di Alessandro
DellAira
Il
Mart di Rovereto e il Guggenheim di
Bilbao. Arte moderna e straordinario
impianto architettonico per il
contenitore. Solo questi i punti in
comune? Forse. E forse no. Magari andando
alle prospettive. |
Il Mart di
Rovereto, tempio dellarte contemporanea
italiana, vanta un concerto di ottoni diretto dal
maestro Kuhn che anziché calare
dallelicottero nello spicchio aperto del
cupolone è saltato dalla Yamaha alla piattaforma
di unautogru. Ah, lavanguardia. Bando
ai provincialismi, si confrontino i 12 mila metri
quadri di area espositiva Mart con gli 11 mila
del Guggenheim di Bilbao, sorto anchesso in
unarea a spiccata vocazione autonoma. Come
il Mart, il Guggenheim basco è opera darte
di per sé. Nato al computer da unidea di
Frank Gehry, ha un corpo di vetro e granito
protetto da una corazza di 33 mila squame di
titanio tagliate a mano. Sembra un pescione
acquattato tra una tarantola oversize e il tenero
Puppy, yorkshire dacciaio e fiori freschi
alto dodici metri, tanto che per i bilbaini il
Guggenheim è la cuccia di Puppy. Una cuccia che
spesso galleggia su uno strato di vapore sparato
a ore fisse da sotto la banchina del fiume.
Stranezze? No, arte fruita ogni giorno più o
meno lucidamente da migliaia di persone. La
Bilbao novecentesca, incrostata di salsedine
fuliggine e residui ferrosi, è cambiata in
meglio. Ha iniziato a riconvertirsi dopo la crisi
industriale degli anni 80, e continua a
rigenerarsi. I suoi polmoni sono la Fiera e la
Borsa. La sua linfa è la gente che si tuffa nei
tubi di vetro del metrò di Norman Foster, scorre
nel sottosuolo e si riversa di nuovo in
superficie, o passa il fiume sul ponte pedonale
luminoso di Santiago Calatrava. Un antico
convento è diventato il Bilbo Rock,
auditorium con sale di prova e concert hall.
Intorno al Guggenheim cè
lAbandoibarra, ex area industriale di 350
mila metri quadri. La società Bilbao Ría 2000
vi ha iniziato i lavori nel 1998, un anno dopo
lapertura del Museo, creandovi un
Palacongressi e un parco verde arredato con opere
davanguardia ispirate al passato
industriale e portuale della città. Sta nascendo
la biblioteca universitaria, collegata
allAbandoibarra da una superpasserella in
acciaio duplex che scavalca il Nervión. E sul
cantiere aperto svetta il Museo-pescione
finanziato dal governo basco, dalla provincia di
Biscaglia e dalla Fondazione Guggenheim con il
sostegno (non solo morale) di banche, imprese,
organi di informazione. Del Museo si può
diventare soci, con diritto ad accessi esclusivi
e al coinvolgimento nei programmi Guggenheim di
New York, Las Vegas, Venezia, Berlino. Ogni
domenica da mezzogiorno alluna le famiglie
entrano gratis e i bambini partecipano ad
attività creative coordinate. Il progetto
Guggenheim Learning Through Arts, avviato nel
1970, è stato adattato alle esigenze del luogo,
con workshop di arti visuali e corsi per le
scuole. Anche il Mart, come i Musei Guggenheim,
ha un progetto didattico che propone laboratori e
materiali dalla scuola dell'infanzia alle
superiori. La novità di questanno è
lArchivio di Nuova Scrittura, strumento di
analisi verbo-visuale e di confronto con i testi
poetici e letterari di avanguardia.
Rovereto però non è Bilbao. Tra il Mart e
Rovereto non cè la rete progettuale e
finanziaria che sostiene il Guggenheim. La
Provincia di Trento, il Comune di Rovereto, e in
parte il Comune di Trento, hanno sostenuto da
soli lo sforzo del grande Museo, che dialoga con
lantico mentre il Guggenheim di Bilbao è
volano del nuovo da inventare. Luigi Serravalli
era stato tra i primi a schierarsi a favore del
progetto, richiamandosi proprio a Bilbao e
definendo il Mart una lotta a favore della
conoscenza contro il tempo; unimpresa
intellettuale, un rischio e una sfida. Nel
dicembre 2000 il quotidiano torinese La Stampa
pubblicò un intervento di Ibon Mendiguren,
assessore allurbanistica di Bilbao, che
rivelava come i suoi concittadini avessero
faticato a capire che la proposta, oltre
allaspetto culturale, aveva risvolti
economici a medio periodo. A Mendiguren fecero
eco Gae Aulenti, Vittorio Gregotti e lo stesso
Mario Botta, allora impegnato nei lavori del
Mart. Con argomenti diversi osservarono come il
modello Bilbao fosse tutto speciale e
difficilmente esportabile in Italia, soprattutto
in contesti molto legati alla tradizione. Dietro
quella polemica cera il mancato accordo tra
Modena e Frank Gehry per una rimodellazione
urbana. Come spesso accade, dietro la realtà e
le tradizioni cè la città delle emozioni
e dei sogni, ma anche la città degli interessi e
delle resistenze invisibili. E quando
linvisibile prevale, i confronti servono a
poco. Le nostre città sono tutte come la città
ragnatela di Calvino, sospesa nel vuoto tra due
montagne su una rete di passerelle. E gli
abitanti sanno che più di tanto la rete non
regge.
|