Cerca
  il titolo
 

 

 Cerca la
 località
 

 

 Scegli
 il segno
 

 

 Messaggio  
 PIAZZA AFFARI  METEO  OROSCOPO
 SMS
martedì 21
ottobre 2003
 


 Commenti
 Primo piano
     
   CRONACHE
   Trento
   Lavis Rotaliana
   Rovereto  Vallagarina
   Riva Arco
   Pergine
   Valsugana  Primiero
   Val di Fiemme
 Val di Fassa
   Val Giudicarie
 Val Rendena
   Val di Non
 Val di Sole
     
   SPORT
     
   SOCIETA'
   Economia
   Lettere
   Cultura
   Spettacoli
   Agenda
     
   SETTIMANALI
   Agricoltura
   Arte & mostre
   Auto & motori
   Bambini
 
& ragazzi
   Internet
   Libri & idee
   Montagna
 
& natura
   Plata ladins
   Sapori
 
& alimenti
   Scommesse
   Università
 
& ricerca
     
   I NOMI DI OGGI
     


  KwSport
     Cerca la squadra


  Katalogo

 

Cerca sulla rete
In Katalogo
Nel web
 




  KwSport
     Cerca la squadra


 SMS



 CULTURA

La ricerca. Il ritratto del prelato edito dal Mulino

Hinderbach, l'umanista noto
come persecutore di ebrei

 
 
Hinderbach con il suo cappellano

 
 
 
Lastra tombale di Hinderbach

 



di Alessandro Dell'Aira


DANIELA RANDO, docente di storia medievale nell'università di Trento, ha creato un'opera d'arte con la biografia-scultura di Johannes Hinderbach, "Dai margini la memoria".

La sua monografia scientifica, plasmata attingendo a una caterva di appunti apposti sui margini di decine di antichi volumi manoscritti e a stampa, è stata presentata sabato scorso nel Refettorio clesiano del Castello del Buonconsiglio. Edita dal Mulino per conto dell'Istituto storico italo-germanico di Trento, è avvincente più di un romanzo, come possono essere le vite dei personaggi storici blasonati, uno fra tutti Marco Antonio Colonna raccontato da Nicoletta Bazzano attraverso le quindicimila lettere dell'epistolario. Nelle tavole fuori testo Hinderbach compare con le sue fattezze, da punti di vista diversi in una sequenza iconografica che richiama un saggio di Adriano Prosperi sulla figura del vescovo: prima inginocchiato accanto al suo cappellano nella tavola votiva di proprietà del Museo diocesano di Trento, poi fatto pietra sulla lastra del sarcofago oggi custodita nello stesso Museo. Il realismo delle immagini non supera il realismo del ritratto mentale che il lettore va costruendosi pagina dopo pagina esplorando la vicenda di un uomo passato alla storia come il persecutore degli ebrei accusati dell'uccisione di Simonino nel 1475. La sua personalità di intellettuale e diplomatico, bibliofilo e mecenate, parzialmente delineata da altri, è ora emersa in pieno grazie a questa ricerca condotta su materiali inusuali quanto fertili: note e chiose di vita vissuta, reazioni marginali e immediate della coscienza. L'uomo annotava di tutto dappertutto: sui calendari liturgici, sui passionali, sui martirologi, sulle cronache, accreditandosi giorno dopo giorno come elargitore di indulgenze durature, scopritore di sacre reliquie, promotore di nuovi culti.

La presentazione del libro, cui ha preso parte il vescovo di Trento Luigi Bressan, è stata introdotta da Giorgio Cracco, direttore dell'Istituto storico italo-germanico, e animata da monsignor Iginio Rogger, studioso emerito di storia religiosa trentina, dal preside uscente della facoltà di giurisprudenza Diego Quaglioni, impegnato nella pubblicazione degli Atti del processo inquisitorio contro gli ebrei di Trento, e da Peter Dinzelbacher, docente all'università di Vienna. L'intervento conclusivo dell'autrice ha evidenziato il taglio della ricerca, ispirata al metodo indiziario di Carlo Ginsburg, sempre pronto alla sfida e nello stesso tempo distante dall'oggetto della ricerca. "Dai margini la memoria" non è un catalogo erudito ma la storia di un'anima, ha commentato Iginio Rogger, sono briciole e frammenti di vita interpretati con coerenza.

Che tipo di vescovo fu Johannes Hinderbach? Secondo Dinzelbacher si può arrivare a comprenderlo con il metodo psicanalitico, non mancando elementi per la ricostruzione della sua personalità in questa chiave, per esempio attraverso l'interesse spiccato per le reliquie cercate e accumulate come amuleti. Secondo Quaglioni il vescovo di Trento, originario dell'Assia, fu il rappresentante di un mondo vivacissimo fatto di dispute accanite, di umanesimo tedesco organizzatosi nell'ambiente padovano in dialettico confronto con la scuola bolognese. La sua posizione, pur guardando già al Cinquecento, fu "feudale" e rigorista, favorevole più alla posizione imperiale che a quella papale. La lettura di Daniela Rando ha invece messo in evidenza gli aspetti complessi della mentalità di Johannes, tra cui la misoginia (le donne maturano sessualmente prima dell'uomo come "erbe cattive, giacché è un dato di fatto che le male erbe crescono più rapidamente delle buone"), o l'avversione nei confronti dei turchi, peste e flagello apocalittico del popolo cristiano, o l'ossessione del diavolo come maestro degli ebrei, o il tentativo personalissimo di organizzare in autobiografia latente il proprio pensiero, il proprio vissuto, la stessa autocoscienza della propria gloriosa ascesa: da goliardo padovano a consigliere imperiale a vescovo di Trento. Quest'ultimo aspetto emerge con chiarezza nel dettagliato necrologio scritto da Hinderbach a futura memoria di se stesso. Sicché la vicenda del Simonino e del processo di Trento non sarebbe da interpretare come una macchinazione persecutoria finalizzata al consolidamento del potere vescovile, bensì come l'episodio rilevante di un contesto dominato dall'ostinata e ostentata ricerca della purezza e della santità.

Daniela Rando "Dai margini la memoria. Johannes Hinderbach (1418-1486)". Il Mulino, 2003. 576 pagg, 33 euro.