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ARCHEOGIALLO
Frau: come e
perché hanno
spostato le colonne d'Ercole
di Alessandro Dell'Aira
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FATE
CONTO che da un momento
all'altro qualcosa di
imprevedibile, sovrumano,
mai visto si abbatta sul
Mediterraneo occidentale:
uno schiaffo di Posidone,
un asteroide, uno
tsunami, una scrollata di
placche continentali. Se
a dare l'allarme non c'è
la Cnn, o un angelo
radioamatore, o un
telegrafista di guardia,
o una vedetta arrampicata
su una torre, o se in
cima a un qualsiasi
nuraghe non c'è una
sentinella sarda che se
ne accorga, la notizia ai
posteri chi la dà?
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Se questo è vero, se
qualcosa del genere è accaduto - come è
certo che un cataclisma si sia abbattuto
sul Mediterraneo nella seconda metà del
secondo millennio avanti Cristo - la
Sardegna antica non potrebbe essere
Atlantide? Dov'è la prova che Ercole si
fermò a Gibilterra? Le sue colonne non
potevano stare tra Sicilia e Africa, dove
c'era il confine tra le acque fenicie e
le acque greche e i fondali si alzavano a
pelo di chiglia più di oggi? E se non
stavano a Gibilterra, quelle colonne, chi
le ha spostate a Ovest, quando e perché?
Così la pensa Sergio Frau, che scrive
per La Repubblica da più di un quarto di
secolo e ha pubblicato di recente
"Le Colonne d'Ercole.
Un'inchiesta", per l'editore Nur
Neon della capitale. Fattosi le ossa sui
supplementi patinati, il giornalista di
oggi è una grande firma della cultura.
Di padre sardo e madre bergamasca, va per
libri usati a Porta Portese da quando era
bambino. Oggi continua a raccogliere
prove su una certezza che ha in mente ma
non riesce a dimostrare in modo
inconfutabile. Se mai ci riuscirà sarà
l'uomo più felice del mondo. O forse no,
felice è oggi che l'inchiesta non è
chiusa. Quando Frau abbia concepito
questa teoria non lo dice. Ma una cosa è
certa: ha una passione smodata per la
Sardegna dell'infanzia, un tarlo nelle
viscere che non è nostalgia né saudade
e tortura tutti gli isolani mancati. In
una notte di luna nuova potrebbe averle
spostate lui quelle colonne. A maggior
gloria della Sardegna. Per fare un
dispetto a Eratostene, rettore della
biblioteca di Alessandria, che sottomano
aveva più libri di lui.
Eratostene di Cirene: il grande indiziato
dell'inchiesta. A spostare laggiù le
colonne è stato lui, scrive Frau,
novanta su cento, con tutto quel che ne
è seguito. Anzitutto la confusione tra
l'Oceano ignoto e l'Atlantico (intendendo
per tale il Mediterraneo Occidentale),
felice prima del cataclisma, con al
centro l'isola mitica e fortunata degli
Shardana, valorosissimo popolo del mare
di cui resta il ricordo nei bronzetti
nuragici. Inoltre l'occhiuto Eratostene,
in difetto di informazione sul
cataclisma, diffidente di tutto e di
tutti, anche di Omero, ha costretto
all'esilio molti antichi miti greci.
La tesi di Frau è suggestiva, diluita in
un librone avvincente, antiaccademico e
apparentemente svagato, ricco di
intuizioni. Il modo più comodo per
riassumerne il contenuto è citare i
sottotitoli (quattro) dell'inchiesta. La
prima Geografia, tutt'altra Storia. Come,
quando e perché la Frontiera di
Herakles/Milqart, dio dell'Occidente,
slittò per sempre a Gibilterra.
Riapertura ufficiale del procedimento per
la restituzione delle Colonne d'Ercole al
Canale di Sicilia, confine di mostri e
paure per i Greci più antichi. Verbale
di ripristino dell'antico toponimo Insula
Atlantis all'Iperborea Sardegna, vera
Tartesso, Tiro d'Occidente, Madre
d'Europa e del Tramonto. A rafforzare la
tesi, sulla copertina c'è una
rappresentazione del Mediterraneo visto
dal cielo di Damasco, con al centro
l'Anatolia, Creta e il Peloponneso, dove
il canale di Sicilia è stretto e
insidioso, con Malta a intralciare il
passo, mentre Sardegna, Corsica e Baleari
si allargano beate nell'Atlantico
nostrano, tra le prime e le seconde
Colonne. Tutt'altra geografia.
Sergio Frau. Le
Colonne d'Ercole, un'inchiesta. Nur Neon,
Roma 2002. 772 pagine, 30 euro.
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