IL
GESUITA
che studiò i vulcani
Maestro di Martino Martini,
Athanasius Kircher
già nel 1638
sfidò lo Stromboli
«Mundus Subterraneus»:
studio scritto sul campo
Il gesuita tedesco Athanasius
Kircher |
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«Mundus Subterraneus»:Il Vesuvio (1665)
Martino
Martini, gesuita e scienziato
trentino |
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di
Alessandro
Dell'Aira
ATHANASIUS KIRCHER, inventore della lanterna
magica al tempo delle candele, maestro di Martino
Martini nel collegio romano della Compagnia di
Gesù, alla fine di marzo del 1638 era di ritorno
da Malta e fu testimone diretto dell'eruzione
contemporanea di due vulcani, lo Stromboli e
l'Etna. Partito dalla Sicilia con alcuni
pescatori alla volta di Sant'Eufemia in Calabria,
siccome il mare s'era guastato restò qualche
giorno al largo di Milazzo fra le Eolie e il Capo
Vaticano, in un triangolo del Tirreno che
potremmo definire "di Kircher".
Di questa sua esperienza lasciò traccia
nell'opera illustrata «Mundus Subterraneus»,
con altre avventure estreme come quella della
discesa nel cratere del Vesuvio per eseguire
delle misurazioni. L'ansia di Kircher di sfidare
il vulcano fu pari a quella di Plinio il Vecchio,
disperso in mare nel golfo di Napoli nei tragici
giorni di Ercolano e Pompei.
Fra le eruzioni dello Stromboli, quella del 27
marzo 1638 è registrata come violenta ma non
parossistica, con emissione di ceneri e senza
flussi lavici. La testimonianza oculare del
gesuita potrebbe però far pensare che in quei
giorni il materiale incandescente dello Stromboli
finisse in mare a rivoli come oggi lungo la
Sciara del Fuoco e fosse visibile a distanza di
notte, sia pure per un tempo limitato. Lo stesso
Kircher ricorda che mentre era in mare con i
pescatori si verificò uno sciame di scosse
sismiche che scossero la costa calabra. La città
più colpita fu Nicastro, dove secondo una
relazione dell'epoca i morti furono più di 500.
Il giorno 28, domenica delle Palme, un'altra
scossa lo sorprese nel cortile del collegio di
Tropea.
I vulcani attivi degli ultimi diecimila anni sono
più di millecinquecento, il tre per cento dei
quali entra in eruzione ogni anno. La conoscenza
della storia recente dei vulcani a pericolosità
immediata, come l'Etna e lo Stromboli, può
rivelarsi di grande utilità, per quanto empirica
e priva di valore scientifico. Si sa per esempio
che nel 1631 il Vesuvio fece registrare colate
piroclastiche, mentre dell'eruzione dell'Etna del
1669 è rimasto un affresco nella cattedrale di
Catania. Quella del 1693, sempre dell'Etna,
contemporanea al sisma che si abbattè su Noto,
è testimoniata da alcune incisioni tedesche di
qualche anno dopo.
Il Mundus Subterraneus, pubblicato nel 1665, è
un libro strepitoso e indimenticabile, che
utilizza schede compilate nel corso di più di
trent'anni, con notizie di eventi e reperti
spesso recuperati durante ricognizioni personali,
come nel caso delle "ossa di giganti"
delle grotte di Maredolce presso Palermo. Un
grande apporto Kircher lo ebbe da confratelli ed
ex allievi. Martino Martini, ad esempio, nel
febbraio del 1654 gli scrisse da Bruxelles e tra
l'altro lo ringraziò perché si era visto citato
in un'altra opera monumentale, l'Ars Magnetica,
per le sue osservazioni sulla declinazione
dell'ago della bussola registrate durante la
navigazione oceanica verso la Cina e trasmesse
tempestivamente al "maestro
amatissimo". Ed è probabile che negli anni
romani il "tirolese" Martino gli avesse
offerto lo spunto per una notizia pubblicata nel
Mundus Subterraneus: quella di un lago
imprecisato dei monti di Trento (che richiama
alla mente la leggenda di Erdemolo e Pisorno), un
lago che a gettarvi una pietra s'intorbida e
nello stesso istante si scatenano la grandine e
la pioggia.
Gli strumenti di oggi, le stazioni come quella
montata a tempo di record in questi giorni
nell'isola di Stromboli, consentiranno il
monitoraggio e la creazione di archivi immensi
per l'efficacia della protezione civile anche
nelle previsioni. A bordo degli elicotteri,
davanti agli schermi dei computer, dietro i modem
degli inviati speciali ci sono uomini e donne che
continuano a stupirsi come i naturalisti del
passato. La rappresentazione del fenomeno è
scientifica, mediata dalle macchine, sistematica.
Tutt'altra cosa rispetto all'approccio di un
tempo. Ma l'emozione dei testimoni odierni, e
l'attrazione magnetica che provano di fronte alle
ferite-feritoie della terra che calpestano o che
sorvolano e da cui sgorga la forza e la materia
del Mondo Sotterraneo, resta immutata.
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