Delitti
in strada
L'ultimo
brivido giallo?
E' un thriller stradale
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Dan
Simmons
autore di «Una strada
pericolosa» («Darwin's Blade»)
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di Alessandro
Dell'Aira
Avete presente le carambole di auto viste
dall'elicottero? Bene, scaldatevi con un
traffic game di quelli tosti e con due o
tre acrobazie da Real-Tv, poi affrontate
«Lungo una strada pericolosa»
(«Darwin's Blade»), l'ultimo thriller
del cinquantatreenne Dan Simmons,
pubblicato da Fanucci (il titolo italiano
è una metafora riduttiva: tutte le
strade oggi sono pericolose, si rischia
la vita anche sulle strisce). Uno dei
primi botti sull'asfalto è quello di
Darwin Minor, detto Dar, che con la sua
Acura NSX tampona di brutto una Mercedes
con due tipacci che vogliono farlo fuori
puntandogli addosso una Mac-10
automatica. Dar li spedisce in un
precipizio, mentre un elicottero di
Channel 5 (c'è pure in California) fa in
tempo a filmarli per il notiziario delle
sei. Come in un cartone di Willy il
Coyote, la Mercedes da due tonnellate
plana e manca l'elicottero per un soffio.
L'operatore zooma sul volto di quello col
cannone, che grida alla cinepresa il suo
canto del cigno. La scientifica, dopo un
esame attento del filmato, accerta la
frase: «Gave nooky», che in inglese non
vuol dire nulla ma in russo sì,
«Gavnuki» (su cosa voglia dire,
sorvoliamo). La storia va avanti,
finché...
Dar Minor (Mainor, come Maicrosoft),
investigatore di Palm Springs, non cessa
di stupire. E con lui Simmons, che ne è
l'inventore. Secondo Dar, tra varie
spiegazioni è quella più stupida che ha
maggiori possibilità di essere vera.
Questo aforisma è il «rasoio di
Darwin», che dà il titolo originale al
libro (il famoso rasoio di Occam
caldeggia la spiegazione più semplice,
non quella più stupida: ubi Maior, Minor
cessat, è il caso di dirlo). Simmons,
vecchia volpe della fantascienza e
dell'orrore, è noto anche in Italia
soprattutto per i suoi «Hyperion» e
«Endymion», pubblicati da Mondadori.
Dar, il suo ultimo eroe, si guadagna la
vita ricostruendo incidenti di ogni tipo
per conto delle compagnie di
assicurazione. A suo tempo ha ficcato il
naso anche nell'esplosione del
Challenger. Si intende di matematica,
logica, fisica, informatica. Ha perduto
moglie e figlio in un disastro aereo. Ha
tutti i requisiti per imporsi come un
cugino d'America del commissario
Montalbano. Ha il suo stesso tipo di
istinto, anche se non veste pullover old
fashion e si alimenta alla californiana.
E' un finto fast detective che si adatta
al momento, ora ai margini della legge,
ora all'ombra dei suoi tutori (quelli
anziani: i giovani lo ignorano, non hanno
rispetto per lui). Un investigatore
classico, al passo con la tecnologia e le
mafie internazionali.
Con «Darwin's Blade», Dan Simmons si
cimenta con un nuovo genere, legato a uno
dei nostri incubi metropolitani: il
traffico iperbolico, tra violenza e
motori. Gli scenari del thriller
stradale, che un tempo esigevano una
scuderia di superveicoli per i big del
crimine e dell'anticrimine (James Bond
insegna), si sono riempiti di mostri in
libera produzione, di ogni marca e di
ogni cilindrata, talvolta truccati per
gioco con razzi spaziali inesplosi
recuperati da uno sfasciacarrozze. Un
incubo che filtra perfino nel tinello o
in ufficio durante la pausa caffè.
Quando l'intrigo e il gioco si fanno
duri, Minor deve fare appello al sapere e
all'intuito, per avere ragione di
qualcosa che altrimenti lo soffocherebbe,
come in un box saturo di gas di scarico.
Ogni volta così: un guizzo al momento
giusto, per tirarsi fuori nell'azione e
nell'intreccio.
Il mondo è pieno di sinistri, una
miniera d'oro per chi li sa far fruttare.
L'incidente non è più di percorso, ha
finito di essere un evento sporadico, è
un accessorio permanente del business.
Simmons ci ha costruito intorno un'epica.
Non a caso, in questi ultimi mesi sta
leggendo e rileggendo i poemi omerici.
Quest'ultimo romanzo, inserito da Fanucci
nella nuova collana «Dark», curata da
Luca Briasco, è forse un'opera-ponte,
nell'insieme della sua vasta produzione.
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