di Alessandro
DellAira
LA BELLA ADELE
aveva il viso lungo e diafano, le labbra
perennemente schiuse sui denti, gli occhi di
taglio orientale e un turbante di capelli neri
tagliati corti sulla nuca. Klimt il
secessionista, nel primo Novecento, poco prima
che lImpero crollasse, la ritrasse più
volte. Adele era la sua modella prediletta: fu
Giuditta, fu Salomè, fu se stessa e cioè la
ricca e fascinosa Bloch-Bauer, industriale
viennese dello zucchero, protagonista delle tele
di Gustav con il monile-collare che ne esaltava
la vitalità nella profusione dei motivi
decorativi dorati, o labito da pavone con
il ventaglio di piume ammainate, o la veste
stretta che le sgusciava sui fianchi.
Maria V. Altmann ha 88 anni e abita in
California. È la nipote di Ferdinand e Adele
Bloch-Bauer. Rivuole i sei quadri che a suo dire
i nazisti portarono via dalla casa di Adele
mentre lei e il marito, entrambi ebrei, erano
internati in un campo di concentramento. Oggi
valgono 150 mila dollari. Maria, cittadina
americana, farà causa in California al Museo del
Belvedere, e dunque allo Stato austriaco. Ha già
riavuto altri oggetti, ma non i quadri. Se le
cose andarono come Maria sostiene, si tratta di
beni sottratti illegittimamente in tempo di
guerra, con laggravante della persecuzione,
e incamerati nel 1948 dallo Stato austriaco,
ufficialmente a seguito di un lascito della
stessa Adele. È un caso simile a quello delle
porcellane settecentesche della collezione
Kaumheimer, confiscate al proprietario nel
febbraio del 1939 a Merano, con laccusa di
contrabbando di opere darte. Julius
Kaumheimer stava fuggendo dallItalia. Dopo
le leggi razziali del 1938 aveva deciso di
trasferirsi a San Francisco. Le 62 porcellane,
affluite subito nel patrimonio del Castello del
Buonconsiglio di Trento, sono state restituite
alla comunità ebraica del Trentino Alto Adige
dalla Provincia Autonoma di Trento, nel Giorno
della Memoria di due anni fa, e rivendute
allasta qualche tempo dopo, con il
ricavato, si è scritto, di 400 mila euro. Più
del doppio rispetto alla stima dei sei quadri
oggetto della contesa tra Maria Altmann e il
Museo viennese. Si tratta dei due ritratti di
Adele, dellApfelbaum I (Albero di mele),
del Birkenwald o Buchenwald (Bosco di faggi o di
betulle), delle Case di Unterach
sullAttersee e di Amalie Zuckerkandl. La
stampa di tutto il mondo ne ha scritto, anche
perché a sollevare la questione, nel 1998, era
stato un giornalista. Qualcosa di simile aveva
fatto a Trento il giornalista Maurizio Dallago
dell' Alto Adige e del Trentino,
nel maggio del 2000, con un servizio sulla
collezione Kaumheimer.
Altro è il caso dei beni artistici sottratti a
un sito o a un museo in tempo di pace, da chi
agisce di iniziativa personale o su commissione.
Dei tesori razziati da Lord Elgin
sullAcropoli di Atene si prova a discutere
ancora, ma cè poco da fare: il punto di
non ritorno, prima del quale ciò che è stato è
stato, sembra essere il Congresso di Vienna. Se
invece il fatto è recente, trovare una soluzione
è più semplice. Quattro anni fa, per esempio,
è stata fatta rientrare in Italia una preziosa tazza doro
ellenistica, rinvenuta a Caltavuturo
in Sicilia una trentina danni prima durante
gli scavi di un cantiere aperto da un ente
pubblico. Trasferita in Svizzera con un
sotterfugio ed esportata negli Usa alla luce del
sole, era stata acquistata da un privato. La
rivista darte «Kalòs» ha rivelato tutto
questo, e i magistrati italiani hanno potuto
dimostrare che la tazza apparteneva
allItalia, in base a un articolo della
legge 1089/1939, successiva di qualche mese al
caso di Julius Kaumheimer, perché i nostri beni
archeologici scoperti fortuitamente appartengono
allo Stato e non sono esportabili.
Chi vuole seguire quasi in diretta il caso
Bloch-Bauer può accedere al sito http://www.adele.at/,
aggiornato al 7 marzo scorso e gestito da Randol
(anagramma di Arnold) Schoenberg, legale di Maria
Altmann e nipote del celeberrimo compositore
austriaco. Ma perché la causa si farà in
California? La convenienza non sta solo nelle
spese giudiziarie più basse (negli Usa,
diversamente dallAustria, esse non
dipendono dal valore dei beni contesi). Sta anche
nella sede, che si è proclamata tecnicamente
competente a giudicare un crimine di guerra
nazista. Il 4 maggio scorso la corte suprema di
Washington ha accolto a maggioranza la richiesta
di Schoenberg, con sei voti a favore su nove.
Contrario, in particolare, si è detto il
rappresentante del governo americano, non tanto
per ragioni diplomatiche, quanto per la forte
contraddizione nota a quanti si occupano del
patrimonio culturale dellumanità nelle
aree interessate a conflitti armati, come il
Kosovo e lIraq: Usa e Regno Unito non hanno
ancora ratificato la Convenzione dellAia
del 1954 per la tutela delle opere darte in
tempo di guerra.
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