LO SBARCO DI COLOMBO genera una grande
curiosità nel Vecchio mondo, che è
anche crisi d'identità per la presa
d'atto della presenza di un continente
imprevisto e inesplorato sulla rotta
occidentale per le Indie.
Mentre l'umanesimo italiano non si
sottrae al dialogo con la Sublime Porta,
i sovrani cattolici spagnoli nel 1492
esultano per il coincidere dell'impresa
fortunata delle tre caravelle con
l'espulsione dei Mori da Granada. Il papa
media tra Spagna e Portogallo e nel 1494
con il trattato di Tordesillas fissa una
linea precisa di demarcazione tra le aree
di pertinenza dei conquistadores dei due
paesi iberici. I padri francescani,
gesuiti, domenicani varcano l'Atlantico
su rotte insidiose e imprevedibili quanto
le vie terrestri per l'Asia e i vari
approcci con l'Africa. Diversi sono gli
ambiti di evangelizzazione dei tre ordini
religiosi, diverso lo stile
organizzativo, diversa la relazione con
le corone dei due paesi iberici,
unificati sotto gli Asburgo dal 1580 al
1640. Al concilio di Trento non erano
intervenuti i vescovi delle diocesi
d'oltremare, tenuti deliberatamente
lontani da una questione tutta europea
che rischiava di complicarsi se estesa
alla compatibilità fra la sacra dottrina
e l'istituto della schiavitù.
Queste sono le premesse del libro
"Gli eroi del Río de la Plata"
di Plinio Marotta, pubblicato di recente
dalla Casa editrice Panorama di Trento
nella collana per i ragazzi, con i
profitti interamente devoluti a favore
dell'Unicef. Il testo, illustrato da
Pierluigi Negriolli, narra dell'epopea
dei gesuiti che sottraggono i guaraní
del Paraguay alle atrocità compiute
dagli encomenderos, gli spietati
avventurieri spagnoli.
Il libro è scritto per gli adolescenti
ma possiede un impianto narrativo adatto
anche ai giovani e agli adulti. Marotta
ha insegnato nel Liceo italiano di Madrid
e poi in quello di Buenos Aires. Ciò gli
ha permesso di studiare sul campo le
fascinose testimonianze monumentali della
cosiddetta repubblica gesuitica del
Paraguay e di mettere a frutto lo studio
delle fonti storiche. Ne è derivata
un'epopea della Compagnia di Gesù, della
tenacia dei padri, della loro forte
disciplina interna, della loro autonomia
dalla corona spagnola che li portò
spesso a distinguersi dai francescani,
interessati all'edificazione degli indios
e degli schiavi deportati dall'Africa, e
dai domenicani, che si adoperarono in
difesa dell'ortodossia e delle gerarchie
ecclesiastiche. I gesuiti, agendo con
molta autonomia, sottrassero i guaraní
alle sfrenatezze degli avventurieri.
Convinsero gli indios a corrispondere in
forma volontaria alla corona spagnola un
tributo che consentisse loro di sottrarsi
alle deportazioni e al lavoro forzato e
di vivere in pace in comunità
autogestite. Questa linea d'azione
alimentò tuttavia in Europa le voci
sull'indebito arricchimento della
Compagnia, dovuto alla mancata
corresponsione dei tributi e al controllo
diretto delle attività e del lavoro
degli indios.
Una delle figure più importanti
dell'epoca, ricordate anche da Marotta,
è quella del gesuita tirolese Anton
Sepp, di origini aristocratiche, nato a
Caldaro, educato a Vienna e nel 1689
destinato al Paraguay dove morì nel
1733. Anton Sepp sviluppò nei guaraní
le arti della scultura e della musica
apprese in Tirolo e alla corte imperiale.
Fu lui a introdurre a Yapeyú, oggi in
territorio argentino, la passione per
l'arpa e per altri strumenti. La
repubblica dei guaraní e le missioni
gesuitiche del Paraguay, attive fino al
1768, furono ricordate con ammirazione da
grandi autori del passato come Ludovico
Antonio Muratori, Voltaire, Buffon,
Chateaubriand, e additate come un modello
di società felice in cui le donne e gli
uomini vivevano in pace, liberi dal
bisogno e dai cacciatori di schiavi.
Plinio Marotta
Gli eroi del Río de la Plata
Panorama Ragazzi, Trento, 174 pagg., 7
euro
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