LA
STRADA DELL'AVVENIRE
L'aiuto
ai quechua in Perù: una
scuola e un collegamento
col mondo
STORIE DI VOLONTARI
di Alessandro
Dell'Aira
|
|
Sopra: un'immagine della
protagonista del libro
Vittoria Savio con la
piccola Catalina
A sinistra: una delle
foto pubblicate del
bolzanino Franco Tutino
|
DICONO IN PERÙ che tutte
le strade portano a Lima.
E' un detto di altri
tempi, che ci suona
familiare perché così
si diceva di Roma quando
l'Italia aveva un sistema
viario essenziale. Quando
sono troppe, le strade si
aggrovigliano e le
smarriamo. Più ne
smarriamo e più ce ne
servono. Non è solo
metafora. Un esempio:
più strade ci sono, più
cresce la domanda di auto
fuoristrada.
Questa storia è narrata
nel libro
dell'antropologa Gisella
Evangelisti «Una vita
firmata», presentato a
Trento qualche giorno fa
dall'autrice alla
libreria di «Samuele» a
Villa Sant'Ignazio. E' la
storia di una donna di
Torino, Vittoria Savio,
insegnante di matematica
e sindacalista non più
giovane, trasferitasi tra
i quechua del Perù per i
troppi dolori che la vita
può arrecare al corpo e
all'anima. Vittoria è
arrivata in Perù
diciassette anni fa. Ha
ritrovato la sua ragione
di vita in una delle 4500
comunità contadine del
Perù, più isolata delle
altre per carenza di
strade. Se ai tempi degli
Incas la mancanza di
strade e di collegamenti
agevoli era compensata
dalle tradizioni fondate
sulla reciprocità e la
solidarietà,
l'isolamento oggi
condanna i contadini
all'emarginazione.
Vittoria arriva ad
Ayaviri da volontaria
della cooperazione
internazionale, su un
trenino giallo e rosso.
La prima cosa importante
che impara a Supaypampa,
dove giunge dopo dieci
ore di cammino, è che si
può fare il fuoco con lo
sterco di vacca. Quando
si piomba così in un
posto senza strade e ci
si ferma a dormire, il
minimo che può succedere
è che la gente ti
ignori. Al sesto
fiammifero sprecato, con
le dita gelate dal
freddo, Vittoria si
accorge che due occhi la
stanno guardando. Presto
quegli occhi diventano
dieci. Cos'è venuta a
fare una
"gringa" in
quel posto senza strade?
I primi due occhi sono
quelli della piccola
Catalina, che dopo aver
insegnato alla gringa a
sopravvivere diventa sua
allieva. A Supaypampa la
scuola c'è dove farla,
ma otto bambini su dieci
non ci vanno. Ben presto
Vittoria rimpiazza il
maestro. Difende i
contadini dalle angherie
di un proprietario
terriero e da chi lo
sostiene. Convoglia i
fondi della cooperazione
verso un progetto di
strada, rispolverando le
sue competenze di
matematica. Ha l'incarico
di amministrare poche
decine di milioni di lire
di un progetto italiano.
Monta una capanna di
quaranta metri quadrati e
la chiama "El
Porvenir",
l'Avvenire. Per
agganciarsi alla
camionabile ha
cinquantacinque
chilometri di strada da
costruire. Aiutata da
Catalina, bada al
cantiere e ai
rifornimenti. Ma i fondi
della cooperazione,
bruciati dall'inflazione,
finiscono quando mancano
quattro chilometri alla
camionabile. La storia
non dice quanti soldi
mancassero, ma pensiamo
che fossero meno di
quanto non valga un
nostro fuoristrada usato,
mai uscito di città,
pronto a passare di mano
per la quarta volta a
causa della linea
obsoleta della
carrozzeria. Ed ecco la
frase chiave del libro di
Gisella Evangelisti:
"Ogni vita, anche
semplice, qualunque sia
il lavoro svolto, in
qualunque parte del
mondo, sempreché
dignitoso, può diventare
un'opera d'arte. Allora
perché accontentarsi di
comprare maglioni
firmati, se si può avere
una vita firmata?"
La storia di Vittoria e
Catalina è iniziata nel
Perù del presidente
Alberto Kenyo Fujimori,
affermatosi alle elezioni
del 1990 sul romanziere
Juan Vargas Llosa.
Fujimori, detto El Chino
per le sue origini
orientali, nel 1992
scioglie le camere e si
autoproclama presidente.
Dopo una ribellione dei
senderisti fa marcia
indietro e indice le
elezioni, si allea con la
nuova maggioranza e
ottiene 44 seggi su 80.
E' eletto per la seconda
volta nel 1995 e per la
terza nel maggio del
2000, finché a
settembre, travolto dalla
sua stessa politica e
dalle malefatte del suo
braccio destro
Montesinos, fugge in
Giappone. Il suo
programma economico ha
portato il paese al
disastro. Lima è
cresciuta mostruosamente,
la miseria si è
moltiplicata. Ai semafori
gli ambulanti vendono
palline di gomma; i
bambini di strada sognano
i panini di McDonald, e
soprattutto di non essere
cacciati fuori prima di
pagarli. "I poveri
devono
autoliberarsi", ha
detto El Chino prima di
scappare con la cassa.
Ora il presidente è
Toledo, un indio andino
di famiglia poverissima
che ha studiato negli Usa
ed è diventato
economista.
Coraggio, Vittoria e
Catalina. Ancora due
chilometri e la vostra
strada raggiungerà la
camionabile. Manca poco
al "destino",
in spagnolo destinazione.
Forse per questo, per
esorcizzare l'avvenire
con l'ottimismo della
volontà, Vittoria Savio
ha chiamato
"Porvenir" il
suo cantiere. La sua
opera d'arte, quando
sarà pronta? E se fare
una strada si può, nelle
condizioni in cui lei e
Catalina l'hanno
progettata e voluta,
chissà che presto non
possa cambiare anche il
Perù.
GISELLA EVANGELISTI
Una vita firmata
ED. Del Noce, 2002, 12,91
euro
Gisella Evangelisti
lavora dal 1985 in
America Latina come
consulente dell'Unicef ed
è esperta di
cooperazione
internazionale, con
particolare attenzione
per le problematiche
legate alla donna e
all'educazione
interculturale. A Trento
per presentare il suo
libro «Una vita
firmata», racconta la
storia di Vittoria Savio,
professoressa che da
venti anni opera tra i
quechua in Perù. Dopo la
presentazione a Villa
Sant'Ignazio, oggi del
libro si parla anche
all'Istituto regionale di
ricerca sociale di
Trento, in piazza Santa
Maria Maggiore, alle ore
16.
|