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martedì 16 dicembre 2003  


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 CULTURA




 

L'alchimia del sapere

L'Enciclopedia medievale
tra alchimia e visioni introspettive




LA TEMPERANZA.
Dall'edizione multimediale di Cecco d'Ascoli curata da Marco Albertazzi



di Alessandro Dell'Aira



IN UNA TELA esposta tempo fa in una mostra tematica su Francesco Mazzola, più noto come il Parmigianino, un alchimista pratica la sua arte e fruga in un librone aperto sul panno verde di un tavolo ingombro di un teschio, un mappamondo, una clessidra, una bottiglia panciuta tappata con la carta e mezza piena di un liquido che non deve svaporare. Colori, oggetti, azioni non casuali e correlati. I pittori del Cinquecento si esprimevano per simboli ed erano per questo un po’ tutti accostati agli alchimisti. Il Parmigianino volle provarci davvero e si ammalò per avere annusato il mercurio troppo spesso. Ma non di queste pratiche si è discusso sabato scorso a Trento alla Libreria Punto Einaudi. Lo spunto l’ha offerto Marco Albertazzi, editore trentino di fama internazionale che all’esoterismo e al sapere medievale ha dedicato anni di studi e raffinati volumi del suo catalogo. Tema della serata: “L’Enciclopedia medievale tra alchimia e visioni introspettive”. Con l’editore erano presenti in libreria autori di vaglia come l’iconologo Mino Gabriele, il poeta e filologo Massimo Sannelli e l’orientalista Glauco Giuliano, in vario modo legati alla casa di Albertazzi, La Finestra.


Come ha sottolineato Mino Gabriele, la cultura alchemica del Medioevo stabilì un vincolo classificatorio tra immagini e nomi per dare un senso alle idee e alle cose. Questo sapere trasversale, non accademico, disponeva all’inizio di un repertorio “immaginale” di simboli e metafore, poi ampliato per elaborare bestiari e cataloghi di vegetali e minerali. Tesori che oggi appaiono farraginosi, se non incomprensibili. Eppure si tratta di un sapere organizzato: lo studioso si addentra nella sfera dell’etica, si occupa di formazione dell’uomo e nello stesso tempo sfida il mistero per puro desiderio di indagare sapienza e verità nel profondo della natura e dell’anima. La Commedia dantesca e le anti-Commedie come l’Acerba di Cecco d’Ascoli (riproposta da Albertazzi in un’edizione critica curatissima anche sotto l’aspetto multimediale) sono espressioni opposte di uno stesso valore, che non ha ancora ceduto il primato alla “ragion di mercatura”: Bruno e Buffalmacco nel Decamerone burlano Calandrino che fa incetta di sassi per elitropie, segno chiaro dell’avvento di un’epoca attratta dalla ricchezza più che dal sapere.

Eppure gli uomini desiderano sapere “naturalmente”. Lo afferma Dante nel Convivio, riprendendo Aristotele. Il tema è caro a Massimo Sannelli, che con Albertazzi ha curato il Commento latino a Cecco d’Ascoli e attualmente si occupa di un poema allegorico degli inizi del secolo tredicesimo, l’Anticlaudianus del monaco cistercense Alano di Lille, dedicato alla formazione dell’uomo perfetto per volere della Natura e della Ragione. Dio fa vivere le sue creature sotto un cielo unito alla terra dalla pace. Nella visione di Alano di Lille fede e ragione si integrano, la sua teologia è scientifica in quanto dimostrabile.

Glauco Giuliano, che sta preparando per Albertazzi un’antologia sull’Oriente di Corbin, si è invece soffermato in chiusura di serata su Henry Corbin, orientalista e mistico francese, esperto di esoterismo islamico, di cui in vario modo si sono occupati di recente in Trentino Rella e Zambon. Ha poi richiamato i colloqui oriente-occidente del gruppo Eranos, tenutisi ad Ascona nel canton Ticino per quasi mezzo secolo dal 1939 al 1988. Eranos per i greci era il banchetto comune in cui ciascuno porta la sua parte, un simbolo più complesso del Convivio in quanto presuppone la mediazione e non solo il confronto, un incontro periodico in cui ogni partecipante comprende se stesso attraverso il confronto con l’altro. Corbin, del gruppo Eranos come Mircea Eliade, studiò tra l’altro la poesia di Dante a confronto con quella di Ibn ‘Arabi, soffermandosi in particolare sulla teoria dell’intelligenza salvatrice adombrata nella donna amata, simbolo dell’Intelligenza.






 
 
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