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CULTURA |
IL
«MUSEO»,
80 anni di storia
Parla Calì: «Una fortuna vivere dentro
e fuori l'ateneo. Come voleva Prodi»
Una struttura non per conservare ma per
investire sulla comunità Le nuove
frontiere tecnologiche
di Alessandro
Dell'Aira |
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1923-2003.
Gli ottant'anni di un Museo in gamba sono
un bell'evento da festeggiare in vista
del centenario. Il compleanno che si
festeggia in questi giorni è del Museo
storico in Trento, con una serie di
celebrazioni, appuntamenti e proposte.
Nato come Museo del Risorgimento, fu
ospitato nel Castello del Buonconsiglio
in omaggio alla memoria di Cesare
Battisti. Oggi è quella che si definisce
una Onlus, Organizzazione non lucrativa
di interesse sociale.
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QUESTO MUSEO è solido come
una persona che ha speso se stessa per
una causa, per un'idea, per valori solidi
e radicati. Ha ottant'anni ma non li
dimostra. "Museo Storico in
Trento", e non "di
Trento", per rimarcare una vocazione
extracittadina che continua ad
espandersi. Sta infatti per partire il
progetto di una rete museale
dell'Euregio, che amplierà la sua area
di interesse e farà crescere
l'interattività a distanza.
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Oggi alle 18 a Palazzo Geremia Vincenzo
Calì, direttore del Museo per diciotto
anni prima di Giuseppe Ferrandi,
traccerà la vicenda dell'istituzione e
della sua rivista, nata nel 1950 per
volere di Bice Rizzi. Negli anni è
cambiato anche il nome del periodico: da
"Bollettino del Museo del
Risorgimento e della Lotta per la
Libertà" ad "Archivio Trentino
di Storia Contemporanea" (1990-97),
poi solo "Archivio Trentino",
proprio come la prima rivista storica
della provincia, promossa nel 1882 dal
Museo civico e dalla Biblioteca comunale
di Trento.
Con l'inizio dell'anno il Museo si è
trasferito nella sede di Via Torre
d'Augusto, ai piedi del Castello, dove
tra breve sarà sistemato anche il Museo.
Il suo Archivio raccoglie materiale che
va dalle invasioni napoleoniche ai più
recenti movimenti politici e sociali
dagli anni sessanta del Novecento in poi.
Nel solco delle iniziative pubbliche di
quest'anno, la terza edizione di
"E...state con la storia" si
ispira proprio a quell'epoca, con
degustazioni, film, musica e dischi
originali. Ricordiamo, di passaggio, che
la cantante Gigliola Cinquetti ha donato
al Museo Storico in Trento tutto il
materiale che ha raccolto negli anni
mitici dei vestiti a sacco, delle lacrime
sul viso e degli autografi sulle buste
dei 45 giri, quando "non aveva
l'età per amare".
Risorgimento, irredentismo, due guerre
mondiali, fascismo, resistenza, movimento
operaio e studentesco, questioni globali,
l'impegno di padre Alex Zanotelli. Una
linea di ricerca storica, politica,
sociale e culturale alimentata da
generazioni di studiosi. Una produzione
prima ristretta a pochi specialisti e
cultori, poi sempre più condivisa. Nel
1986 il Museo ha dato vita a un
laboratorio didattico per orientare le
scuole alla produzione storica e
promuovere studi metodologici. Ha curato
decine di pubblicazioni. Il suo staff di
ricercatori amministra nel sito web una
miniera di informazioni.
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Vincenzo Calì ha iniziato a frequentare
l'Archivio venticinque anni fa, quando
preparava il saggio su Antifascismo e
Resistenza nel Trentino. Nel 1985 è
divenuto il direttore del Museo. Si è
dedicato a figure di spicco come Cesare
Battisti, Mario Pasi, Giannantonio Manci,
e alla storia dell'Ateneo trentino. Ha
gestito il passaggio dalla
"inimicizia storica" alla
"storia amica", che trova
riscontro nell'evolversi del nome e della
ragione sociale del Museo.
Calì, due parole su Bice Rizzi. Come
presentarla ai giovani di oggi?
Una vita tutta dedicata al Museo, che era
la sua casa. Era amica di Ernesta
Bittanti Battisti, di Gaetano Salvemini,
di Piero Calamandrei. Si è impegnata per
dare al Trentino un'educazione alla
memoria e una coscienza civile, partendo
dal mondo della scuola. Per volere e
merito suo il Museo si aprì alla
Resistenza fin dal 1945.
A parte la tecnologia e l'interattività,
cosa c'è di diverso oggi nell'approccio
del pubblico a un Museo storico?
La gente comune si attende una dimensione
regionale aperta alle comunità del
territorio. Si attende il racconto di due
secoli di storia di questa terra di
confine, con i suoi interrogativi aperti.
Non si attende la Storia con la
maiuscola, chiede attenzione per la
soggettività e per la storia degli
umili.
Gli storici, cosa si attendono dal Museo?
Una riflessione sulla storia con le sue
tragedie. Una lettura che non sia
retorica e che eviti la dimensione
"pacificata". In questo senso
la nuova sala espositiva sarà una sfida
aperta, il luogo è molto significativo.
E i politici?
Di trovarvi l'identità del Trentino e la
specificità della sua autonomia. Che il
Museo sia la casa di tutti, in cui si
possano trovare e valorizzare le ragioni
della propria peculiarità.
Venticinque anni della propria vita per
un Museo. Un bilancio.
E' stata una grande fortuna vivere dentro
e fuori l'università, come storico della
città e del territorio, secondo
l'intuizione e la lezione di Paolo Prodi.
Un bilancio estremamente positivo. Il mio
augurio è che si possa innestare sulle
nuove generazioni il patrimonio del
passato. A questo servono i Musei, non
per conservare ma per investire sulla
continuità.
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