di Alessandro
DellAira
IN SICILIA, le parole scialo e sfrazzo
(sfarzo) non designano tanto lo sperpero
incondizionato, quanto limpulso etico a
scialacquare parte di ciò che si possiede (anche
poco) per il puro piacere di apparire più ricchi
di ciò che si è. Un siciliano che dice
Sono nello scialo, Botta di
sfrazzo, non esprime alterigia dissoluta ma
esercita larte consumata del sopravvivere.
Lillo Gullo, giornalista Rai in Trentino, poeta
raffinato e siciliano incorreggibile, riassume
questarte alla sua maniera:
Rattoppare la vita con lo spago del
tempo.
Ogni giorno è più corroso, ogni giorno è
più corto. Sono altri due versi di Lillo
che sfottono la morte, la Signora con la falce.
La morienza dei giorni conclude
Sfarzo dinesistenza, la
raccolta di liriche estive pubblicata di recente
dalleditore roveretano Nicolodi, introdotta
da Giorgio Bàrberi Squarotti.
Luomo è nato per cedere. Ma se così
devessere, luomo faccia virtù della
necessità. Resista. Invecchi con onore,
incagliato allestate, tanto a ogni giro
danno tornerà unestate nuova,
lestate della terra madre, con le sue notti
di passione crescente e calante, di lune nuove e
piene, sfarzose e scialanti. Con questo libretto
di poesie, Lillo Gullo, impegnato a invecchiare
con saggezza, sembra voglia rispondere ai critici
che nel rendergli onore del Premio Montale 1999,
equamente diviso con altri sei poeti emergenti,
lo salutarono con un clamoroso Ecco un
giovane. Giovane a chi? Gullo è un residuo
inesploso di quel piccolo mondo ammonticchiato,
come lo definì Vittorini, di paesini alti sulla
costa che regnano sul mare, e più alti e più
piccoli ti sembrano al calare del sole, quando
alzi la testa e li guardi dalla spiaggia con i
piedi affondati nella rena che si sfarina e si
raffredda. Gullo viene da quel mondo pagano dove
il mare è un elemento libero come il vento, e
più libero è se ci vai dentro e ti metti a
nuotare, o ti metti in barca, vai al largo e lo
senti pulsare di vita propria. Per tre stagioni
lanno Gullo lavora al nord, orfano di
quella terra veneranda che destate torna a
essere splendida per lui e per gli altri figli
prodighi, sfibrati e non più giovani. Per quelli
che tornano, lestate è la stagione molle
dei baci e dei cocomeri, che non sono più le
angurie agostane dellorto di una volta,
verdi e tonde come la luna, chiazzate come i
ramarri fuori, e rosse fuoco dentro. E tuttavia,
se si vuole, i cocomeri piacciono, pur essendo
bislunghi, coriacei, la scorza gialla e verde
striata come le maglie dei calciatori, e la polpa
non tanto zuccherina. Uno si sciala se si
contenta, e chi si contenta gode. Baci un
po sciapi e cocomeri spazzolati,
nellestate pagana, possono ancora piacere.
Destate uno si siede sulla spiaggia e
pensa. Oppure no, si riposa. Oppure, il più
delle volte, se ne sta seduto e basta, come
scrisse una volta Neal Cassady a Jack Kerouac, il
vagabondo per eccellenza. Lillo Gullo riprende
questo messaggio in epigrafe al suo libro di
versi estivi. E si riposa dalla sua professione
frenetica. Resta seduto, inerte, malinconico,
incagliato nellestate.Oltre lozio,
oltre le stagioni. In uno sfarzo d'inesistenza.
Lillo Gullo, Sfarzo
d'inesistenza. Prefazione di Giorgio
Bárberi Squarotti. Rovereto, Nicolodi, 2004.
66 pagine, 7,50 euro .