MARTEDÌ, 03 FEBBRAIO 2004

Se il virus Fbi
s’attacca alla coda,
ma di paglia


Pagina 49 - Cultura e Spettacoli

NAVIGANDO IN RETE
 
 
 
     
 
 
 


di Alessandro Dell’Aira

I naviganti del web, quando gli conviene, si tappano un occhio e diventano pirati d’alto bordo, scaricatori di pesantissimi film e file MP3, crackatori di programmi superprotetti.
 Se ne vantano pure, ma a volte ci cascano. Per esempio: alcuni di loro sono cascati in pieno nella trappola del file allegato a un messaggio-bufala che da mesi fa il giro del mondo e che prima di Natale si è diffuso anche tra noi. Lo scherzo atroce comincia più o meno così: «Ladies and gentlemen, voi sapete che scaricare film, MP3 e software con il copyright è una pratica illegale punita dalla legge. Ebbene, vi abbiamo beccato. Sappiate che abbiamo frugato nel vostro computer e che nei prossimi giorni via posta raccomandata avrete notifica della confisca del contenuto come prova del reato che avete commesso. Nel codice di riferimento (vedi file allegato) sono elencati i furti che abbiamo individuato nel vostro disco fisso. L’indirizzo del mittente è mascherato per evitare ritorsioni. Per maggiori informazioni rivolgersi al Federal Bureau of Investigation - FBI - Department for Illegal Internet Downloads, Room 7350 - 935 Pennsylvania Avenue - Washington, DC 20535, USA - (202) 324-3000».
 L’occhio tappato del pirata si stappa, la coda di paglia virtuale prende fuoco, la mano freme senza volere, il mouse si sposta da solo come il bicchiere sul tavolo a tre zampe delle sedute spiritiche di una volta.
 Ladies and gentlemen fanno click sull’allegato. E zac! Il verme maledetto si scatena e infetta la rubrica di posta con centinaia (spesso migliaia) di indirizzi di ulteriori ladies and gentlemen memorizzati nella rubrica e nei file allegati ai messaggi archiviati con la posta smistata.
 Parte una raffica di e-mail dell’FBI con dentro il Worm Sober.C, immondo verme ghiotto di tutti i Windows vicini e lontani nell’Internet, antichi e recenti, professionali e domestici. Mettiamo che il due-tre per cento ogni volta ci caschi. Basta e avanza, e lo scotto che si paga non è poi eccessivo, con quello che costano royalties, connessioni, comunicazioni, accessi, recessi e così via.
 In un sito web per ladies and gentlemen beccati dall’FBI e infettati dal verme maledetto, il gentile soccorritore fornisce la terapia contro il virus Sober.C introdotta da una massima di Marc Bloch, Riflessioni sulle false notizie della guerra (1921): “Gli uomini esprimono inconsapevolmente i propri pregiudizi, gli odi, le paure, tutte le proprie forti emozioni”.
 Il messaggio-bufala è sapientemente costruito perché fa leva non tanto sulla cattiva coscienza o sulla paura di essere puniti per essere stati colti in fallo, quanto sulla vanagloria dell’inafferrabile navigatore-pirata e sulla sua insana curiosità di verificare se l’allegato contiene davvero l’elenco di tutto ciò che ha scaricato e crackato.
 E’ un po’ come la favola della volpe maliziosa che si fa beffa del corvo stonato.
 Conta più la certezza inconsapevole di avere una bella voce o il consapevole rischio di farsi sfuggire di bocca la preda?
 Ma c’è (per sua fortuna) chi non crede né a Fedro né ad Esopo né a La Fontaine e si domanda il perché del ricorso agli animali della foresta o del cortile di casa anziché ai comuni mortali di città e di campagna, con la coda di paglia o di lustrini.
 Una buona amica trentina che vive e lavora in Cile ci segnala il messaggio dello scrittore sardo Francesco Enna, esperto di fiabe degli antichi autori, di leggende annidate nelle tradizioni e di storie vere di bambini difficili: diffidiamo dei lupi che stanno in alto e degli agnelli che stanno in basso, dei buoi inossidabili e delle rane che scoppiano, dell’ultimo canto disperato e seducente del cigno, delle spine conficcate nel fianco o nella zampa, del formaggio nel becco.
 “Ci resta di lasciare gli animali / alla foresta e al loro cammino / e di prendere a parlare dei mali / dell’uomo e del suo destino...”.