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Libri.
Il racconto di una vita.
Paradossale
Il
mondo? Agli imbecilli
La
positiva filosofia di
Corrado Daldoss
Azienda, moglie
bolzanina, casa a Cirè
di Alessandro
Dell'Aira
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Filosofo, non sappiamo, ma imbecille,
padron Corrado Daldoss, si vanta di
esserlo stato e di esserlo ancora. Questo
è certo. Perché però continua a darsi
dell'imbecille a gran voce, e per
iscritto? Per vezzo? O per affermare un
paradosso? Di sicuro, lo fa per lanciare
un messaggio di imbecillità forte. Come
a dire: tutti quelli che come me si
sentono invasati dall'entusiasmo per i
sani principi, passano per imbecilli, e
allora auguro a tutti, amici e nemici, di
essere tanto imbecilli nella vita almeno
quanto lo sono stato io. E per ribadire
il concetto, ha scritto un quasi
manifesto: "Filosofia
dell'imbecille" (Curcu &
Genovese, 148 pagine, 24mila lire).
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Andiamo per gradi. Secondo Daldoss, vi
sono imbecilli positivi e imbecilli
negativi. Padron Corrado, in base alla
sua tabella, è un imbecille negativo.
Chi sono gli imbecilli negativi? Citiamo
da pagina 144: "Quelli che oggi,
consci delle difficoltà a cui vanno
incontro, hanno ancora il coraggio di
esercitare quei sani principi che una
volta ci insegnavano i nostri
genitori". Chi sono gli imbecilli
positivi? E' un po' meno immediato
comprenderlo, ma ci si arriva. E' certo
che si tratta del contrario degli
imbecilli negativi, altrimenti definiti
inflessibili, rigorosi, fedeli, mentre i
positivi sono gli imbecilli
ultracompromessi, arrivisti dichiarati,
pressappochisti, ad alto rischio di
inefficacia, forgiati dagli imbecilli
senza qualità che usano i mezzi di
comunicazione di massa per ricercare
(citiamo dalla stessa pagina) "le
debolezze umane al solo scopo di
raccattare denaro per sfornare
un'inquietante quantità di imbecilli
positivi".
Corrado Daldoss non è uno scrittore di
professione. Nessun problema: è uno
scrittore efficace. Ha cominciato nel
1943 come fresatore alla Caproni di
Gardolo, dopo aver lavorato allo
stabilimento milanese Caproni di Taliedo.
Con un compito preciso: alloggiare i
grilletti delle mitragliatrici di bordo
sulle cloche dei nostri caccia CR42.
Quattromila ricambi per una cinquantina
di aerei da combattimento, fuori
produzione. A guerra ormai sicuramente
persa: un'assurdità. Il ragazzo piantò
la Caproni e se ne andò a Piné, ci
rimise due mesi di paga che non ritirò
mai e appena possibile, con l'aiuto del
padre Tranquillo, inaugurò una
fabbrichetta:"Officina lavorazioni
meccaniche generiche", con cinque
macchine e senza mitragliatrici.
Riconvertito alla vita pacifica. Dai
ferri da stiro agli argani, alle
betoniere e alle maltiere progettate in
casa. E sempre a chiedersi: "Sono
normale o imbecille?". Corrado
incontra la sua Dolly, va a trovarla da
Trento a Bolzano tutte le domeniche, in
bicicletta. La sposa nell'estate del'46,
si motorizza ma non compra la nuova
Topolino amaranto. La benzina è
rincarata, meglio una vecchia Balilla
nera, di seconda mano, a tre marce.
Paperon de' Paperoni docet: i grandi
imperi nascono dai depositi. Pane, amore,
old economy e soldi da parte.
Dalle maltiere agli ascensori. Un passo
non breve, e tempi più lunghi di quelli
che oggi siamo disposti a misurare con
l'orologio dell'imbecillità positiva.
Nel 1971, venticinque anni dopo
l'acquisto della Balilla usata, nasce a
Trento la "Daldoss
Elevetronic", in via Muredei. Dopo
la crisi seguita agli anni del boom,
questa volta è la sparata di un amico di
famiglia a riconvertire la produzione.
Azienda di famiglia, consiglieri di
famiglia. Ascensori, why not, perché no?
Capitano Daldoss si prepara a varcare gli
oceani, senza cannoni puntati, anzi con
molta perplessità per il fumo
convogliato negli occhi dei coraggiosi
dai pirati di turno, a ogni latitudine e
longitudine. Nascono i primi Daldoss
Microlift made in Trentino, della
categoria dei montacarichi
"dumbwaiters": alla lettera
"camerieri muti", servitori
meccanici ai piani di alberghi,
ristoranti, uffici, aziende, comunità. E
poi le centraline elettroniche di
comando, con ombre e luci, alti e bassi
continui. Come negli ascensori.
Oggi, a Ciré di Pergine, la torre di
collaudo della Elevetronic domina la
superstrada della Valsugana. Fermiamoci
qui, sarebbe troppo lungo seguire Corrado
Daldoss in questo suo trionfo di
imbecillità. La ditta è passata ai
figli Luca e Carlo, con successo. Il
papà, che nella vita ha voluto fare di
tutto, oggi è in pensione e ama il suo
tempo libero, da spendere in piena
libertà. Ricordando una cosa: che
"il denaro è una cosa che piace a
tutti, e come tutte le cose che
piacciono, fa male". Come ben sapeva
quel nero del Sud Africa, dipendente del
suo amico Jack, che appena riceveva
"un meritato riconoscimento in
denaro diventava così felice, da
ritornare al lavoro soltanto quando aveva
terminato i soldi". A conti fatti,
filosoficamente parlando, e secondo la
tabella di Daldoss, quell'uomo era un
imbecille negativo a diciotto carati,
come padron Corrado. Filosofo certamente
no, ma così legato ai sani principi
paterni e materni, da ritenersi padrone
di se stesso.
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