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La mente svelata
Giulio
Tononi,
trentino dentro il cervello
La scienza. Un libro del ricercatore
sulle relazioni tra intelligenza e
coscienza |
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di Alessandro
Dell'Aira
IL
CERVELLO DELL'UOMO è la
misura di tutte le cose. Trenta miliardi di
cellule al servizio del mondo e dei sogni. Ma il
cervello può capire qualcosa di sé? Le
neuroscienze sono l'ultima frontiera, esordisce
lo scienziato trentino Giulio Tononi in «Galileo
e il fotodiodo», della Laterza. Tre lezioni
vere, tenute a gennaio di quest'anno presso
l'Università Cattolica di Roma. Tononi insegna
psichiatria nell'università del Wisconsin ed è
autore di un altro fortunato saggio scritto con
Gerald Edelmann, «Un universo di coscienza».
La coscienza che medita sull'esperienza è
riflessiva e spesso autocosciente. Il cielo
stellato sopra e la legge dentro, come diceva
Kant. L'eterno (o provvisorio?) problema è come
spiegare tutto questo.
Il sogno di don Rodrigo non è quello di
Nabucodonosor ma l'uno e l'altro sogno sono
fatti, come insegnava Freud, di residui elaborati
di coscienza diurna, di cui non si sa bene come
organizzare i pezzi.
Il lascito di Freud. Tononi
recupera dal lascito di Freud una lezione: se il
cervello è fatto di parti, il mistero della
coscienza sarà svelato quando capiremo quale
delle sue parti è fondamentale per la coscienza.
Nell'Ottocento si capì che era la corteccia, nel
Novecento si precisò che era l'interno della
corteccia. E oggi? Oggi si studiano gli
arcipelaghi cerebrali, nella convinzione, diciamo
così, che ce ne siano di particolarmente svegli.
Si studia anche il cervelletto, che in 150 grammi
racchiude 50 miliardi di neuroni, contro i 30
miliardi del cervello che pesa un chilo.
Attenzione però: i neuroni del cervelletto non
sono svegli come quelli del cervello, tanto è
vero che chi ha subito l'asportazione chirurgica
del cervelletto e ha il cervello in ordine non
coordina i movimenti ma conserva pressoché
inalterata l'esperienza cosciente. L'esatto
contrario è lo stato vegetativo di chi ha subito
un danno alla corteccia cerebrale.
La corteccia riposa. Quando
dormiamo la corteccia cerebrale non riposa.
Diciamo che non ha tempo per farlo. L'unico lusso
che si concede è di funzionare a intermittenza
come i fari, tranne che nella fase cosiddetta
REM, in cui si sogna con una certa coscienza di
sognare, se è vero che quando ci svegliano di
botto dalla fase REM ricordiamo quasi sempre i
nostri sogni.
La costituzione materiale del pensiero non sembra
alla portata dei teorici. La teoria, spiega
Tononi nella prima lezione (L'uno e i molti), è
la Cenerentola delle neuroscienze. Ma come nella
favola, la teoria negletta forse un giorno
finirà per spuntarla sulle scienze empiriche sue
aride sorellastre. In verità Tononi dice
"feroci".
Le sue lezioni. Le belle e
chiare lezioni di Tononi sono come intermezzi fra
i tredici capitoli. La seconda lezione (Misurare
la coscienza), il cuore del libro, segue i
capitoli dedicati da una parte a Galileo (inteso
come soggetto-cavia), dall'altra ai due problemi
principali della coscienza. Il primo è di sapere
perché c'è esperienza cosciente. Il secondo è
di identificare in quali condizioni si verifica
una data esperienza. Ed ecco che entra in scena
il fotodiodo, spiegato a nuora, e cioè al povero
e ignaro Galileo espertissimo di lenti e propenso
ai ragionamenti, perché intenda la suocera, e
cioè il lettore medio dotato di televisione e
pensiero che non ha più confidenza con
riflessione scientifica e filosofica
sull'esperienza.
Il piccolo circuito. Il
fotodiodo è un piccolo circuito elettrico con
una resistenza variabile. Elementare, Galileo:
più luce c'è e più corrente passa attraverso
il fotodiodo, che non si annoia mai a differenza
di Galileo e degli scolari di qualsiasi bancata.
Non si annoia, il fotodiodo, perché non è
cosciente dell'esperienza. Così come non si
annoiano certe cellule umane, fotodiodi biologici
del cervello.
Ma una telecamera, con il suo milione di
fotodiodi, si annoia? Qual è la soglia
quantitativa di fotodiodi, o di cellule,
necessaria per annoiarsi o per ragionare?
La differenza tra il cervello di Galileo e una
telecamera è semplice: il cervello è un sistema
integrato pensante, la telecamera no. Il cervello
di Galileo, in quanto umano, ha le parti che
interagiscono perché quello che accade a una
parte del sistema si ripercuote sul resto del
sistema. Nella telecamera no.
Ciò che conta, in altre parole, è avere
coscienza di cosa si sta riprendendo o
registrando, e di cosa si vuol fare del
risultato.
La complessità. La
coscienza è complessità, ovvero informazione
integrata. Il cervello, diversamente dal cuore,
dal fegato, dai polmoni, ha un'altissima
capacità di integrare le informazioni. Fin qui
è tutto chiaro. Meno chiaro, come sanno anche i
teorici, è dove sta il segreto quantitativo
della qualità totale. Più brillanti, dal punto
di vista teorico e non pratico, risultano il
principio (e la fine) di Giordano Bruno. Secondo
il quale, come ricorda Tononi, "sostanza è
possanza".
Brucerai il mio cervello ma non la mia idea.
Sarà ermetico come principio, ma è libero.
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Giulio Tononi, Galileo e il
fotodiodo.
Cervello, complessità e coscienza.
Editori Laterza, Roma-Bari, 2003. 144 pagine, 12
euro.
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