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 CULTURA



Maggiani,
una vertigine a Campiglio

L'INCONTRO / Stasera lo scrittore



di Alessandro Dell'Aira



 






L'amore è sempre vertigine. È quello che pensa Maurizio Maggiani, splendido cinquantenne di Castelnuovo Magra, scrittore di punta di Feltrinelli, Premio Viareggio e Selezione Campiello nel 1995 con "Il coraggio del pettirosso". È stato invitato a Madonna di Campiglio nell'ambito del programma estivo dedicato agli incontri con gli autori. Oggi alle 18 terrà la sua conversazione con il pubblico nello storico Golf Hotel.

AL CENTRO DEL POMERIGGIO sarà l'ultimo best seller di Maggiani, "È stata una vertigine", con un solo protagonista e una storia d'amore in tredici quadri, anzi in tredici pezzi. Avanti e indietro nel tempo da un cinema di provincia degli anni cinquanta a una serie di storie e luoghi sparsi tra cui la genovese piazza Alimonda, per finire con un matrimonio del 1961, anzi con la foto del 1961 della zia Cesarina vestita da sposa, una vita vissuta senza mai uscire dal raggio massimo di venti metri. "È stata una vertigine" si chiude con questa foto di nozze senza lo sposo, dove lo sposo non serve e c'è solo la sposa vestita di bianco con la madre e una vecchia contadina. In copertina altre mani, le mani di un uomo che stringono una donna alla vita, un dettaglio sfocato come i ricordi infantili.

La vita è una partita a Monopoli. Il romanzo nel titolo allude a una scena e a una canzone dal famoso film di Luchino Visconti " Le notti bianche". Parte dal primo turbamento di un bambino che da grande finirà per associare all'amore quella sensazione indistinta di vuoto e di pieno, di smarrimento e di calore improvvisi, mentre le zie che lo hanno portato al cinema si stringono ai fidanzati e il nipotino con la coda dell'occhio si divide tra quanto accade sul grande schermo di fronte a lui e in scala minore a tre dimensioni sulle poltrone accanto a lui.

******************

Piove sul Golf Hotel ed è quasi ora di pranzo.

Maggiani, ci perdoni ma il ritornello della canzone "Scusami", dal film "Le notti bianche" di Luchino Visconti ce lo ricordiamo in un altro modo. "È stata una vertigine, un falso batticuor..." Un po' diverso da "È stata una vertigine, tenerti stretta al cuor...", come lei ricorda. Non le pare?

Tutto è possibile. Ma sa, i ricordi infantili sono sacri e io ricordo così. Però...

Però?

Sa che mi ha telefonato Gino Latilla per dirmi anche lui che...

Allora ricordavo bene?

Sì. Ma che importa. Io ricordo "tenerti stretta al cuor". E poi ai falsi batticuori non ci ho mai creduto. E neanche Gino Latilla dava a vedere di crederci, quando nel 1957 a Sanremo cantava "Scusami" con Tonina Torrielli. Poi sposò Carla Boni da cui si è separato di recente, ma questa è un'altra storia. Il batticuore di chi si incontra e si attrae è sempre vero.

Allora non crede neppure a quello che sostiene Alberoni quando distingue tra innamoramento e amore?

Non sono Alberoni, mi dispiace.

E non crede neppure alla teoria medievale di Andrea Cappellano, della serie, in soldoni, che quando uno e una pèrdono reciprocamente la testa vivono in uno stato di imbecillità transitoria?

Neppure questo. L'imbecillità se del caso è permanente.

A
llora ci dica la differenza che c'è tra l'amore della sua generazione e quello dei suoi genitori.

Guardi, mio padre e mia madre sono sposati da cinquantacinque anni e penso che in tutto si siano scambiati tre o quattro parole d'amore. Noi no, noi abbiamo avuto il grande lusso e il grande privilegio di un sacco di tempo libero e ancora "ci struggiamo" - per non dire altro - in grandi disquisizioni e dichiarazioni d'amore.

L'amore, più lo nomini e meno lo vivi...

Sì. L'oggetto del desiderio, meno lo nomini e più lo possiedi.

Quando lei si guarda alle spalle si ritiene fortunato o sfortunato?

Sono stato fortunato, assolutamente. Faccio un lavoro che mi piace. Lavoro come voglio e quando voglio. Pensi, che so, ai ragazzi e alle ragazze dei call center che ripetono sempre le stesse cose o a quelli che hanno un'occupazione a scadenza... Se ci penso sono stato fortunato. Se ho avuto dei dolori me li sono cercati.

Lei dice di essere un buon imprenditore di se stesso.

Ma quando mai. Ho detto "imprenditore", non un buon imprenditore. Sono un piccolo imprenditore dell'amore. I miei tredici pezzi d'amore sono una piccola impresa. E poi, se vogliamo parlare di libri c'è crisi: quest'anno credo che se ne siano venduti l'8 per cento in meno.

La stagnazione di oggi influisce anche sull'amore?

Tutto sommato credo di no. "È stata una vertigine" ha venduto quarantamila copie.

Maggiani, intendevo l'amore eterno, non le vertigini passate prossime...




 
 
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