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Un'immagine di Jorge Amado con la
moglie
Zelia Gattai, di famiglia
anarchica friulana
Un primo piano di Jorge Amado
che si è spento ieri a Bahia, la
sua città
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di Alessandro
Dell'Aira
Addio Amado,
inno all'anima
popolare di Bahia
Il
ritratto. Figlio di un latifondista si
schierò con la sinistra
Il grande vecchio di
Bahia, Jorge Amado, se n'è andato
l'altroieri sera alle sette. Stava
facendo fisioterapia. Aveva quasi
ottantanove anni (gli mancavano solo
quattro giorni) e non era stanco del
mondo. Scriveva da quando era studente:
ci ha lasciato trentacinque romanzi in
tutto, tradotti in quarantotto lingue,
stampati in cinquantadue paesi. Il primo
libro settant'anni fa: «Il Paese del
Carnevale». L'ultimo nel 1997: «Il
Miracolo degli Uccelli».
Il governatore di Salvador da Bahia ha
proclamato tre giorni di lutto pubblico.
Jorge ha disposto che le sue ceneri siano
disperse ai piedi di un albero di mango,
nel giardino della casa in cui viveva con
la moglie Zélia, gran cuoca e scrittrice
anche lei. Si erano sposati cinquantasei
anni fa, nel 1945.
20 milioni di copie vendute
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Venti milioni di copie vendute. Se la
letteratura serve a vendere libri, come
Hobsbawm ha detto una volta scherzando,
la musa di Amado ha scodellato più oro
della gallina di Creso. Se invece serve
all'umanità, per tutto ciò che
l'umanità vorrà farsene, pensiamo che
il corpo di Jorge si è consumato come
una pianta di cacao, disseccatasi dopo
aver fruttato quello che c'era da
fruttare. Di Jorge è rimasto ciò che
serve a chi resta, fosse anche solo
cioccolato, garofano e cannella.
Era figlio di un proprietario di terre di
Bahia. Nella fase storica brasiliana
dello Estado Novo, regime autoritario che
si diceva contrario al fascismo e non
amava le opposizioni (un regime
"alla brasiliana", per dirla
con lo stesso Jorge Amado), si schierò
con la sinistra. Fu arrestato per la
prima volta nel 1936. Una sua cronaca del
1937, Capitães de Areia, che parlava dei
bambini di strada, fu giudicata offensiva
per il buon nome del Brasile e bruciata
pubblicamente. Dopo l'esilio in
Argentina, fu deputato comunista dello
stato di San Paolo e si batté
soprattutto per la libertà di stampa.
Presto lasciò la politica attiva, partì
per l'Europa e si sposò con Zélia.
Uscì dal partito nel 1955.
L'Europa ha imparato e gustato il Brasile
soprattutto attraverso i romanzi di Jorge
Amado. I santoni e le divinità del
candomblé, i ragazzi dei morros e delle
favelas, i neri e i mulatti di Salvador,
il paesaggio e i cangaceiros del
Nord-Este, e poi la svolta della
letteratura gioiosa: i Turchi che
scoprono l'America, dona Flor e i suoi
due mariti, Gabriella garofano e cannella
(storia di un uomo danaroso che si
innamora della sua cuoca, la sposa, la
ripudia dopo un tradimento, la perdona e
la riassume come cuoca), in un trionfo di
colori e di aromi presenti, di fantasmi
irrequieti e di sarcasmo innocuo e
vitale, di strategia dello scherzo a fini
di catarsi esistenziale degli infelici
cronici, in un concentrato di materia
amena e sapiente, una materia che
acquista sempre più spazio nel
repertorio e nella dispensa di Jorge fino
a permettere a Paloma Amado di usare i
libri del padre come ingredienti, e di
scrivere a sua volta un libro di ricette
bahiane. Frutta, merende, cuscus di mais
e di tapioca, tortini di granchio,
stufato di frattaglie, feijoada.
Libri da leccarsi i baffi
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Cibi poveri e ricchi, gustosi al palato e
leggeri allo stomaco, per una letteratura
d'invenzione, popolata di gatti e di
rondini in amore, di femministe leggiadre
nel privato e determinate nel sociale,
perché passi anche la storia di Tieta
d'Agreste, la pastora di capre che corre
sulle dune del Sergipe verso un oceano di
acqua e di luce e vi legge il suo destino
fortunato di donna. Perché passi la
storia del santone Jubiabiá, che in vita
sua ha fatto tutti i mestieri e ha capito
come gira la ruota.
In Brasile e in Europa c'è pure chi non
li ama molto, i romanzi di Jorge, né i
film che ne hanno tratto, soprattutto i
film, per quel loro progetto di far
digerire all'Europa un Sudamerica di cui
l'Europa non sa quasi nulla di profondo.
E ama di più il Cinema Novo, e il
Brasile allegorico com'è stato
rappresentato da Glauber Rocha. Si tenga
conto però che nell'arte dello scrivere
in prosa il rapporto tra autore e
pubblico è sempre stato prevalentemente
fondato sulla digeribilità. Non tanto
per mietere allori e vendere milioni di
copie, ma perché il messaggio passi.
Quando si ha un libro in mano, come
quando si è a tavola, bisogna nutrirsi e
digerire. Cercare di non ingozzarsi di
precotti e rifritture. Stoicamente
astenersi dai magnifici piatti della
nouvelle cuisine, se poi, di nascosto, si
dovrà saccheggiare il frigorifero. Per
una vecchiaia felice.
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