SULL'ECO
DEL BALLO EXCELSIOR, agli albori del Novecento,
un grande vuoto nasceva dalle certezze perse. Era
la Fabbrica del Vuoto, vista da Benedetto Croce.
Tra mondofiction e reality-show, agli albori del
terzo millennio, Mario Capanna parla di Fabbrica
della Realtà.
Ma quale? Una realtà di isole e fattorie
televisive, una saga infinita di corna impunite
e/o corna con pentimenti che appassionano manager
e politici (anche qualche ministro),
intellettuali organici e non solo, casalinghe e
non solo, in un solo gorgo di passione e
simulazione. La simulazione non solo sostituisce
la realtà, ma la fabbrica.
Fabbrica anche le nostre incertezze esistenziali.
Come Umberto Galimberti ha ricordato, oggi si
fabbrica anche la Verità, e dunque
lIncertezza. Le nostre
insicurezze, il nostro pensiero
debole, la nostra identità, la
nostra rappresentazione del mondo,
che coltiviamo come fiori di campo, sono
illusioni geneticamente modificate.
Il pollo di oggi nasce acefalo, stecchito e
spiumato sotto un velo di stretch
termoretraibile, dentro un mezzo uovo di
polipropilene a forma di vassoietto. Così
infatti è rappresentato nelliconografia
degli asili infantili metropolitani. E la
telefonia cellulare? Il più delle volte, è
Fabbrica di Sentimenti compulsivi scambiati sotto
forma di messaggi individuali a bassissimo
prezzo, miliardi di messaggi al secondo, ora
anche per cani e neonati (quanto fa in dollari,
su scala globale?).
Siamo schiavi pensando di essere padroni, frase
storica di Hans Georg Gadamer ripresa da Capanna
per ricordare alla ragnatela intelligente di
web-utenti che internet è una catena.
A quarantanni dalla Contestazione globale,
Capanna recupera la Coscienza globale. Che
cosè? Per chi ne è capace, la Coscienza
globale è la percezione dellinsieme,
che dà senso a ogni parte del reale, destinata
altrimenti ad apparire come finzione.
Luovo di Colombo, verrebbe da dire.
Il problema è che levidenza dei
collegamenti, come sanno i filosofi ma anche gli
studenti che preparano le ricerche per gli esami,
lesibizione dei collegamenti non è
coscienza globale. La coscienza globale è la
coscienza dellinsieme,
linteriorizzazione dei collegamenti.
Ma come si fa? Chi ci aiuta? Linformazione
oggi è triturata, confezionata in pacchetti e
lanciata alle coscienze disorientate e mediate,
in una parola dipendenti. Oggi
lumanità non sa da dove viene, dove si
trova e dove sta andando. Soprattutto le giovani
generazioni. Che male cè, si dirà,
pensiamo ai filosofi, quando mai un filosofo,
soprattutto da giovane, ha dichiarato di sapere
da dove viene, dove si trova e dove deve andare?
E anche loro, i filosofi, non sono sempre stati
mediati dagli strumenti dellazione o del
pensiero, né più o né meno dei navigatori
mediati dalla bussola, o dalle stesse vele al
vento? Si però
E a pensarci bene, sarà
così in eterno? Questa obiezione (Però
),
e questa domanda retorica (Sarà sempre così?)
sono le due coordinate del ragionamento di Mario
Capanna. Sì, però
oggi ci sono le
tecnostrutture. Tecnostruttura è una parola
coniata da Galbraith nel 1968, in quellanno
davvero famoso, per definire il potere che nel
ventesimo secolo ha acquisito lhomo
industrialis, di stravolgere la natura e anche se
stesso. Per cui, se un tempo era il contesto a
mediare luomo, oggi è il contrario:
luomo media il contesto, lo altera, lo
piega a interessi quasi sempre effimeri, spesso
discutibili e non di rado inconfessabili.
Capanna ci sollecita a leggere i fatti del mondo
con gli occhi aperti e il cervello in funzione. E
non esita a denunciare i limiti del Sessantotto,
che nel ridisegnare la forma del mondo non
riuscì a determinare il passaggio dalla nuova
forma alla nuova sostanza. Oggi, nellera
della mondofiction, limpresa è molto più
ardua. Il fondamentalismo è una visione
ideologica più vitale che mai. Altro che crollo
delle ideologie.
Capanna oggi si è dato allapicoltura,
sulle colline verdi tra Umbertide e Città di
Castello. Un po come Machiavelli, mutati i
tempi e la Toscana ringhiosa con lUmbria
mistica, la sera si cambia dabito e va a
scrivere nel suo studio, e dalla finestra vede
unabbazia benedettina e i ruderi di due
mulini ad acqua. Il paesaggio evoca due antichi
poteri forti, il potere dellascesi e il
potere della macina. Un paesaggio, tutto sommato,
se non arcadico rasserenante, dove molti polli,
sfidando le tecnostrutture, nascono dalle uova
con testa e tutto e ruspano ancora a più non
posso. Da quella finestra la Fabbrica della
Realtà non si vede. Eppure cè. Basta
distogliere gli occhi dallorizzonte di
colline e fissare il televisore, anche senza
accenderlo. Oppure, ancora meglio, basta chiudere
la finestra e guardare la tv, dopo aver scritto
sul piccolo schermo con un pennarello acrilico
quella bella frase di Bertrand Russell, che Mario
Capanna diluisce nel contesto del suo ultimo
libro: La maggior parte della gente
morirebbe piuttosto che pensare, e molti fanno
proprio così. Ma chi ci aiuta a pensare
prima di morire, anche in modo gravemente
imperfetto? La vita? La verità? La realtà?
Absolutely not. Senza però, senza ma, senza
alibi, e come è sempre stato, solo noi stessi.
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