Filosofia
e città
Gli incontri a Trento
Ora sono usciti gli atti
IN LIBRERIA
di Alessandro
Dell'Aira
E' stato presentato nei giorni scorsi al pubblico
il volume "I filosofi e la città",
edito nella collana Labirinti dal Dipartimento di
scienze filologiche e storiche dell'Università
di Trento, che in questi ultimi dieci anni ha
prodotto una sessantina di titoli.
Si tratta degli atti di un ciclo di lezioni e
incontri pubblici promossi nel 2000 e 2001 in
occasione della nascita del corso di laurea in
filosofia alla facoltà di lettere. L'ispiratore
e curatore del volume è Nestore Pirillo,
filosofo e docente dell'università di Trento,
che in vista del ciclo di incontri ha organizzato
un convegno su Giordano Bruno. Il ciclo vero e
proprio comprendeva tre sequenze, la prima delle
quali rivolta a studenti e studiosi, le altre due
allargate alla cittadinanza. La struttura
triadica si conserva nel volume, con
l'aggregazione tematica dei saggi: psicoanalisi,
nichilismo e teoria critica; diritto, morale,
antropologia, scienza tedesca; storia della
filosofia fra tradizione nazionale, mondi locali
e globalizzazione.
Il ciclo ha dato e il libro dà spazio a giovani
ricercatori e a studiosi affermati, tra cui Remo
Bodei, Giuseppe Cacciatore e Walter Tega, in un
quadro variegato e stimolante non solo per il
nuovo corso di studi, ma anche per il ruolo
pubblico dei filosofi e della filosofia, in una
sorta di gioco di specchi - per rifarci al titolo
di un altro fortunato ciclo di incontri
territoriali trentini - che contamina livelli
diversi di sapere: il livello accademico, quello
dei liberi studi e la cultura civile. Questo
approccio si manifesta con chiarezza nel saggio
di Yan Chunyou, che in chiave divulgativa
affronta il tema della filosofia occidentale
vista dalla mentalità cinese. L'attenzione per
il mondo locale è testimoniata da uno studio
sull'età di Rosmini, di Gianni Gentilini, in cui
si fa la storia di un gruppo di sacerdoti
trentini impegnati a rivendicare e a diffondere
il principio di una religione "libera di
comunicarsi al cuore de' popoli senza
l'intermezzo de' prìncipi e de' governi",
alla ricerca di un rapporto possibile tra scienza
e religione negli anni in cui muovono i primi
passi il cooperativismo e il cristianesimo
sociale. Altrove, come nel saggio di Francesco
D'Esposito, si studiano i primi rapporti tra
calvinismo e capitalismo, con il superamento
della condanna preconcetta del denaro e del
commercio nel dialogo tra scolastici e
calvinisti, come nel caso di Marco Palescandolo,
il padre teatino che condanna l'usura ma non il
profitto da capitale e alla fine del Cinquecento
traduce in un "Trattato de' cambi" gli
interessi di mercanti e banchieri genovesi per i
guadagni generati dal movimento monetario.
Gli interventi che abbiamo riassunto, uno di
taglio storico sui gruppi intellettuali locali,
l'altro di ambito economico corrispondente
all'area di circolazione della lettera di cambio,
sono solo due battute di quella che Pirillo ha
definito una "conversazione civile tra
università e cittadinanza". La formula
intellettuale e la scelta delle tematiche,
ispirate al modello di università aperta, hanno
generato qualità e consenso anche in passato.
Questi due anni di dibattito sulla prudenza e
sulla saggezza ma anche sulle abilità tecniche
fanno parte della storia culturale della città.
Lo stesso Kant implicitamente suggerisce di
promuovere occasioni del genere, ricorda Pirillo,
quando antepone l'analisi delle regole della
fenomenologia all'indagine sui fondamenti delle
regole.
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