|
Qui sopra, don Rogger e Cavada
durante la presentazione; sotto,
un reperto emerso nel sotterraneo
|
VIGILIO,
che sorprese!
Nei
sotterranei del Duomo emerge un tesoro di
cripta
Archeologia. Illustrata una ricerca che
ridisegna la storia di Trento
di Alessandro
Dell'Aira
MONSIGNOR ROGGER è il genius loci
dell'antica basilica vigiliana di Trento.
Abita a due passi dal Duomo e conosce una
per una le memorie del sottosuolo, le
pietruzze dei muri, le iscrizioni delle
lapidi, le mille tessere sparse dei
mosaici ricomposti. Ha dedicato metà dei
suoi anni alla riscoperta e alla
restituzione al culto e alla città di un
autentico gioiello: l'antico edificio
cultuale al di sotto della
"nuova" chiesa, del tutto
dimenticato fino agli anni Sessanta del
secolo scorso. Monsignor Iginio Rogger ha
seguito i lavori giorni per giorno, ha
tenuto un preciso diario degli scavi, ha
cercato la consulenza dei migliori
specialisti stranieri. Insieme con Enrico
Cavada, funzionario provinciale e
incaricato di Archeologia medievale
presso la facoltà di lettere trentina,
ha ora curato i due volumi su storia,
archeologia e reperti della basilica, che
saranno presentati domani alle 17 presso
la sede dell'ente che ha concorso a
finanziarne la pubblicazione, la Banca di
Trento e Bolzano in via Mantova 19, alla
presenza di monsignor Luigi Bressan,
arcivescovo di Trento, Lorenzo Dellai,
presidente della Provincia, e Claudio
Demattè, presidente della BTB.
Abbiamo chiesto a monsignor Rogger se la
vicinanza fisica ed emotiva con i luoghi
sacri che ha riscoperto e studiato abbia
reso più semplice il suo lavoro di
archeologo e storico.
"No", ci ha risposto. "La
scienza esige distacco. Questa vicinanza,
semmai, ha reso il compito più
complesso. E' più facile che uno
studioso formatosi altrove, messo a
contatto con una realtà che non gli è
nota, veda le cose con occhi più acuti e
scopra nessi che a noi sembrano scontati.
Questo non vale solo per gli scienziati,
vale per tutti e in tutte le circostanze.
Sto pensando ai trentini che girano il
mondo e fanno fatica a interessarsi a
quello che hanno sotto gli occhi, nella
nostra terra".
"La sua più grande
soddisfazione?".
"Essere partito dalla 'Passio' di
San Vigilio, cioè dal documento
agiografico che narra la sua vita, di
almeno due secoli posteriore alla sua
presenza storica a Trento, e avere
riscontrato l'attendibilità del dato
documentale a confronto con quello
archeologico. Queste pietre ora è come
se parlassero."
Altrettanta soddisfazione si avverte
nelle parole di Enrico Cavada: che valore
aggiunto c'è in questa pubblicazione,
per quanto riguarda la storia del
Trentino e delle sue relazioni
territoriali?
"Anzitutto è importante aver messo
in luce le analogie tra la basilica
ambrosiana di Milano e quella vigiliana
di Trento. Vigilio fu inviato qui da
Ambrogio.
L'edificio di culto in cui venne sepolto
sorse come basilica fin dall'inizio, sui
resti di un edificio romano di uso
incerto. Possiamo affermarlo con certezza
grazie all'iscrizione funeraria del
presbitero Metronio, custode del tempio,
rinvenuta nel corso degli scavi".
Una basilica sui resti di un edificio
cittadino più antico?
"Ecco un'altra caratteristica
rilevante di questa basilica: l'aver
contribuito a riorganizzare lo spazio
urbano, l'essere stata un polo di
sviluppo per la città dei secoli a
venire.
Il dato archeologico ci ha anche
consentito di accertare come Vigilio non
provenisse da Aquileia, ma fosse
piuttosto legato al vescovo Ambrogio e
agli ambienti milanesi".
----------------------------
Quarant'anni di lavoro coronati da una
pubblicazione pregevole anche sotto
l'aspetto tipografico. Il primo
interessamento si deve allo scomparso
arcivescovo Gottardi, che nel 1964
autorizzò alcuni saggi di scavo sotto il
duomo. La prima documentazione risale
agli articoli pubblicati sulla rivista
"Studi Trentini di Scienze
Storiche" nel 1974. Il contributo
ricordato più volentieri da monsignor
Rogger è quello dell'austriaco Gerhard
Seebach, uno specialista che negli anni
Novanta ha consentito di individuare ben
quattordici livelli successivi di
rimaneggiamento tra l'era cristiana e
quella romanica di Adamo d'Arogno.
Gli elementi riemersi del duomo del XIII
secolo, le sepolture illustri, le memorie
dei martiri e dello stesso Vigilio hanno
preso forma durante gli scavi, nel corso
dei quali si è anche rinvenuto materiale
romano come recipienti e manufatti di
vetro, vasellame, anfore, lucerne,
monete. La cripta, occultata nel 1740 da
lavori di ristrutturazione, è stata
riportata alla luce.
Con il procedere dell'indagine è emerso
via via anche il dato urbanistico e cioè
il forte nesso funzionale tra la
popolazione della civitas e la chiesa
episcopale eretta fuori delle mura, nel
rispetto della legge romana delle
sepolture. L'archeologia ha dato perfetto
riscontro alla distinzione esistente
nella "Passio", tra ecclesia e
basilica. Questo uso degli spazi è
attestato anche a Milano, Aosta, Brescia,
Verona e Aquileia. Non è noto in che
modo Vigilio potè disporre dell'area nei
pressi della Porta Veronensis, per
edificare la basilica in cui sarebbe
stato sepolto con i martiri anauniensi
Sisinio Martirio e Alessandro.
E' certo invece che introdusse a Trento
un'usanza, già presente altrove: quella
delle sepolture ad sanctos, a ridosso di
importanti reliquie. Lo avevano fatto
Ambrogio a Milano ed Eusebio a Vercelli.
Non è possibile condensare in poche
righe la complessità e l'importanza dei
dati emersi dallo scavo.
Ricordiamo i nomi di coloro che, oltre a
Iginio Rogger ed Enrico Cavada, curatori
della pubblicazione, e al già menzionato
Gerhard Seebach, hanno contribuito alla
stesura dell'opera, dedicata alla memoria
di Alessandro Maria Gottardi: Roberta
Oberosler, Barbara Kainrath e Harald
Stadler, Danilo Mazzoleni, Sergio Tavano,
Paola Porta, Giovanna Fogliari e Roberta
Zuech. Gli indici sono di Anna Zangarini.
Un'ottima occasione per documentarsi è
la visita guidata alla basilica vigiliana
che sabato 20 aprile, il giorno dopo la
presentazione del volume, monsignor
Iginio Roger ed Enrico Cavada offriranno,
rispettivamente alle 15 e alle 16.30.
|
|