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Storie
di dei
e
bellezze irraggiungibili.
«A due passi
dall'Olimpo»,
romanzo di Tania Caroli |
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L'associazione
culturale Glauco di Lavis
organizza oggi un
incontro, alle ore 20.30,
all'Auditorium della
Biblioteca, per
presentare il libro di
Tania Caroli, A
due passi dall'Olimpo
(Pesaro, Metauro, 2005,
150 pagine, 10 euro).
Si tratta dell'esordio
nella narrativa della
ventottenne trentina,
laureata alla Sapienza in
Lettere moderne e in
Forme e tecniche dello
Spettacolo. |
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Pagina 47 - Cultura & Società
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di Alessandro
DellAira
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IMMAGINATEVI uno scultore inurbato, che supera se
stesso e vince un premio ambitissimo grazie a un
amore fiorito e sbocciato in città. Ma sul più
bello lartista, tra una fronda e
laltra dalloro, scopre che quella
donna non è per lui. Rottosi lincantesimo,
luomo abbandona il campo e torna al suo
atelier di provincia. Morale? Ognuno tragga la
sua: lamore inquina larte, chi troppo
in alto sal cade sovente, amori e buoi dei paesi
tuoi. Oppure, volendo, sottolinei la frase che
Tania Caroli, autrice del romanzo A due
passi dallOlimpo, usa come sigillo
della vicenda di Policleto, il provinciale venuto
da Argo ad Atene a sfidare Fidia. Quando
ogni equilibrio è rotto si ricorre al principio,
al sicuro rifugio della nascita per cui si prova
unimprovvisa devastante nostalgia.
Squarciato il velo, avvenuta la presa datto
che nel gergo dei tragici greci si chiama
agnórisis, e a volte butta male, a volte peggio,
Policleto lascia Atene e torna a casa senza
neppure passare dal Partenone. Ciascuno di noi,
intento a vivere le tappe della propria vita come
fossero le sette vite dei gatti, questa frase
potrebbe usarla come firma da mettere in fondo ai
messaggi e-mail, o mandarla a memoria per
chiudere degnamente una fase della propria
esistenza e rimettersi in marcia. Chi si convince
che la vita non è fatta a scale ma a tappe,
affronta meglio i naufragi, i distacchi, la
rottura degli equilibri. Scende incolume a grandi
falcate dallOlimpo, anche a due passi dalla
cima, consapevole che lOlimpo non esiste.
Consapevole che su questa terra non esiste il
sublime, la perfezione, il luogo abitato dagli
dei. Se trovi Itaca povera, non ti avrà deluso
per questo, ha scritto il grande Costantino
Kavafis. Itaca è il viaggio.
A due passi dallOlimpo racconta
con brio una storia che in qualche modo è il
rovescio del mito di Orfeo. La real story
ateniese di Kora prevede però che Policleto di
Argo, persosi in quellinferno che era Atene
già allora, simbatta nei suoi occhi per
caso, e con gli occhi propri ne intuisca la
fascinosa bellezza. La perde di vista, e subito
si mette sulle sue piste come un automa. La
incontra di nuovo, nuovamente per caso, e si
mette a seguirla come uno schiavo, a dipendere
dal suo corpo, ad amarla dovunque, nei campi, tra
le vigne, in cento letti, in mille case. Così
apprende un nuovo modo di scolpire, che consiste
nel carezzare il marmo con gli strumenti come
fosse la carne di Kora, in modo mai riuscitogli
prima. Finché
ma la fine della storia la
lasciamo al lettore. Non possiamo competere con
il narratore, il depositario della storia
inventata da Tania. Diciamo solo che si tratta di
Fidia, il padre del Partenone e dei suoi fregi,
sconfitto da Policleto nella gara di scultura che
aveva per tema UnAmazzone per
Efeso. La notizia storico-artistica della
gara ce lha lasciata Plinio il Vecchio. Il
dettaglio che Kora sia stata lispiratrice
di Policleto, è uninteressante invenzione
di Tania Caroli, nella migliore tradizione dei
romanzi storici.
Quella delle Amazzoni è una questione a parte,
una sorta di arco voltaico fra matriarcato e
femminismo. Una morbida parentesi,
unimmensa placenta che ha nutrito per
millenni la cultura del patriarcato e del
maschilismo. La cultura di oggi è filiarcato, e
dunque non è il caso di fare polemiche. Ma che
devastante attrazione stiamo provando per le
Amazzoni, le nostre care Amazzoni indoeuropee.
Stiamo pensando, per esempio, che il loro mito è
lunico attecchito nel Nuovo Mondo. Le
Amazzoni! Hanno dato il nome al più grande dei
fiumi e alla più verde e selvaggia delle terre.
Vorrà pure dire qualcosa.
Tornando a Kora, non essendo unAmazzone si
guarda bene dal vendicarsi su chi lha
abbandonata. È una donna bella di corpo e di
anima, che travolge la fantasia e gli ormoni di
Policleto, il quale come una falena si scalda al
suo calore e alla fine si brucia le ali. Colpa di
Kora? Non scherziamo. In lingua greca, Kora vuol
dire ragazza. Kora è il secondo nome di
Persefone, la figlia di Demetra regina delle
messi, che fu rapita da Plutone e restò con lui.
Kora divenne la regina degli Inferi, e ogni anno
per sei mesi tornava tra i mortali accanto alla
madre. Al principio, al sicuro rifugio della
nascita. E sulla terra tornava con lei la bella
stagione. Poi Kora tornava con Plutone, e sulla
terra tornava linverno. Così va il mondo,
e le stagioni. Tutto merito della saggezza di
Kora. Se Policleto avesse un po riflettuto
su quel nome, avrebbe speso la sua vita a tappe,
sei mesi ad Argo e sei mesi ad Atene. Due
atelier, due vite dartista, la gloria e
lanonimato, il mare e la terraferma, il
sublime e gli affari. Ma gli uomini, ahimé, come
i Titani e Charlie Gaul, vogliono solo scalare
lOlimpo.
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