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Martini,
una fama mondiale
Conferenze
e viaggi sul gesuita caposcuola
della cartografia cinese
Pagina 51 - Cultura e Spettacoli
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Una carta
geografica del Novus Atlas
Sinensis e a fianco l'immagine di
Martino Martini. |
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di Alessandro
DellAira
Geografia
di un incontro è la mostra
milanese dedicata al Novus Atlas Sinensis
di Martino Martini, il gesuita nato al
Canton di Trento nel 1614, missionario di
prestigio e fondatore in Cina di un
collegio a Hangzhou, dove morì nel 1661.
La struttura ospitante della mostra è il
Museo Popoli e Culture - Centro di
Cultura e Animazione Missionaria PIME
(Pontificio Istituto Missioni Estere) di
via Mosè Bianchi 34. Venerdì 8 ottobre
alle 21, nella sede del Museo, Riccardo
Scartezzini, dellUniversità di
Trento, e Lucetta Scaraffia,
dellUniversità La Sapienza di
Roma, hanno parlato dellarticolato
e fecondo rapporto tra i missionari e la
scienza moderna. Uninteressante
collezione permanente di arte cinese ed
estremo-orientale ha fatto da sfondo alla
conversazione, nellambito di un
programma culturale che vanta una lunga
tradizione di incontri di
approfondimento.
Il patrimonio del Museo ospitante è
rappresentato dagli oggetti portati in
Europa dai missionari per approfondire la
conoscenza dei popoli soprattutto
asiatici. Si comprende così
linteresse del PIME per il Novus
Atlas Sinensis, recentemente ripubblicato
in facsimile per iniziativa del Centro
Studi Martino Martini di Trento sulla
base di un esemplare della Biblioteca
Centrale di Zurigo, mentre
lantiporta è stata riprodotta da
una versione spagnola dello stesso
Atlante. Loriginale fu pubblicato
per la prima volta nel 1655 ad Amsterdam
da un noto specialista in Atlanti,
Johannes Blaeu, il quale ne curò poi
edizioni in più lingue, per i
protestanti e i cattolici.
Il facsimile del Novus Atlas Sinensis,
stampato in mille copie con un processo
editoriale molto complesso, si compone di
22 tavole in folio di circa 50 per 70
centimetri, ripiegate a metà, che
riproducono fedelmente le diciassette
carte geografiche originali pubblicate
sotto la guida attenta, quasi gelosa,
dello stesso Martini, interessato con
loccasione a far conoscere in
Europa anche il suo trattato sui Tartari
e la dinastia dei Qing, da poco
subentrati ai Ming. Dopo la riscoperta
del personaggio, finito in un cono
dombra della storia,
allinizio degli anni ottanta del
secolo scorso si è avviato lo studio
della sua opera, che ha avuto per
ispiratore il compianto professor Franco
Demarchi, e ha per continuatori Riccardo
Scartezzini, docente universitario,
direttore del Centro Studi Martino
Martini di Trento, Giuliano Bertuccioli,
noto sinologo anche lui scomparso da
poco, e Miriam Lenzi, nel ruolo di
segretaria del Centro. LOpera omnia
si avvia a conclusione con il De Bello
Tartarico, di stile tacitiano,
trattatello conciso e spregiudicato nel
considerare lutilità
dellalternanza tra i Ming,
orientati a restare fedeli a Confucio, e
i King o Manchù, prima buddisti e poi
convertitisi al cristianesimo. Martini,
spirito pratico, si era conquistata la
fiducia di questi ultimi con la pazienza
e labilità dimostrate
nelladdestrarli alluso delle
armi da fuoco, per resistere alle azioni
di conquista degli olandesi, ancora
prevalenti rispetto agli inglesi nello
scenario orientale. Questi ultimi invece
coltivavano buoni rapporti con i
portoghesi, pur di realizzare il loro
obiettivo colonialistico.
Il merito di Martini è di aver dato un
contributo non indifferente alla
diffusione del metodo di Mercatore, e
nello stesso tempo di aver giocato il
proprio ruolo con intelligenza e su
parecchi piani: quello più tipico dei
missionari, con levangelizzazione e
la catechesi; il piano proprio della
Compagnia, con lassistenza
spirituale e la formazione della
gioventù cinese in connessione stretta
con lazione politica; e il piano
storico-cartografico, quando tramontava
linteresse per gli itinerari e i
racconti di viaggio, e il mercato
richiedeva rappresentazione di
longitudine e latitudine per mezzo di
meridiani e paralleli, una soluzione
conciliabile con le belle illustrazioni
di figure isolate e di personaggi
raggruppati intorno ai cartigli.
Particolarmente interessante è la carta
generale della Cina, con la Corea e il
Giappone rappresentati per la prima volta
con discreta approssimazione. La tavola
diciassettesima riprende la penisola
coreana e le isole giapponesi, quasi a
sottolineare che lEuropa era
proiettata a scoprire come erano
veramente la Cina e i Cinesi, la Grande
Muraglia e il Catai. Per fugare ogni
pregiudizio, Martini, già
nellIntroduzione allAtlante,
esprime con franchezza il suo punto di
vista sulla praticità e
lessenzialità dei cinesi, i quali,
per usare le sue parole, Di tutto
quanto è utile non lasciano andare a
male nulla.
Sempre a Milano, lAtlante di
Martini sarà presentato
allUniversità Cattolica il 22
ottobre, con lintervento di
Riccardo Scartezzini, padre Angelo
Lazzarotto e Giseppina Merchionne. Una
settimana dopo, il 29 ottobre, sarà la
volta dellUniversità delle lingue
straniere di Pechino, con
lintervento di una decina di
esperti cinesi. La delegazione italiana,
di cui farà parte il vescovo di Trento
monsignor Luigi Bressan, sarà guidata
dal senatore Renzo Gubert, Presidente del
Centro Martini.
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