MARTEDÌ, 5 APRILE 2005

 

L'Ancora lega
il Trentino
al Brasile



Il gruppo musicale di Tione
ha incontrato le comunità,
con nostalgia

 


 

Pagina 53 - Cultura & Società

 
 
 
 

  di Alessandro Dell’Aira

 


“45 GIRI“ è il titolo del recital proposto nelle settimane scorse alle comunità trentine del Brasile dai giovani del Gruppo Musicale L’Ancora di Tione (GMA), uniti dalla passione comune per la musica e il teatro. Il titolo riassume il senso e il repertorio delle serate: una ventina di pezzi selezionati tra le nostre canzoni leggere degli ultimi quarant’anni. Insomma un po’ d’aria fresca del Bel Paese, non solo del Trentino. Uno spaccato di vita italiana, ravvivato da qualche successo internazionale caro anche ai non più giovani. Parole, musiche e immagini con lo sfondo integratore del maxischermo. Scenografia essenziale, un po’ di recitazione, altrettanto di improvvisazione, grande prontezza di spirito e tantissimo entusiasmo, ingredienti che non guastano neppure tra i professionisti.
L’Ancora è una creatura di Tiziano Salvaterra e Cesare Valentini, il primo armonizzatore delle voci e general manager, il secondo animatore di comunità, arrangiatore e tastierista del gruppo nato undici anni fatti nelle Giudicarie come sezione musicale dell’omonima cooperativa, centro di consulenza e aggregazione giovanile attivo dal 1992.

I concerti a tema
Il GMA è composto da una ventina di giovani, tra strumentisti, cantanti e tecnici. La sua specialità sono i concerti tematici, uno dei quali, tra i più recenti, era ispirato alla donna. Un altro ciclo di concerti l’anno scorso ha avuto per meta i Balcani: Albania, Serbia, Montenegro, con un recital dedicato al nostro contingente di pace.
La tournée brasiliana del GMA, organizzata con l’apporto dei circoli trentini locali e sotto l’egida dei Trentini nel Mondo, ha celebrato i cenototrenta anni dell’emigrazione italiana in Brasile. Ha toccato tre stati (San Paolo, Paranà, Santa Catarina) e alcuni luoghi sacri dell’emigrazione trentina: Juindai, Curitiba, Xanxere, Vigolo Vattaro con il suo santuario di Madre Paolina, Rodeio e infine San Paolo.A Curitiba il gruppo ha incontrato l’arcivescovo Moacyr Josè Vitti, ambientalista implacabile, di discendenza trentina (la sua famiglia è originaria di Vigo Meano).
Lo spettacolo di chiusura è tenuto nel Teatro Italia di San Paolo, alla base del grattacielo sorto negli anni Sessanta al posto di una splendida villa tra le Avenidas Sao Luis e Ipiranga. L’Edificio Italia, oggi sede del quasi centenario circolo dei nostri connazionali, ospita ancora molti enti legati al nostro Paese.

Un milione di emigrati
Dal 1875 in avanti i nostri emigrati in Brasile hanno raggiunto e superato la rispettabile cifra di un milione e mezzo di persone, in buona parte di provenienza veneta e trentina. Alla fine dell’Ottocento, dopo l’abolizione della schiavitù, si imbarcarono in tanti per andare a lavorare nella fazendas o nei cantieri ferroviari, con la speranza di fare fortuna presto. Da schiavi bianchi a coloni, per richiamare il titolo di un noto saggio di Renzo Grasselli.
Oggi i discendenti di quegli emigrati sono dieci volte più numerosi. A questo pubblico il GMA si è rivolto, e in fondo ha riproposto una nostra antica tradizione presente non solo in Brasile: quella dei gruppi musicali itineranti, attivi in quasi tutte le città dello Stato di San Paolo e ovunque vi fossero colonie di immigrati italiani. Il loro repertorio era fatto di romanze e canzoni famose, già divulgate dai rulli traforati delle pianole, dai primi dischi a novanta e settantotto giri, dagli apparecchi radio telati e imponenti come cappelle, dai cui altoparlanti quasi si vedevano uscire le onde sonore che andavano e venivano come onde del mare.

Champagne e ricordi
Il concerto offerto ai trentini di San Paolo dal GMA di Tione si è concluso con un disincantato “Champagne”, di Peppino di Capri, che a quanto pare in Brasile è la più nota canzone italiana dopo “O sole mio”. Una scelta velatamente nostalgica e consapevole del fatto che oltre agli spaghetti, alla pizza e al mandolino, uno dei tanti nostri stereotipi è l’innamoramento innaffiato di champagne popolare, o come minimo dallo spumante di buona marca italiana, gradito anche a Marcel Proust che ne “La strada di Swann” esaltò quello di Asti (peccato, ai tempi nostri forse sarebbe stato il Ferrari o il Rotari …).
Lo Champagne dei trentini a San Paolo non alludeva tanto amori perduti, a bollicine proibite, a calici da bere d’un fiato e infrangere al suolo con gesto un po’ out, ma all’ integrazione delle nostre comunità all’estero con le comunità locali, e a cari ricordi di terre lontane, memorie preziose da non gettare via.