TRENTINO ON THE WEB
Quelle informiche, nel loro
piccolo...
Probovirus
Fabio Vettori
è in rete da tempo (www.anthesi.com/Vettori/default.htm). Il suo index, classico,
della Anthesi, risale all'agosto del 1996. Le
altre pagine sono più aggiornate e tutte
indicizzate, come la prima. Gli animaletti d'inchiostro
di china si sono evoluti in formiche informatiche,
le informiche.
Il nome è nostro, e ci teniamo a dirlo non per
il copyright, ma per assumerci ogni
responsabilità civile, penale e digitale.
Saremmo anche disposti a scommettere che alcune
delle informiche di Fabio Vettori presto si
muoveranno, come le caricature eccellenti del
sito di Forattini (www.forattini.it).
Pure allo stato statico, tuttavia, le informiche
si agitano. Il loro motto è l'attivismo, la
cooperazione, la sfida moderata all'impossibile.
In primavera il loro papà le ha portate a
Stoccarda, a una fiera regionalista europea, e lo
stand del Trentino ha spopolato. Già allora
Fabio era contento delle sue legioni. Ora ha
deciso di sottoporle al marchio di qualità ISO
9002. Le vuole doc, come i tapiri similoro, i
leonidoro, i telegatti, i lupialberti. Le vuole
allevare in rete, vivaci, docili, fedeli, antenne
Telpat, niente acido formico ma neanche
informiche dolciastre, e meno che mai piagnone.
Le mitiche informitiche trentine.
Anche le informiche però nel loro piccolo
piangono, si scaldano e a volte di peggio. Come
tutti noi. Prova ne sia (ma non è certo) che il
buon Fabio da qualche tempo si aggira all'imbrunire
tra i massi e i menhir della ruina dantesca che
nel fianco di qua da Trento l'Adige percosse. Si
dirà: è il posto sbagliato, non è dimensionato,
là tira aria di gigantismo nella natura e nell'arte,
non ci sono alberi e anche se fosse le informiche
trentine hanno un aplomb perfetto e non possono
inalberarsi. A dispetto delle radici. Comunque
sia, chiunque abbia ragione, che le formiche
siano metafore apocalittiche e le informiche
imenotteri integrati, papà Fabio le capirebbe al
volo. In questo sito che per adesso è solo una
vetrina, e tra poco sarà un negozio virtuale,
sulla porta c'è il titolare bianco e nero default
che fa gli onori di casa. Di tre quarti, bonario
e paternalista, aria e colletto aperto stile Dick
Bogarde della serie "Doctor in the House".
Compatibile con gli oggetti del sito, così vuole
il galateo, la netiquette, e in qualche
modo anche l'ipersintassi del web.
Ha pure lasciato una
dedica agli ospiti, voilà, di traverso. In alto,
nel frame di sinistra, c'è un'informica stizzosa
che tiene sulla spalla una stilo gocciolante,
minacciosa quanto un bazooka virtuale, nel suo
piccolo, e sottobraccio ha i rotoli da geometra.
Settantotto file, diciotto cartelle, in totale
mezzo mega. Un sito spartano, come il titolare.
Agende, biglietti d'auguri, calendari, carta da
lettera, cartoline puzzle e tutte d'un pezzo,
minibiglietti, poster, T-Shirt. L'unico oggetto a
colori è il poster "Mountain bike",
stesse tinte pastello della targa dello studio
Vettori a pianoterra in Salita Manci, a due passi
da casa ma più infrattato sul Fersina in
direzione di Mesiano.
E' ovale (la targa, non lo studio), tipo quelle d'ottone
ma di ceramica color panna, con al centro un
formicone out, semplice, disinformato, pacioccone,
che se ne sta seduto sotto le stelle su una sedia
impagliata, a disegnare se stesso mentre marcia
con piglio militare, in apparenza diretto a
Oltrecastello ma verso dove di preciso non si sa,
forse a Insectopìa, invaghito della principessa
Bala, generoso e un po' sballato come Z la
formica (Antz) di Jeffrey Katzenberg. Nel suo
piccolo.
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