di Alessandro
DellAira
Sarà presentato al pubblico, da oggi
alle 17.30 al Museo Tridentino di Scienze
Naturali, un gioiello bibliografico, il Novus
Atlas Sinensis del gesuita trentino Martino
Martini (1614-1661) in edizione facsimile
dell'omonimo Centro studi che ne ha curato
l'edizione. L'opera si compone di 22 tavole in
folio di circa 50 per 70 centimetri, ripiegate a
metà, che riproducono fedelmente le diciassette
carte geografiche originali pubblicate
dalleditore Johannes Blaeu di Amsterdam nel
1655, sotto la guida e la supervisione dello
stesso Martini.
I facsimili di codici e libri di pregio, oltre
che a fare da controfigure degli
originali inaccessibili ai più, hanno un alto
valore intrinseco e un fascino scontato. Basti
pensare ai lussuosi facsimili dei codici
leonardeschi o dei Vangeli miniati custoditi
nella Biblioteca Vaticana. Sicché la comparsa di
uno di questi gioielli è un evento bibliografico
di rilievo, come nel caso del Novus Atlas
Sinensis del gesuita trentino Martino Martini
(1614-1661), che sarà presentato oggi. Da notare
che una prima edizione anastatica in formato
quarto dellAtlante e del suo supplemento De
Bello Tartarico era stata già pubblicata in
occasione del Convegno di studi del 1982,
organizzato per celebrare la figura del gesuita
trentino, rimasta in ombra per secoli e
recuperata qualche tempo prima per interessamento
dellallora assessore provinciale alla
cultura Guido Lorenzi. Dopo lenfasi della
riscoperta del personaggio, si è passati alla
riflessione scientifica sul suo ruolo di
mediatore culturale tra Europa e Cina in un
secolo segnato dai conflitti tra le nazioni e
dalla corsa alle nuove rotte e ai nuovi mercati.
Questa seconda fase di studio ha visto la fertile
e instancabile attività di don Franco Demarchi,
recentemente scomparso, coadiuvato dai suoi
collaboratori trentini Riccardo Scartezzini,
direttore del Centro, e dalla segretaria Miriam
Lenzi, e per lAtlante dai sinologi Giuliano
Bertuccioli, scomparso anche lui da poco, e
Federico Masini, preside della facoltà di Studi
Orientali dellUniversità La Sapienza di
Roma. I volumi finora pubblicati dal Centro sono
tre: il primo riguarda le lettere e i documenti
di Martini, il secondo le sue opere minori, il
terzo in due tomi è ledizione critica del
testo del Novus Atlas Sinensis. Il quarto volume,
previsto entro lanno, proporrà la Prima
decade di Storia cinese, mentre il quinto, atteso
per il 2005, sarà dedicato allopera forse
più letta e discussa del gesuita, quel De Bello
Tartarico che svela allEuropa in anteprima
lidentità degli artefici del tramonto dei
Ming e del trionfo della nuova dinastia King: il
popolo dei Tartari, noti in Occidente anche come
Manchu, portatori di una nuova concezione del
mondo e di nuovi valori.
I saggi introduttivi di Scartezzini, Bertuccioli
e Masini inquadrano lopera nel contesto
delle esplorazioni geografiche e della nuova
cartografia, della Cina presentata
allEuropa e della genesi e struttura
dellAtlas. Le tavole colorate catturano
emotivamente la curiosità di chi le sfoglia, con
laccuratezza degli itinerari riprodotti, la
vivacità dei personaggi che affiancano i
cartigli nei loro costumi variopinti, tipici
della regione rappresentata, e anche con
lantiporta che è una narrazione a sé, da
decodificare con attenzione nelle sue simbologie:
papa Alessandro VI che si serve di uno specchio
senza macchia per convogliare un raggio di sole
su una fiaccola che divampa tra le mani di un
puttino alato, con altri angioletti che si
avviano sulla terra con i simboli della religione
cristiana, mentre di sotto un Atlante gigantesco
apre la porta di una muraglia, dietro la quale si
intravede una distesa di colline. E la Cina
svelata allEuropa. Un motto del profeta
Isaia, nella traduzione latina di San Gerolamo,
corre sul raggio di sole e invita gli angeli ad
andare a soccorrere le genti convulse e
dilacerate dellOriente. E infatti ai piedi
dellAtlante portinaio cè una frotta
di putti alati senza simboli religiosi, che
osservano, misurano e rilevano il mondo
attraverso le sue rappresentazioni e maneggiano
in allegria gli strumenti dei geografi. La scena
sembra voglia esprimere che una cosa è
lazione evangelizzatrice, altra cosa è
lazione scientifica. Del resto
laspetto della misurazione è
particolarmente curato nellAtlante di
Martini.