di Alessandro
DellAira
NON È SAPIENZA il sapere. Il sapere e i
saperi valgono molto meno. Nelle Baccanti di
Euripide, il coro riflette su una verità antica
almeno quanto Socrate, e modernissima: la
sapienza consiste nel conoscere e riconoscere i
limiti del sapere. Secondo una leggenda poi non
tanto bislacca, Omero morì di crepacuore per non
aver saputo risolvere lenigma propostogli
da alcuni bambini. Dunque il genio di Omero non
aveva il dono della sapienza piena. In epoca
antica al sapiente si attribuiva la qualità di
intuire il vero che sta oltre il sapere, di
essere più forte di tutti gli enigmi e di
suscitare domande essenziali. Quello del
sapiente, per così dire, era un mestiere
esclusivo.
lAssociazione culturale Rosmini di Trento,
due anni fa, aveva dedicato al tema due cicli di
relazioni accompagnate dalla lettura recitata di
testi, con lambizione di cogliere le
origini complesse della cultura mediterranea e di
proiettare lindagine fino ai giorni nostri.
A conclusione degli incontri, una tavola rotonda
con Diego Quaglioni, Enrico Zaninotto, Edoardo
Boncinelli, Michele Nicoletti, si era posta una
domanda delicata: ha senso oggi parlare di
sapienza, in una società controllata dai poteri
e dai saperi, in una civiltà passata dalla
sapienza alla scienza?
Quasi tutte le conversazioni di quei cicli sono
state raccolte in un volume curato da Lia de
Finis, Presidente dellAssociazione Rosmini,
e pubblicato da Didascalie, la
rivista della scuola trentina: Il mestiere
del sapiente. Alle radici della cultura
euro-mediterranea. La presentazione ha
avuto luogo ieri nella sede di via Dordi 8, a
cura di Michele Nicoletti.
Oltre alla sophia, la sapienza che si nutre
dellintelligenza speculativa (il logos), il
mondo greco aveva almeno unaltra chiave di
lettura del mondo. Era la sapienza in azione, la
sapienza versatile, la metis. Non occupiamoci di
Odisseo, la cui sapienza è solo di
questultimo tipo. Prendiamo la dea Atena,
per eccellenza sapiente, nata in armatura da un
gran mal di testa di Zeus. Atena è maestra di
sophia e di metis, di logica e intuizione
insieme. Atena-Minerva è la dea grecoromana
della sapienza bifronte, ma non dura in eterno
perché lidea di sapienza evolve. Alla
sapienza del poeta vate ispirato dalle Muse è
subentrata la sapienza del poeta artigiano della
parola. I nuovi tempi hanno già scoperto la
relatività e la capacità della città di essere
fonte di sapienza, di essere maestra degli
uomini. La giurisprudenza medievale, più tardi,
si attribuirà il rango di fonte della sapienza
civile.
Oggi si fa fatica a crederlo, ma la parola
sapienza è imparentata con il verbo latino
sàpere (gustare), con i termini sapido e
saporito. Perciò la sapienza è anche gusto. Per
San Bonaventura, filosofo e teologo francescano,
la sapienza è il sapore del Bene, la cognizione
sperimentale di Dio, che dà gioia come un porto
sicuro dopo una lunga traversata.
Il pregio del ciclo proposto
dallAssociazione Rosmini è di aver messo a
confronto la sapienza del mondo classico con la
sapienza delle religioni rivelate. Per
Cristianesimo, Ebraismo, Islam, solo Dio conosce
la via della sapienza. Dunque il sapiente ha
timore di Dio perché che la sapienza è
inaccessibile agli uomini. Fra le tante possibili
citazioni, riprendiamo un versetto della Bibbia,
libro della Sapienza (7,11): Insieme con
essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani
è una ricchezza incalcolabile. Dunque
tendere alla sapienza dà più garanzie che
accumulare oro, perché la sapienza non è un
affare per chi ha il gusto delloro. Siccome
non è calcolabile, sfugge ai calcolatori.
Siccome è inaccessibile, non interessa neppure
ai potenti. Sono questi i paradossi del sapiente,
che fanno a pezzi lovvietà per far
ragionare il mondo, come i filosofi greci..
Il mestiere del sapiente. Alle radici della
cultura euro-mediterranea. A cura di Lia de
Finis. Didascalie libri, maggio 2004, 397 pagine.