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 CULTURA
 
Lingua & cibo
Tutti a tavola
con Folengo

di Alessandro Dell'Aira



  IL MANTOVANO FOLENGO, alias Merlin Cocai, mai invitato ai Festivaletteratura. Non si è profeti in patria.
Sicché alle feste in suo onore con deliziosi pasticci e frittelle ci pensano da tempo a Bassano del Grappa e Campese, dove l'inventore del latino macaronico si spense nel 1541.



Chiuso il festival di Mantova, la sesta edizione della grande abbuffata, in tempi di astinenza letteraria e di inizio delle scuole si aprirà in pompa magna nel chiostro del monastero della Santa Croce a Campese il dodicesimo festival gastronomico-culturale dedicato a Teofilo Folengo, autore dell'Opus Macaronicum. "A tavola con Merlin Cocai", colloqui e conviti ideati e coordinati da Otello Fabris, battagliero difensore del patrimonio culturale di Bassano, studioso di storia dell'alimentazione e direttore dei "Quaderni folenghiani". Incontri in calendario fino al prossimo febbraio, nel cuore del carnevale 2003. Se ne gusteranno delle belle.
Dopo i tornei medievali alla corte degli Ezzelini quest'anno tocca ai mestieri, alle arti e alle carriere dei tempi folenghiani. Vini di uva locale, musica antica, selvaggina e pesci rari, declamazioni, salse misteriose, dolci precolombiani di qui, pani in via di estinzione come le salse, celebrazioni a cura dell'Associazione Amici di Merlin Cocai e dei ristoratori bassanesi, ribattezzati Macaronicorum Ristoratorum Baxanensium Collegium. Ricette tratte dai versi di Folengo e dagli scritti di due cuochi papali e cardinalizi. Arrosto di cinghiale al pistacchio con fiori d'arancio, gnocchi di formaggio in brodo di starne, raffinatezze inaudite di ars lecatoria fra Breganze, Solagna, Romano d'Ezzelino, Bassano, Castelfranco, il lago di Velo d'Astico e Marostica. Il tutto in nome del prodigioso umanista nato da una famiglia della piccola nobiltà devota ai Gonzaga, benedettino coltissimo e umanista creativo. La sua vicenda intellettuale spazia fra le tesi di Lutero e i preparativi del Concilio di Trento. Quando lascia il chiostro per Venezia Teofilo è già famoso nel suo ambiente e si guadagna la vita come precettore. Per qualche anno viaggia per la penisola, finché l'amore per l'eremo non lo induce a rientrare in convento, a una spiritualità conciliabile con il fascino per le arti, le carriere e i mestieri. Amico di Ariosto e di Vittoria Colonna, pioniere in Sicilia del teatro moderno, gli piacque trattare la letteratura e la lingua come un artigiano, come il vasaio e il fornaio manipolano l'argilla e la pasta. Cantore di giganti da strada e gaglioffi da taverna, dell'arte dei formaggiai, degli ortolani, fu un grande impastatore della parola, come lo furono Rabelais, Gadda, Pasolini. Il consorzio tra cultura e gastronomia è sempre vincente. Specie quando con Teofilo Folengo il pasticciare è un'arte e il macaronico uno stile.



 
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