizzante dedicata "Ai
calunniatori della Russia",
Aleksandr Puskin si chiedeva:"Forse
i rivoli slavi confluiranno nel mare
russo?" La figura retorica alludeva
all'ignoranza dell'Occidente, incapace di
orientarsi di fronte alle tendenze
dirompenti del mondo slavo. Beffandosi di
Puskin, la storia sembra ostinarsi a
rispondere: no, niente mare russo. Quei
rivoli slavi oggi puntano altrove, più
decisi che mai: miliardi di tonnellate di
greggio che confluiscono in mari
multinazionali.
Alla perdita del controllo dell'area del
Caspio da parte dell'ex Urss, corrisponde
la crescita dell'influenza degli Usa. Un
controllo esercitato prevalentemente
attraverso le multinazionali. La Turchia
e l'Iran, disponibili a una partnership
commerciale con i paesi produttori,
chiedono royalties per autorizzare il
passaggio delle pipelines sui loro
territori. Alla presenza dell'Europa
occidentale, più attiva negli accordi
commerciali che in cultura e in
diplomazia, si affianca oggi, sul
versante asiatico dell'area caspica, la
presenza di Cina e Giappone. Gli scenari
geopolitici sono fluidi, fin troppo
condizionati dai ritmi del mercato,
mentre esistono altri approcci
praticabili, importanti e non secondari,
come quelli storici e culturali. Esiste
una via maestra, più che una dimensione:
quella dell'eurasismo, che può fare da
supporto alla liberazione della Russia da
uno stereotipo appiccicoso che la vuole
perennemente e irrimediabilmente afflitta
dall'incomprensione del mondo, vittima
della storia e prigioniera di un inverno
senza fine.
La teoria staliniana del popolo russo
"fratello maggiore" di tutti i
popoli dell'Urss, ebbe il suo seguito,
dopo il disgelo del 1956, nella ricetta
brezneviana della "comunione
unitaria degli uomini sovietici": il
patriottismo russo veniva fatto passare
per patriottismo sovietico, mentre quello
degli altri popoli veniva definito
"patriottismo borghese". La
"casa comune europea" di
Gorbaciov, nella ricerca dell'armonia con
l'Occidente, sembrò aver messo un argine
duraturo alle tendenze slavofile e
panslaviste. Dopo la tempesta della
guerra del Golfo, il rombo delle armi nei
Balcani ha fatto da colonna sonora
all'esplorazione diplomatica delle vie di
cooperazione internazionale: la
partnership per la pace, proposta a più
riprese alla Russia di Eltsin, ha subito
una brusca battuta d'arresto con
l'intervento della Nato contro la
Jugoslavia di Milosevic.
Al dispiegarsi e al confronto delle forze
in campo, negli ultimi dieci anni, si è
accompagnata nell'area caspica una fase
di investimenti aggressivi
dell'Occidente, concentrati sul petrolio
e sul gas. Ma se quest'area, di per sé
calda, è resa incandescente
dall'accaparramento delle risorse
energetiche, la mappa delle pipelines e
dei cosiddetti assi di transito degli
idrocarburi non è meno delicata e a
rischio. All'oleodotto aperto due anni fa
e che collega Baku con Supsa, porto
georgiano sul Mar Nero, si affiancherà
entro la fine dell'anno la nuova linea
Baku-Ceyhan, porto turco sul
Mediterraneo.
Questi rivoli "d'oro"
attraversano zone inquiete, confluendo
spesso con altri rivoli altrettanto
redditizi: la droga, le armi e le
provocazioni indotte, di supporto, in un
ingorgo che sembra puntare alla divisione
dei popoli dell'Eurasia da quelli
dell'Unione Europea, più che alla loro
confluenza culturale e politica in una
"casa comune".
|
|