Il libro di
Margaret Miklautz è un album
fotofrafico sulle gesta epiche di
una dinastia europea
La saga dei nobili Lodron
lunga un secolo
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di Alessandro
Dell'Aira
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Due delle 500 foto contenute nel
libro
dedicato alla famiglia Lodron
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CINQUECENTOCINQUE FOTO e
quattro alberi genealogici. Coperta color
panna e nome del casato a lettere d'oro,
capitali, più l'emblema del leone irsuto
e linguacciuto, la coda intrecciata nel
nodo d'amore simbolo di unione tra
divinità e natura, come nel Collare
dell'Annunziata dei Savoia. Venerdì
scorso, nella sala stampa del Palazzo
della Provincia in Piazza Dante a Trento,
Margarete Miklautz, l'autrice, Alberto
Faustini, Gianni Poletti e l'assessore al
commercio e alla cooperazione Remo
Andreolli, hanno presentato «I Lodron
del Novecento».
In prima fila, il conte Nikolaus dei
Lodron von Himmelberg e Piberstein,
fotocopia a colori di Gary Cooper in
completo blu notte con tre pizzi di
fazzoletto rampanti dal taschino,
discreto e lusingato dall'esordio di
Alberto Faustini: i Lodron, dove sono
andati a finire?
«Die Lodron des 20. Jahrhunderts / I
Lodron del Novecento» è un album epico,
bilingue. Una fotobiografia secolare. Dal
leone dello stemma alle fotografie,
passando per i ritratti. Dalla storia
alla cronaca. Un lavoro di cesello,
durato due anni. Gianni Poletti,
presidente della cooperativa Il Chiese,
ha convinto Margarete Miklautz a
proseguire sulla via della mostra «Sulle
tracce dei Lodron», del 1999. Nel suo
bell'italiano, l'autrice ha ripercorso la
storia della sua fatica, una perla in
più per il patrimonio della comunità
trentina. Ad ascoltarla, in sala, tutti
coloro che in questi ultimi anni hanno
portato acqua ai mulini lodroniani di
mezza Europa, impegnati a creare un
vincolo emotivo, e commerciale, fra
quaranta comuni di Stiria, Carinzia,
Baviera e Trentino: fra loro Basilio
Mosca, direttore del Centro Studi
Judicaria di Storo, Roberto Codroico,
architetto e studioso della genealogia,
lo stesso Gianni Poletti, presidente
della cooperativa Il Chiese, che da
sempre si occupa del tema e ha introdotto
e curato la traduzione italiana di questo
libro.
I Lodron sono belli per tradizione, ed
europei. Altro che italiani a metà, come
dicono le malelingue. Uno dei più
blasonati Lodron - di nome Paride, detto
il Grande - era splendido come un fiore,
naturalmente. William Shakespeare, per il
dramma dei veronesi Romeo e Giulietta, si
ispirò alla "Istoria di due nobili
amanti" del vicentino Luigi Da
Porto, il quale favoleggia che i genitori
della fanciulla avessero adocchiato il
Paride, niente sapendo di Romeo. Dice la
balia di Giulietta: "He's a flower,
in faith, a very flower...". Si
potrebbe scrivere un libro solo su
questo. Per adesso, contentiamoci di una
posa del 1902, in cui il penultimo dei
Paridi, signore del maggiorascato del
fedecommesso di primogenitura di Gmünd,
nato a Trento in Via Calepina, immerso
fino al collo nella tinozza da bagno, il
taglio di capelli all'Umberta, i baffi a
manubrio, lo sguardo saettante da leone
impunito, sorride al fotografo che lo sta
immortalando. Del signor conte non si
vede che la testa, quasi l'avessero
appena ghigliottinato.
Guerrieri, capitani, vescovi principi,
dignitari di corte. Alcuni gloriosi,
altri no, volpi o leoni, scriteriati o
geniali, navigati o in erba. Per esempio
c'è Georg Carletto Lodron von Himmelberg
e Piberstein, un po' sdentato, dodicenne,
l'ultimo in assoluto, che con il berretto
alla Binda o alla Fonzie, la visiera
calata sulla nuca, sorride e promette: se
trovo una cara moglie avrò sicuramente
molti figli maschi.
E le contesse Lodron, bellissime anche
loro, alcune sfortunate: Meny, morta di
tifo a Roma nel 1941, a diciassette anni;
le longeve Luisa e Giuseppina, autentica
protagonista, quest'ultima, di
rocambolesche avventure nel corso della
seconda guerra mondiale, morta a Nogaredo
nel giugno scorso, lucidissima fino
all'ultimo, animatrice di un progetto
Comenius di gemellaggio fra tre scuole
europee, quelle di Storo in Trentino,
Zolling in Baviera e Gmünd in Carinzia.
«I Lodron del Novecento» non si può
riassumere. Va sfogliato, e a ogni foto
va messo da parte per una divagazione. Le
fotobiografie sono tra i libri più
difficili da leggere. Non perché ci sia
poco da leggere, ma perché c'è sempre
molto da distrarsi, nel senso più
autentico e ampio della parola.
Margarete MIKLAUTZ, Die Lodron des
20. Jahrhunderts / I Lodron del Novecento.
Introduzione e traduzione di Gianni
Poletti. Edito da Cooperativa Il Chiese
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