di Alessandro
DellAira
PASQUINO è la più famosa delle statue
parlanti di Roma. Da mezzo millennio se ne sta
impalata nel suo angolo tra piazza Navona e via
del Governo Vecchio. Fu trovata per caso nel 1501
e sistemata sotto Palazzo Braschi. In origine era
un Menelao che reggeva tra le braccia il cadavere
di Patroclo, ma talmente sfigurato che fu
battezzato Pasquino, forse dal nome di un oste, o
di un sarto, o di un maestro di scuola che aveva
la lingua lunga. Da mezzo millennio i romani gli
attaccano addosso o sul piedestallo le satire
anonime contro i potenti, o sui grandi eventi del
momento, anche tristi come la morte di Alberto
Sordi, celebrata con un grazie sincero per le
risate e il buonumore regalato in vita, e con
unalzata di spalle: anche se in paradiso i
santi non rideranno, Albertone, che
timporta? Quello che hai fatto hai fatto,
vuol dire che loro non ti meritano. Battute
taglienti, fulminanti, allarsenico, anche
se cè da dire che i Pasquini di oggi non
rischiano neppure la fotocopia d'un sonetto
mentre una volta rischiavano la testa sotto la
scure del papa o dei suoi nemici. Quando
Napoleone entrò a Roma nel 1809, fece
scalpellare da Castel SantAngelo gli stemmi
di marmo dei papi e si vantò con il Direttorio
di Parigi daver già fatto un bel bottino
dopere darte italiane, e che da Roma
avrebbe mandato il resto. Sotto Pasquino una
notte comparve un cartello: Li Francesi
so ladri, ma non tutti. Bona parte.
Quando Hitler il 6 maggio 1938 venne in visita a
Roma, Mussolini foderò di gesso e di pannelli i
Fori imperiali. Il percorso del Fueher lambì
Piazza Navona. Pasquino non poteva restarsene
zitto. Povera Roma mia de travertino! /
T'hanno vestita tutta de cartone / pè fatte
rimirà da 'n'imbianchino".
Il grande Pietro Aretino, quando Pasquino era al
suo debutto, ne lodò i modi spicci nel mettere a
nudo i vizi e le virtù di ciascuno, e lodò
anche Marforio, unaltra statua parlante che
ancora se ne sta stravaccata da tuttaltra
parte di Roma, in piazza del Campidoglio. Il
vecchio Marfoglio ha fama di essere rintronato e
conferma tutto quello che dice Pasquino. Dopo che
Roma divenne capitale dItalia circolarono
le prime antologie di pasquinate celebri, alcune
popolarissime come ledizione pubblicata nel
1889 dagli eredi dellalmanacco Barbagrigia,
o come il fascicoletto uscito nel febbraio 1885
nella Collana Biblioteca dun
curioso, a cura di un fantomatico Ufficio
dAmministrazione della Biblioteca, che da
Soriano nel Cimino sfornava ogni mese libretti su
vari argomenti come il Magnetismo svelato o il
Tabacco dinanzi al Tribunale del Mondo Civile.
Tra le pasquinate della Biblioteca dun
curioso, una riguarda la chiusura del Concilio di
Trento sotto papa Pio IV ed è un breve scambio
di opinioni tra Pasquino e Marforio. Eccolo.
Marforio: Dopo tanto scalpore / Che sè
levato a Trento / Pasquin che sè
concluso?... / Pasquino: Come piacque al Signore
/ Restammo al Mille e cento. / Tutto secondo
luso. /
Marforio: Ma dunque, la Riforma? Pasquino: Zitto;
pare che dorma. /
Tra Pasquino e Marforio cè unintesa
perfetta, quella dei comici consumati. Marforio,
la spalla, serve la battuta a Pasquino che lancia
il petardo, la castagnola finale e fa ridere la
gente. Qui però il dialoghetto non è in
romanesco, ed è anche un po lambiccato,
per cui potrebbe risalire a tempi recenti. Lo
segnaliamo ugualmente, come curiosità che
riguarda Trento e linterpretazione corrente
del suo concilio, dove si fece molto rumore per
nulla e ora tutto tace, per fortuna, altrimenti
si sveglia la riforma. E le riforme che non
piacciono, come si sa, se dormono non vanno
punzecchiate.