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 CULTURA
IN LIBRERIA
L'uomo tra scienza e meraviglia
Maurizio Dapor al «Rosmini» parla dell'intelligenza della vita


di Alessandro Dell'Aira

  S'È APERTO ieri a Trento in via Dordi un nuovo ciclo di incontri organizzato dall'Associazione Culturale "Antonio Rosmini", con la presentazione di un saggio pubblicato di recente dal fisico roveretano Maurizio Dapor, ricercatore all'ITC-Irst di Povo: "L'intelligenza della vita. Dal caos all'uomo" (Springer, Milano 2002).

Lia De Finis, presidente dell'Associazione, ha portato i saluti della direttrice dell'Irst Luigia Carlucci Aiello, impegnata in un congresso a Siena, ed ha richiamato le ultime conversazioni promosse dal Centro su temi di fisica con gli interventi qualificati di Renzo Leonardi, Mirko Elena e Oliviero Stock. Fabio Chianese, scienziato cognitivo e docente all'università di Trento, nel presentare Dapor ha descritto l'architettura del libro che in modo semplice e accattivante affronta molti problemi scientifici che riguardano la complessità organizzata.
Ridurre i fenomeni osservabili alle leggi chimico-fisiche, ha ricordato Chianese, è una preoccupazione comune alle scienze occidentali dal Seicento in poi, come nel caso della tendenza unificazionista tra fisica quantistica e chimica delle valenze. Il filo di pensiero che parte dal dualismo cartesiano (res cogitans-res extensa) ha messo in crisi Cartesio ma non ha ancora offerto soluzioni in grado di superarne i limiti. La fisica ha modificato e adattato gli strumenti di indagine ai progressi della chimica, ma non è equipaggiata abbastanza da comprendere i fenomeni naturali e il rapporto tra mente e cervello.
Maurizio Dapor ha esordito accennando all'importanza della contemplazione e della meraviglia, il miglior sentimento di chi ama interrogarsi sulla vita e porsi dei perché. La fisica è la madre di tutte le scienze ma ancora balbetta e non sa descrivere in autonomia la natura e i fenomeni.
Alcuni fisici non esitano a dirsi confusi e sconcertati per la complessità dell'ordinario, che si tratti di un mal di denti o del sapore agro di un limone. Sentiamo tutti allo stesso modo? La creazione, fossili compresi, non potrebbe risalire a cinque minuti fa? Non saremo tutti e del tutto privi di coscienza, come gli zombie? La fisica, ha osservato Dapor citando Valentino Braitenberg che ha introdotto il suo saggio, è solo un insieme di informazioni che ci mettono in grado di sopravvivere. Sicché il difetto di coscienza forse agevola la riproduzione degli esseri inconsapevoli che realizzano progetti, come la vespa solitaria, le formiche o le api (chissà, nel caso degli umani potremmo dire il rovescio: la pratica della progettazione coatta ipnotizza i barlumi di coscienza vigile). Pensiamo ai geni che si servono di noi per garantire una vita più lunga ai loro nuclei attivi. L'intenzionalità non sembra richiedere consapevolezza: secondo Steven Pinker la mente umana è vittima di una chiusura cognitiva.
Non siamo angeli, siamo organismi. Non abbiamo a portata di mano spiegazioni sicure. L'evoluzione dell'homo sapiens ha richiesto miliardi di anni. Come possiamo misurare la complessità? Forse attraverso il concetto di profondità, ha concluso Dapor, che lascia al caso un ruolo cruciale. Senza per questo rinunciare alla curiosità, alla meraviglia e all'amore per i fenomeni della natura.




 
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