Miną,
una vita contro
Da
Latinoamerica con padre Zanotelli
alla voglia di rifare anche la
politica
Incontri a Lavarone. Una rivista
di frontiera e l'amore sconfinato
per il sud del mondo. Un
giornalista si racconta in un
ritratto «in piedi»
|
A sinistra, il
giornalista e scrittore
Gianni Miną a Lavarone;
a destra, padre Zanotelli
che collabora alla
rivista, curata da Gianni
Miną, Latinoamerica |
|
|
di Alessandro
Dell'Aira
"Latinoamerica e tutti i sud del
mondo", la rivista di Gianni Miną,
si č allargata all'Africa, coinvolgendo
Alex Zanotelli, il comboniano dei
derelitti di Nairobi. Con altra stampa
alternativa, dą altra voce "a
un'umanitą che non ha voce". Lo ha
detto lo stesso Miną al Centro Congressi
di Lavarone. La rivista ha vent'anni, non
č nata ieri. E' una creatura di
Alessandra Riccio, attuale direttrice
responsabile. In origine era solo
Latinoamerica, di taglio accademico ed
elitario. La nuova serie, che mantiene
l'antica numerazione, cerca un pubblico
pił vasto.
--------------------------
Miną, 63 anni, uomo del sud e torinese
adottivo, in un momento precario della
sua carriera si č interrogato e si č
detto: me ne vado a Bahia.
Ed č partito con le scarpe da tennis e
gli occhi buoni, dietro a Vinicius de
Moraes, ex diplomatico brasiliano,
cantautore e poeta raffinato, e a un
certo Toquinho che a quei tempi non era
nessuno.
Il ragazzo era intellettualmente attratto
dal samba, dai cieli tersi dei tropici
venati di tristezza, incuriosito da
quella salamoia di gente poverissima,
tutt'altro che misera dentro, incapace,
nonostante tutto, di odiare la vita. Dal
Brasile, un'avventura e una nuvola dopo
l'altra, Gianni si sposta nel Messico,
un'altra America latina.
Una povertą diversa
Una povertą diversa, una faccia in pił
dello stesso dramma. Un dramma crudo,
onnipresente, che i signori
dell'informazione fingono di ignorare e
tingono di rosa pastello. Mezza America
desaparecida. La visione del giovane
viaggiatore, inviato speciale di se
stesso, prende forma per gradi al di lą
delle maschere di Rio, al di lą del Che
e degli Inti-Illimani, e dą corpo a quel
mezzo continente fantasma in un quadro
magmatico, apocalittico.
Chi ha fame ama il lusso, e chi ama la
miseria č intellettuale, ha detto uno
degli idoli del carnevale carioca,
Joazosinho Trinta. Una frase che ha fatto
discutere legioni di sociologi e
antropologi, non solo in Brasile. Come
possono i desaparecidos di tutti i sud
del mondo non sognare di trasferirsi e di
vivere in uno di quei paesi, una
trentina, dove si nasce si vive e si
muore con pochissimi rischi ineluttabili,
senza povertą o quasi?
I cinque milioni di homeless, i senza
casa degli Usa, visti dagli homeless del
resto del mondo sono dei privilegiati.
Secondo Fukuiama, la povertą č
destinata a sparire, a prosciugarsi. La
storia č finita, il neoliberismo ha
vinto. Una dimostrazione cinica,
paradossale, della sconfitta della
povertą consiste nella constatazione
altrettanto cinica e paradossale che i
poveri presto non saranno pił tali
perchč hanno perso la guerra. Al crollo
definitivo della povertą seguirą
l'inarrestabile sviluppo dei consumi su
scala mondiale. Intanto il club dei paesi
ricchi, che investe in capitale umano,
continua ad avere paura dei paesi peones
che non hanno niente.
Come Beppe Grillo
Miną, che nasce come cronista sportivo
ed stato direttore di TuttoSport, ha
fatto una lunga gavetta alla Rai. E' uno
dei mostri sacri del nostro giornalismo,
famoso per le sue storie blitz e i suoi
documentari, anche se, come Beppe Grillo,
resta escluso da quasi tutte le nostre
tribune ufficiali. Ma lui le cose che
vanno dette le dice lo stesso, con un
linguaggio che non ha niente da perdere:
fa giornalismo alternativo, in scarpe da
tennis, come Jannacci. Niente Rai?
Ciccia, c'č la BBC. Se il subcomandante
Marcos, che a Cittą del Messico ha
concesso solo quattro interviste, ha
scelto lui con Montalbįn, oltre a Le
Monde, Garcķa Marquez e alla rivista
politica messicana Proceso, una ragione
ci sarą.
Latinoamerica pubblica questa doppia
intervista di Miną e Montalbįn con
l'uomo senza volto del Chiapas, che non
un comandante come il Che perché su di
lui ci sono i capi degli eredi dei maya.
Aqui estamos. Eccoci qua, cronaca di una
marcia. Intorno a questa intervista
esclusiva ruotano interventi qualificati.
Tra gli altri, quelli di Frei Betto
(teologo della liberazione, ideatore del
Forum sociale mondiale di Porto Alegre),
di Sergio Buarque de Hollanda, Helena
Poniatowska, Walter Salles, Alicia
Martķnez Pardis, Ettore Masina, Pino
Cacucci, Mauro Sylos Labini.
Latinoamerica, perché la nuova serie?
«Abbiamo voluto una rivista capace di
informare fuori dai canali. Una rivista
alternativa fondata su un impegno
politico contrario alla logica
neoliberista».
Fuori dai canali vuol dire anche fuori da
Internet?
«Ci si oppone all'omologazione non solo
con i nuovi meccanismi, ma anche con
quelli tradizionali.
La rivista č in rete, comunque.
«Su Internet sono pessimista. Credo di
pił nella stampa alternativa».
Un mondo da rifare. E' possibile?
«In questo mondo un miliardo di persone
vive con un dollaro al giorno. Frei Betto
ha scritto per noi che si puņ costruire
una societą planetaria dove tutti
abbiano diritto a tutti i beni della
vita»
In due parole, il messaggio di Frei
Betto.
«Trasferisce la spiritualitą in
pensiero politico e mette in atto questo
pensiero nella sua opera di religioso e
intellettuale. I giornali brasiliani,
anche quelli conservatori, gli danno
spazio, non possono non darglielo».
Dareste spazio a Milingo?
«Perchč no».
Per quale messaggio?
«Per un messaggio di fede».
|
|