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L'affresco del
Castello di Avio.
con il motto dei Castelbarco
«Sia che pò» citato dal
Petrarca
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DALLE RIME SPARSE
L'OSCURO MOTTO ora svelato
«Sia che
pò»: interpretato come detto popolare,
è un verso del Petrarca
Castello di Avio. Tra gli affreschi di
fanti e amanti aleggia la cabala
di Alessandro
Dell'Aira
IL CASTELLO DI SABBIONARA ha mille anni.
Ne sappiamo qualcosa di scritto dal 1053,
quando il Castellum Ava accolse
Gotschalk, il monaco benedettino bavarese
che aveva traversato le Alpi per
trafugare le reliquie di Santa Anastasia
a Verona. La posizione strategica, ai
confini del principato vescovile con il
territorio degli Scaligeri, ne fece
presto un punto di incontro di culture. A
quanto si dice, ai tempi dei Castelbarco
il maniero di Avio ospitò l'altissimo
Dante Alighieri. Il ramo locale della
famiglia si estinse nel 1411, e solo nel
1664 il ceppo degli antichi proprietari
ne riprese possesso. Ma le nebbie della
storia offuscano lo splendore dei
monumenti blasonati, e agli inizi
dell'Ottocento il glorioso castello
fornì ai Castelbarco i materiali per la
ricostruzione della Villa di Loppio,
strapazzata dalle truppe napoleoniche.
Chi visita oggi il Castello di
Sabbionara, gestito dal Fondo per
l'Ambiente Italiano, è attratto dal
ciclo figurativo degli affreschi
restaurati in collaborazione con la
Provincia Autonoma di Trento, con motivi
cabalistici, scene di guerra rarefatta e
d'amore sublimato. Ma sul senso
complessivo del ciclo si continua a
riflettere.
Ciò che stiamo per dire è una
riflessione da visitatore estemporaneo.
Ci interessa un dettaglio della parete
est della Stanza delle Guardie, dove
l'affresco è diviso in due fasce. Nella
fascia alta c'è quello che si dice un
campo lungo sul castello di Sabbionara,
con due schiere di guerrieri che si
fronteggiano allo scoperto in un dolce
paesaggio collinare. Nella fascia bassa
c'è quello che si dice un piano
ravvicinato della battaglia. Zoomando
sulla destra, si nota che il fante più
timoroso si ripara dal mento alle
ginocchia dietro lo scudo, e che lo scudo
ha un motto: SIA CHE PO. Che vuol dire?
Le guide spiegano: sia che po sta per
"Sia quel che sia", "Vada
come vada". Il senso del motto, che
ritorna sullo scudo ovale di un altro
fante, sarebbe un residuo della parlata
dell'epoca, o l'allusione a oscure
contese locali.
Fidiamoci delle suggestioni. SIA CHE PO,
sul momento, ci è sembrato un bel motto
salvascudo. Ci ricordava qualcosa, ma
cosa? Non è motto da Sala delle Guardie,
non esprime intenzioni bellicose. Ne
abbiamo fatto la scritta salvaschermo
animata del computer. Ci abbiamo preso
gusto e abbiamo interrogato un motore di
ricerca Internet. Siamo finiti sulle Rime
Sparse di Francesco Petrarca, sonetto
168. Per dirla in chiaro, Messer
Francesco si rivolge a Madonna Laura che
non è più mentre Amore gli manda un
dolce pensiero quasi a fare da segretario
galante, per illuderlo e spingerlo a
sperare. Mai come ora è il momento,
coraggio. Tra verità e menzogna lui vive
inquieto e non sa che credere. Il tempo
passa e lo specchio annuncia una stagione
contraria alla promessa di lei e alla
speranza di lui. Conclusione: "Or
sia che pò: già sol io non invecchio; /
già per etate il mio desir non varia: /
ben temo il viver breve che
n'avanza."
Chissà se l'Alighieri ha dormito davvero
a Sabbionara. Ma certo ad Avio abita
ancora Francesco Petrarca. Il tempo
fugge, i frattempi non passano. Il
frattempo è la pausa non misurabile che
sta tra i sì e i no che riceviamo sul
muso da chi amiamo senza fortuna. E
siccome il muso è lo scudo dell'anima,
sia che po è il confine tra promesse e
speranze.
Gli ultimi Castelbarco hanno adottato il
motto come di famiglia, ignari della
fonte da cui discende. Il cavaliere in
lotta con il drago della parete sud
esalta la sfida degli amori perduti nella
Casa delle Guardie di Sabbionara.
Cabalistico e petrarchesco ora suona
anche Mama, il nome amoroso del paesino
da cui escono gli armati della parete
nord che si misurano coi guerrieri dei
Castelbarco. Dolci eterni frattempi,
lunghi una vita o un battito di ciglia,
sui musi e sugli scudi, sotto e dentro le
mura di Troia assediata, nei saloni dei
castelli cortesi o nei metri quadri
contati dei feticci urbani condominiali.
Mai come ora l'amore ci dice che è
pronto, insegna Petrarca, e invece non è
ancora pronto. Ti conosco da due minuti e
mi sembra di amarti da un anno. D'altra
parte, sostiene Tabucchi, si sta facendo
sempre più tardi. Come il guerriero di
Sabbionara, siamo sempre e ovunque alla
fine o all'inizio di una storia pubblica
o privata. SIA CHE PO, nel frattempo, e
nell'attesa non facciamoci del male.
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